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Incontro su i segreti del pozzo di Santu Antine di Genoni

Appuntamento venerdì 8 febbraio 2019 ore 10 al Centro Sociale di Genoni a distanza di 40 anni dagli scavi condotti da Francesco Guido

E’ in buono stato di salute e ricco di acqua. Si è fatta nuova luce sul pozzo di Santu Antine di Genoni, a 50 chilometri da Oristano, ora provincia del sud Sardegna. Grazie a un ingegnoso sistema di telecamere agganciate ad una carrucola ideato dalla società Teravista di Gianni Alvito, si è riusciti a ispezionare il fondo del sito nuragico fino alla sua massima profondità 40 metri. Un risultato che apre la strada a nuovi studi. Il pozzo ora viene restituito virtualmente alla comunità per visite guidate. Un nuovo attrattore turistico per la valorizzazione del territorio.

L’iniziativa si deve al progetto In Volo sulle Giare promosso dal Parc, Museo paleontologico e archeologico di Genoni. Video e immagini rendono fruibile il pozzo e permettono di simulare la discesa fino a toccare il fondo immerso in limpide acque.

Il lavoro ha riportato alla luce immagini d’ottima qualità che offrono agli studiosi uno strumento per analizzare l’incamiciamento del pozzo e verificare nuove ipotesi sulla costruzione.

I risultati saranno presentati l’8 febbraio alle 10 al Centro Sociale di Genoni. Sono passati 40 anni dagli scavi condotti da Francesco Guido della Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro. Svelarono a 40 metri di profondità un piccolo tempio e un’interessantissima selezione di reperti: monete romane e un argano per pescare l’acqua.

Tra i più significativi di età nuragica una brocca agganciata all’estremità di una spada votiva, un’immanicatura di pugnale in avorio di elefante, due bronzetti raffiguranti personaggi maschili. Tutto conservato al Museo Sanna di Sassari. “Per completare e incrementare la conoscenza del pozzo, il direttore scientifico del Parc, Luigi Sanciu, ha effettuato un’analisi tecnico-geologico del materiale utilizzato per la costruzione e della composizione geologica del versante interessato del colle – spiega Michele Zucca presidente della Giunone Coop, ente gestore dei musei e del progetto – L’osservazione delle rocce, oltre a confermare l’utilizzo di materiali provenienti anche da 20 chilometri di distanza lascia presupporre diverse ipotesi di costruzione per questa struttura unica a circa 40 metri di profondità”.

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