debutto in sardegna

Occident Express al debutto in Sardegna

Ottavia Piccolo in scena nei teatri di Sassari e Tempio Pausania in Occident Express

Nell’Isola – sotto le insegne del CeDAC“Occident Express (Haifa è nata per star ferma)” di Stefano Massini con Ottavia Piccolo – interprete raffinatissima e tra le attrici più note e amate del panorama italiano e europeo – e l’Orchestra Multietnica di Arezzo con la direzione musicale di Enrico Fink: la pièce debutterà in prima regionale venerdì 22 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania per approdare sabato 23 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari – per un duplice appuntamento incastonato nel cartellone della Stagione de La Grande Prosa 2018-2019 nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

«Occident Express è la cronaca di un viaggio. È il diario di una fuga» si legge nelle note, ma soprattutto «è l’istantanea su un inferno a cielo aperto»: un’opera che racconta un frammento del tempo presente, una vicenda dolorosa ed emblematica in cui è racchiuso il dramma dei profughi, costretti ad abbandonare le proprie case, i parenti, gli amici, la patria per sottrarsi all’orrore di una guerra portando con sé un bagaglio di ricordi e il sogno di un futuro migliore.

S’ispira alla storia vera di un’anziana donna di Mosul che decide di partire, portando con sé la nipote ancora bambina e lasciandosi alle spalle le rovine per affrontare l’ignoto, l’affascinante e coinvolgente “melologo” che intreccia parole e note, in una partitura rigorosa e potentemente evocativa, sul filo delle emozioni. Haifa Ghemal percorre una distanza lunghissima, dalle terre aride di Hulalyah nel nord dell’Iraq, attraverso la rotta balcanica, fino ai ghiacci del Mar Baltico e lungo il tragitto incontra un’umanità in cammino, figure reali che paiono uscite da un sogno, o meglio da un incubo, sopravvissute e come lei segnate dalla guerra, tra cui i figli di un pastore e una ragazza sfregiata, in cui si incarna quella sofferenza inutile e muta, plurisecolare, dei vinti.
Focus sulla tragedia delle vittime degli innumerevoli conflitti che dilaniano il pianeta, provocando distruzione e carestie, scatenando violenze e persecuzioni: fin dall’antichità sono le creature inermi – donne e uomini, bambini e anziani – abitanti di città assediate e distrutte o di regioni conquistate o semplicemente attraversate dagli eserciti, a dover sopportare o comunque assistere alle terribili e funeste conseguenze del gioco delle armi.

“Occident Express (Haifa è nata per star ferma)” ricostruisce un’impresa straordinaria, una moderna “odissea” fra i paesaggi desolati ma familiari del Medio Oriente e lo scenario glaciale del Nord Europa –un itinerario di forte valore simbolico lungo le vie di terra e d’acqua che uniscono diversi continenti, in direzione della salvezza. Haifa Ghemal è un’eroina – suo malgrado – alle soglie del terzo millennio, una donna in transito verso un incerto domani: la sua testimonianza trasfigurata da Stefano Massini in forma di “ballata” riassume in sé le molte, troppe esistenze stravolte e spezzate, il destino di interi popoli in movimento sulla spinta della fame e della miseria, della paura e dei pericoli di una delle tante delle guerre tra stati o singole etnie, scaturite dall’avidità e dall’odio, dall’ambizione e dalle sete di potere.

Haifa – «nata per star ferma» secondo la sorella – davanti alle macerie del suo villaggio e in assenza di alternative intraprende il suo viaggio, continuando a procedere senza mai arrendersi, superando difficoltà e rischiando ad ogni istante di perdere tutto, perfino la vita, per portare al sicuro la bimba che tiene in collo – quasi che solo nell’innocenza dell’infanzia si potesse custodire la speranza di una nuova alba per l’umanità. Il coraggio e la determinazione di una donna «coi capelli bianchi» nascono dalla disperazione e dalla consapevolezza che la realtà conosciuta fino a quel momento e la normalità del quotidiano appartengono ormai al passato, mentre il presente e il futuro sono sospesi a un filo sottile – ma tenace – come il desiderio. L’amore per la vita e la responsabilità di una creatura piccola e fragile che le è stata in qualche modo affidata dal destino trasformano Haifa in una guerriera contemporanea, pronta a difendere e proteggere la nipote con tutte le forze, ma costretta comunque a fare i conti con l’avidità dei trafficanti di uomini, la crudeltà e l’indifferenza di chi le passa accanto senza forse neppure vederla.

La sua storia diventa la summa di tante storie, tutte simili e diverse, stavolta con un lieto fine: nonostante le insidie e i pericoli, il terribile e straordinario viaggio da Mosul a Stoccolma giunge al temine, nonna e nipote trovano rifugio in Scandinavia, ma durante il cammino hanno incrociato altri sguardi, altre esistenze, altro dolore. Haifa ha guardato la morte in faccia, avrebbe forse potuto rassegnarsi o magari perfino sperare di scomparire nel nulla insieme agli abitanti del suo villaggio, ma ha preferito combattere e semplicemente ha iniziato a camminare, senza più fermarsi, fino a raggiungere una meta remota e sconosciuta – forse una nuova patria – per ricominciare a vivere.

Racconta il drammaturgo e scrittore Stefano Massini: «Conobbi la storia di Haifa Ghemal nel marzo 2016. Un importante quotidiano europeo mi propose di scrivere un pezzo sul suo viaggio al tempo stesso agghiacciante e formidabile. Il contatto con questa cronaca fu in effetti impressionante: un concentrato inaudito di violenza, tenerezza, terrore e umanità, in un crescendo senza fine». E sottolinea: «Trovai che nella storia di questa anziana donna ci fosse molto del nostro tempo: la gratuità del male, l’onnipotenza del danaro, l’irrompere sulle nostre strade di una forza incontrollabile per lungo tempo sconosciuta all’occidente: la lotta per la vita».

Una vicenda emblematica: «Haifa si mise in viaggio con niente di più che una bambina al collo, intercettando sul suo cammino le esistenze di altri forzati nomadi del 2015, in primo luogo i figli di un pastore e una ragazza sfregiata, tutti come lei sospesi come a un filo su un abisso ingordo. E come nei grandi cicli epici, anche in questa storia si guarda più volte in faccia la morte, al punto da imparare perfino a conoscerla, trovando nei suoi agguati la cifra – segreta eppure esplicita – della bestialità umana». E conclude: «Dalla storia di Haifa Ghemal ho tratto quindi questo racconto, trattando la realtà dei fatti come un terreno fertile da cui far sorgere la pianta verde di un’epica moderna. Come i cantastorie di un tempo, ho usato la cronaca per costruirvi sopra un edificio, affinché una piccola storia divenga il paradigma di un’epoca intera. La mitologia è questo, in fondo. E il viaggio di Haifa si aggiunge, credo, a quella lista di miti davanti a cui ogni Omero chinerebbe la testa: sono leggende già pronte, impossibile non dargli forma scritta».

Sotto i riflettori un’attrice intensa e versatile come Ottavia Piccolo – capace di spaziare fra teatro e cinema, dagli esordi, giovanissima, in “Anna dei miracoli” per la regia di Luigi Squarzina, agli spettacoli firmati da Luchino Visconti (che l’aveva voluta ne “Il Gattopardo”), Giorgio Strehler e Luca Ronconi, ai films di Mauro Bolognini – “Madamigella di Maupin” e il pluripremiato “Metello” (migliore attrice al Festival di Cannes), con varie incursioni nel cinema francese – “L’evaso” di Pierre Granier-Deferre con Simone Signoret e Alain Delon e “Mado” di Claude Sautet – poi “La famiglia” di Ettore Scola fino a “7 minuti” di Michele Placido, oltre ai numerosi sceneggiati e alle serie televisive, mentre sul palcoscenico interpreta i grandi classici accanto alle opere di autori contemporanei – come i recenti “Donna non rieducabile” dedicato ad Anna Politkovskaja e “Enigma” di Stefano Massini e ora “Occident Express”.

About Simone Cadoni

Classe 1993. Giornalista pubblicista, ha conseguito la laurea in Lingue e Comunicazione e un master in Giornalismo. Dai tempi dell'università collabora con Unica Radio, per cui si occupa della produzione di articoli e interviste.

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