Solfizi, c’è ancora molto da lavorare, l’incidenza della componente femminile nel primario è inferiore alla media UEC
“L’agricoltura è uno dei settori con il più alto tasso femminile, inferiore solo alla sanità, all’istruzione e alla ristorazione, con un numero di imprese ‘in rosa’ che a settembre 2018 secondo dati Unioncamere sfiora le 215mila unità, in leggera flessione su base annua (-0,8%) rispetto al dato di settembre 2017, ed è pari al 16% del totale delle imprese condotte da donne”.
Così la Copagri, sulla base di proprie elaborazioni, diffuse alla vigilia della giornata internazionale della donna, che si celebra l’8 marzo per promuovere i diritti e l’uguaglianza delle donne in tutti gli ambiti della vita civile.
“Guardando solo al settore primario, emerge come l’imprenditoria femminile interessi il 31% delle imprese, percentuale superiore a quella di tutti gli altri comparti produttivi, che si fa sentire soprattutto nel mondo agrituristico, dove le strutture gestite da donne sono quasi 8500, in crescita rispetto agli anni passati e pari a oltre il 36% del totale nazionale”, aggiunge la Confederazione sulla base di proprie elaborazioni di dati del Mipaaft.
“Le donne, in rottura con una tradizione basata sulla gestione patriarcale dell’azienda che vede solitamente un passaggio di testimone tra padre e figlio, dimostrano una maggiore propensione verso tematiche quali la tutela dell’ambiente, il presidio del territorio, la biodiversità, la riqualificazione e la valorizzazione del paesaggio, ma anche la ricerca e la sostenibilità economica, ambientale e sociale, oltre che l’innovazione e lo sviluppo della multifunzionalità”, fa notare il direttore generale della Copagri Maria Cristina Solfizi.
“C’è però ancora molta strada da fare, visto che nel nostro Paese, secondo recenti studi, l’incidenza della componente femminile nell’occupazione del settore primario è del 27% circa, percentuale decisamente inferiore alla media comunitaria del 33,5%”, conclude Solfizi.