Prima isolana dell’opera “Enrico IV” di Luigi Pirandello, nella versione proposta da Carlo Cecchi che ne firma la regia
Ha debuttato martedì 5 marzo al Teatro Comunale di Sassari e si è conclusa ieri, 10 marzo, con lo spettacolo delle 19:00 al Teatro Massimo di Cagliari, la tournée che ha portato in scena l’“Enrico IV” di Luigi Pirandello nella versione di Carlo Cecchi, uno dei più grandi maestri del teatro italiano.
Sala quasi al completo per l’ultima replica cagliaritana inserita nella Stagione 2018-19 de La Grande Prosa & Teatro Circo organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Accanto al maestro Cecchi che, oltre a firmarne la regia, interpreta il personaggio principale, l’affiatata compagnia formata da Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò che, insieme a Dario Caccuri, Edoardo Coen, Vincenzo Ferrera, Davide Giordano, Chiara Mancuso e Remo Stella inscenano una curiosa rilettura di uno dei capolavori del Novecento.
Al centro dell’attenzione ci sono il teatro, il teatro nel teatro e il teatro del teatro, secondo Cecchi: «unico vero tema di questo spettacolo», che procede con connessioni cronologiche azzardate, arrangiate in un lavoro costantemente in bilico tra la verità teatrale e la farsa. Il contorto artificio del metateatro, utile al fine di smascherare i personaggi e mettere a nudo la verità, si alterna a costanti rievocazioni storiche da un lato e alla prepotente attualità dall’altro.
La tragedia in tre atti, che ci si aspetta, quasi non esiste più, attualizzata dalla contemporaneità dei dialoghi e snellita dalla scelta dell’atto unico in cui però ricorrono, fedeli all’originale, l’analisi della pazzia, vera e simulata e l’impossibilità di adattarsi a una realtà poco confacente.
Anche qui il regista si avvale dell’espediente medico, chiedendo – e in fondo esigendo – che i suoi personaggi si prestino a una farsa. Così il paziente prende coscienza di ciò che lo circonda ripartendo proprio dal momento in cui si verificò l’evento ̶ la caduta da cavallo ̶ che gli provocò il trauma mai superato, con commozione cerebrale al seguito, e che lo avrebbe portato a immedesimarsi nella figura del lontano imperatore.
In un’analisi di freudiana memoria si metabolizza e supera uno shock del passato attraverso un nuovo trauma, sulla convinzione che il vecchio possa essere cancellato, liberando il malato dalla sua ossessione, per il tramite di un processo di guarigione che risveglia vecchi ricordi e desideri giovanili, riaccendendo passioni e rivalità tra i partecipanti che finirà imprevedibilmente in catastrofe.
Il cerchio si chiude quindi inaspettatamente rispetto all’idea originaria di utilizzare un artificio per riportare le cose al loro antico equilibrio.
Unica nota particolarmente dolente visto che si discorre di teatro: la voce di Cecchi raggiunge, a stento, le file della platea immediatamente successive al proscenio, lasciando alle ultime e ai loggioni il dramma di un messaggio non pervenuto.