Un dialogo inedito a tre voci per il Museo Man di Nuoro che potrà essere visitato fino al 9 giugno.
Due retrospettive, “Allori senza fronde” e “Personnages” rispettivamente dell’artista francese Pierre Puvis de Chavannes (1824-1898) e della franco-palestinese Maliheh Afnan (1935 2016), e un’esposizione dal titolo “Il segno e l’idea” di venti artisti sardi del XX secolo, concepite come un unicum.
L’intero progetto espositivo, curato dal direttore Luigi Fassi, segue un percorso di ricerca del Man che pone al centro il Mediterraneo. Un tema che ritorna dopo le prime mostre firmate da Fassi nel novembre scorso, che ha visto insieme una molteplicità di artisti contemporanei. “La mostra di Maliheh Afnan porta avanti un progetto di indagine e ricerca su artisti che vivono e operano nel bacino del Mediterraneo – spiega il direttore del Museo – in particolare sulle sue sponde meridionali e orientali. La retrospettiva di Pierre Puvis de Chavannes, invece, mette in luce il suo rapporto intenso con l’Italia, e dunque un Mediterraneo più prossimo, a cavallo di Francia e Italia. Infine la collettiva, in posizione di dialogo con le altre mostre grazie alla presenza di artisti che hanno vissuto la loro identità sarda nel rapporto con la realtà continentale”.
La retrospettiva di Puvis de Chavannes è curata da Fassi insieme allo storico e critico d’arte Alberto Salvadori, quella di Afnan vede la direzione artistica della stesso Fassi, mentre l’esposizione delle venti opere di artisti sardi della collezione permanente del Man – da Ballero a Biasi a Fancello, passando per Ciusa, Devoto, Palazzi, fino a Satta – ha avuto la collaborazione della storica dell’arte del museo nuorese Emanuela Manca. “L’intenzione – sottolinea Fassi – è accompagnare i visitatori in un viaggio di conoscenza dove emerga con forza la continuità che lega tra loro le diverse esperienze artistiche succedutesi nei secoli che hanno scritto la storia dell’arte moderna e contemporanea”.