Il Teatro “La Maschera” di San Sperate ha ospitato lo spettacolo “Baijicca” edito dalla compagnia “Teatro Dallarmadio”, con la collaborazione del “Laboratorio Orcoillogico”
Si è tenuto domenica 17 marzo alle 19:00, presso il teatro “La Maschera” di San Sperate, lo spettacolo “Baijicca”, un corto teatrale prodotto dal “Teatro Dallarmadio” con la collaborazione del “Laboratorio Orcoillogico“.
Baijicca è qualcosa di più di un semplice spettacolo. È, insieme, un’alchimia e una speranza: capace di trasformare il “luogo della paura”, l’ospedale, nel “luogo del possibile”.
Tutto nasce dall’idea di una giovane donna, Elisabetta Cuccu che, alle prese con la terza recidiva di una testarda leucemia, ha sentito il bisogno di fare qualcosa che andasse oltre il personale lottare contro il tumore. Essendo stata un’allieva di teatro, in passato, e conoscendone le dinamiche, ha pensato di ricreare all’interno della struttura ospedaliera presso la quale era in cura – il Businco di Cagliari -, un laboratorio di teatro, così da regalare a quel luogo – asettico e pauroso – una connotazione diversa da quella della sofferenza che, inevitabilmente, si porta dietro.
Da quel momento in poi è tutto un lavorare, uno sperimentare, grazie all’impegno e all’ingegno di Antonello Murgia che di Baijicca firma la regia e ne scrive la drammaturgia e alla collaborazione con Fabio Marceddu, entrambi della compagnia “Teatro Dallarmadio”, che in linea con il loro modo di essere e di fare teatro – nella costante soddisfazione del “diritto alla gioia” e nella ricerca di alternative ai “vicoli ciechi” della vita – decidono di dedicarsi anima e corpo, con delicata irriverenza, a un percorso di crescita e formazione teatrale che vede coinvolte molte donne in cura presso l’oncologico Businco e diverse infermiere dello stesso.
Lo spettacolo che ne deriva non è altro che una conseguenza naturale del lavoro – inizialmente pura e ludica preparazione teatrale – compiuto durante i mesi di laboratorio; «non era un’esigenza a priori» conferma lo stesso Antonello Murgia ai microfoni di Unica Radio.
Alcune delle allieve attrici ora non ci sono più ma la pièce che va in scena – a partire dalla giornata mondiale dell’oncologia, tenutasi nel maggio 2015 – sebbene oggigiorno conosca un nuovo allestimento, continua a essere un omaggio a loro e a tutti coloro che combattono la malattia.
«Baijicca è solo un pretesto per fare un altro tipo di lavoro, infatti chi non partecipa al laboratorio non può fare lo spettacolo, perché lo spettacolo è solo un incidente di percorso che dura 20’ e che offre non tanto un messaggio quanto un punto di vista sul tema della malattia e su come noi abbiamo la capacità di cambiare tale punto di vista, di come l’ironia in questo ci possa aiutare».
Ecco la chiave di tutto: l’ironia come strumento per veicolare la forza che ci anima da dentro. Non dà risposte Baijicca, non pretende di trovare niente. Pone invece molte domante. Commuove tanto, ma non in modo commemorativo, non ha questa volontà; in modo attivo coinvolge e trasporta in altre dimensioni dell’esistenza; permette, per un attimo, di dimenticare la malattia che, una volta scoperta, sembra ridurre in orbita la nostra vita, e fa fuoriuscire tutto il resto di quello che siamo e continuiamo a essere nel lungo cammino dell’esistenza.
Del resto, scriveva Eduardo Galeano in “Finestra sull’utopia”: «a cosa serve l’utopia? A questo: a camminare».
mai contemporaneamente? allora non sei una vera donna!
Altamente probabile 🙂