Giovedì 28 marzo) alle 21.30 sul palco del Jazzino di Cagliari (in “replica” venerdì 29 marzo alle 20.30 a Il Vecchio Mulino di Sassari) spazio al Paolo Carrus Ottetto con la partecipazione straordinaria di Maurizio Giammarco per un avvincente itinerario tra sonorità contemporanee e i più classici stilemi del jazz.
Note improvvisate e “Echi” dell’Isola per il concerto del Paolo Carrus Ottetto con la partecipazione straordinaria del sassofonista Maurizio Giammarco – nel concerto in programma domani (giovedì 28 marzo) alle 21.30 al Jazzino di via Carloforte 74/76 a Cagliari (in “replica” venerdì 29 marzo alle 20.30 a Il Vecchio Mulino di Sassari), all’interno del ricco cartellone del Jazz Club Network organizzato dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Sul palco l’affiatato New Ensemble capeggiato dal pianista e compositore Paolo Carrus (tra i più interessanti esponenti del panorama jazzistico isolano, formatosi sotto la guida di Bruno Tommaso e Franco D’Andrea) che schiera Giuseppe “Joe” Murgia (sax alto), Dario Pirodda (sax alto), Andrea Morelli(sax tenore), Valter Alberton (sax tenore) e Marco Argiolas (sax baritono) ai fiati accanto alla solida e brillante sezione ritmica costituita dallo stesso Paolo Carrus allo strumento a tastiera con Corrado Salis al basso e Roberto Migoni alla batteria, per un viaggio sonoro sulle tracce dell’album “Echi” come di “Open View”(entrambi usciti per l’etichetta S’ArdMusic).
Sotto i riflettori anche un solista del calibro di Maurizio Giammarco –sassofonista e compositore nonché eccellente didatta, figura di spicco nella storia del jazz in Italia, apprezzato autore di musiche di scena e colonne sonore cinematografiche, oltre alle numerose partiture per orchestra, già direttore della Parco Della Musica Jazz Orchestra (PMJO) di Roma e con all’attivo importati collaborazioni con artisti quali Chet Baker e Lester Bowie, Dave Liebman, Phil Markowitz e Miroslav Vitous e con moltissimi musicisti italiani – da Enrico Rava, Paolo Fresu e Fabrizio Bosso a Aldo Romano, Roberto Gatto e Paolino Dalla Porta – in un’intensa carriera dedicata alle note improvvisate – con incursioni in diversi territori sonori. Una predilezione per il jazz ben chiara fin dagli inizi, con le sue trascrizioni della “Rhapsody in Blue” e dei dischi di Duke Ellington, e rafforzata nel tempo, dopo gli esordi (in rock) negli Anni Sessanta con i Blue Morning, conle frequentazioni del Folkstudio, poi le lezioni americane e la Scuola di Musica del Testaccio, le varie formazioni – come Lingomania, Day After Band, Heart Quartet, Megatones e Tricycles – fino ai progetti recenti, dalla reunion dei Lingomania al trio Syncotribe con Luca Mannutza e Enrico Morello – con cui ha inciso il disco “So To Speak”.
Un suggestivo itinerario tra swing e metriche latine, quindi, con rimandi alla tradizione sarda e raffinate variazioni in jazz per un (doppio) concerto che unisce idealmente differenti paesaggi sonori, con un’antologia di brani scritti da Paolo Carrus – da “Wait” e “Green” al coinvolgente e “Margie Rhytm” in chiave funk passando dal “Waltz for Pa” per approdare a un “Ballo Dispari” – accanto alle composizioni di Maurizio Giammarco come “Idrostatica”. Un programma estremamente variegato in cui trova posto perfino un’evocativa “Mind Cadence” oltre alla promessa dello “Swing Tomorrow” e al ritmo latino di “Even Modualar” e che riflette le radici e i differenti percorsi dei protagonisti, come le possibili “contaminazioni” e le molteplici derive del jazz contemporaneo.
Il fascino delle ance – con le peculiari “voci” dei sassofoni che caratterizzano il Paolo Carrus Ottetto (in cui ricorre la stessa riuscita formula del New Ensemble) – e l’energia del sostrato ritmico in cui spicca la natura duplice del pianoforte – ora più “melodica” ora decisamente “percussiva” – si sposano alla cifra virtuosistica e raffinata dello strumento solista di Maurizio Giammarco innestando sui “classici” stilemi del jazz elementi della tradizione popolare e moderne invenzioni. Spazio alle inedite e preziose alchimie tra due universi sonori con l’incontro tra il Paolo Carrus Ottetto e un maestro come Maurizio Giammarco – in una performance che sposa fantasia e rigore, con un repertorio variegato che attinge agli albums e alle composizioni “emblematiche” dei due musicisti, fedeli allo spirito del jazz tra passione e libertà d’espressione.