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L’Avvoltoio, Teatro Senza Quartiere

Sabato 30 andrà in scena a Cagliari L’Avvoltoio, di Anna Rita signore

Focus su una tragedia annunciata: gli “effetti collaterali” dei giochi di guerra in tempo di pace con “L’Avvoltoio” di Anna Rita Signore perla regia di César Brie – in cartellone sabato 30 marzo alle 21 al TsE di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione di Teatro Senza Quartiere 2018-2019 firmata Teatro del Segno: la pièce originale prodotta da Sardegna Teatro accende i riflettori sulla realtà controversa del Poligono di Quirra.

Un racconto corale denso di pathos con la cifra essenziale e rigorosa dell’artista argentino mette a confronto vittime e “carnefici”, protagonisti di un conflitto mai dichiarato su una terra di nessuno in un angolo di paradiso: Emilia Agnesa, Agnese Fois, Daniel Dwerryhouse, Valentino Mannias, Marta Proietti Orzella, Luca Spanu e Luigi Tontoranelli (in rigoroso ordine alfabetico) sono gli interpreti di una storia emblematica sulle conseguenze impreviste e terribili delle servitù militari.

Un silenzio assordante – interrotto dalle inchieste giornalistiche, spesso puntuali e documentate e più recentemente dal clamore dei processi in cui risulta sempre difficile individuare i colpevoli o (complici i risultati di certe analisi e la scelta dei parametri, ovvero l’innalzamento delle soglie)  pur davanti all’evidenza,  “certificare” la contaminazione ambientale.

Un’immagine (quasi) poetica – una sorta di “neve” che cade dal cielo e ricopre il paesaggio – è un segno visibile e tangibile del male “misterioso” che colpisce l’Isola e altre parti d’Italia e d’Europa e del pianeta in nome di presunte necessità strategiche e equilibri di forze sulla scacchiera internazionale.

Un “cancro” sia reale che metaforico avvelena anime e corpi, rendendo gli abitanti come prigionieri di un crudele incantesimo, costretti a negare quel che accade sotto i loro occhi: non bastano le nascite di creature deformi – bambini e animali – e l’incidenza dei tumori e neppure gli episodi più eclatanti, come la fine prematura e dolorosa di giovani con o senza divisa dopo l’esposizione a radiazioni o sostanze durante le operazioni di bonifica dopo esperimenti top secret.

Il Poligono di Quirra – al centro di accese polemiche e dibattiti, interrogazioni e finalmente inchieste giudiziarie – rappresenta il simbolo di scelte imposte dall’alto verso i cittadini considerati come sudditi,  senza diritto di parola e soprattutto senza la facoltà di decidere autonomamente sul proprio futuro.

La Sardegna – “portaerei del Mediterraneo” per Mussolini durante la seconda guerra mondiale – per la Cia negli Anni Sessanta rappresentava un “ponte libero” senza quindi “il fastidioso problema della gente e delle città” che caratterizzava la Penisola, con distese di “ettari ed ettari non cari, quasi spopolati ma comunque abitati da gente, i sardi, tenaci e coriacei, ma come risaputo incapaci di costituire movimenti collettivi o iniziative comuni.

L’isola è povera, e per questo facilmente comprabile con poche centinaia di posti di lavoro nelle basi militari, da offrire come mangime a qualche compiacente politico nazionale e regionale”.

L’Isola al centro dell’antico “mare nostrum” poteva costituire al tempo della guerra fredda un interessante punto di appoggio in posizione certamente strategica ma la noncuranza con veniva liquidata l’eventuale reazione popolare per non dire della (mancanza di) lungimiranza dei governanti sottolinea una (presunta) inadeguatezza della classe politica sarda e italiana nel confronto con gli “alleati”.

Una visione ormai “storica” purtroppo mai contraddetta dai fatti ma che acquista una valenza tragica nel momento in cui la semplice “occupazione” e “destinazione” del territorio ad “usi militari” determina non solo la sottrazione e la definitiva cancellazione di aree destinate all’agricoltura e al pascolo ma dopo l’avvento del turismo anche di magnifiche regioni costiere “off limits” per cittadini e villeggianti.

Un danno incalcolabile per l’economia – e perfino per l’immagine – della Sardegna con risvolti inquietanti legati agli esperimenti bellici in cui vengono “testati” missili e armamenti che lasciano tracce invisibili ma persistenti, inquinando la terra, l’aria e l’acqua.

About Marco Meli

Un giovane imprenditore laureato in economia e management. Appassionato di sport (work out) ed arte contemporanea. Per via della mia scelta lavorativa passo gran parte del tempo nel locale che da poco ho aperto in centro a Cagliari, frutto di tanto impegno e grande passione per il mestiere. Nel frattempo sono riuscito ad ottenere l'attestato di Sommelier per soddisfazione strettamente personale. Avendo un socio in azienda in sede distaccata, approfitto periodicamente per viaggiare nel nord Italia, precisamente a Como dove abbiamo un attività di abbigliamento in condivisione.

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