Françoise Kankinki ̶ presidente dell’associazione “Bene Rwanda Onlus” ̶ ospite della Fondazione Siotto per testimoniare sul genocidio in Rwanda
Ultima serata, quella di ieri 13 aprile a Palazzo Siotto a Cagliari, per parlare di genocidi. “Musica e Storia” è la rassegna organizzata dalla Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto con focus sulle stragi più violente del Novecento. Tra gli ospiti Françoise Kankinki che ha aperto l’evento con una narrazione a sfondo personale sul genocidio in Rwanda; a seguire la performance audiovisiva ad opera di Fabrizio Casti e Sandro Mungianu e la proiezione del film di Terry George “Hotel Rwanda”.
Unica Radio ha intervistato Françoise poco prima che salisse sul palco della sala conferenze di via dei Genovesi, a cui ha raccontato la sua vita di attivista in quanto donna impegnata nella divulgazione della storia del massacro Rwandese. Nata già profuga in Burundi, dove il padre si era rifugiato per scampare al primo genocidio del 1959, la vita di Françoise è presto segnata dalle sofferenze. Nascere in un paese straniero – senza diritti e privati di quel senso di appartenenza e di radici che contribuiscono a creare l’identità di una persona – porta Françoise, ultimati gli studi superiori, a trasferirsi ben presto in Italia dove, all’Università Cattolica di Milano, si laurea in Economia e Commercio.
Nel 1994 segue, da lontano, i tragici eventi che immobilizzano il suo paese d’origine, in cui fiumi di sangue vengono versati tra la guerra civile e il genocidio dei Tutsi. Nel 2005, decisa a interrompere il silenzio omertoso che aleggia su una storia così profondamente ingiusta ed evitabile, fonda la onlus “Bene Rwanda” e insieme a Erin Wibabara, diventato suo marito e reduce del Fronte Patriottico Rwandese, si impegna a diffondere la verità e a sensibilizzare l’opinione pubblica sul genocidio che ha lasciato indifferente il mondo, come titola lo stesso libro “Rwanda, la cattiva memoria” infinito edizioni, che la Kankindi ha scritto, insieme a Daniele Scaglione, per denunciarne le nefandezze e costruirne una memoria.
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