piante officinali

Le piante officinali: un’opportunità economica sostenibile

A Nuoro, durante il convegno promosso da Coldiretti, si è parlato delle potenzialità offerte dalle piante officinali

“Dove prima vedevo erbacee ora sono risorse” Frediano Mura, dinamico giovane imprenditore agricolo di Sadali, riassume con questa frase le grandi potenzialità economiche delle piante officinali di cui si è parlato a Nuoro durante il convegno promosso da Coldiretti Nuoro Ogliastra nella sala convegni della scuola agraria.

Quando si para di officinali ci si riferisce a quelle piante che attraverso polifunzionalità di alcune molecole costituenti vengono sfruttate per scopi erboristici, farmaceutici, cosmetici, liquoristici, condimentali, tintori, per la preparazione di prodotti per la profumeria, per l’industria dolciaria, per la difesa delle colture, per l’igiene della persona, della casa, per l’ottenimento di oli essenziali e di altri prodotti utilizzati per scopi di minore rilevanza.

“Nel mondo – ha spiegato Bruno Satta di Laore – ci sono circa 20mila specie di piante officinali, delle quali circa 400 piante costituiscono il 90% delle specie commerciate nei mercati occidentali.  Una quantità compresa tra il 75 e il 90% delle piante officinali commercializzate al mondo derivano dalla raccolta spontanea. La coltivazione pur in aumento è marginale e si sta sviluppa soprattutto in Europa”.

“La realtà più rilevante – ha continuato sempre Satta – a livello mondiale è quella cinese che rappresenta il 25% del mercato con la coltivazione di circa 412mila ettari (che assicura il 25% del fabbisogno interno). Tra le nazioni più importanti per la produzione delle colture aromatiche ed officinali c’è anche l’india che garantisce il 6% della produzione mondiale”.

In Europa la nazione che conta più superficie destinata alle colture aromatiche ed officinali è la Bulgaria con circa 73mla ettari seguita dalla Francia con circa 40mila ettari. L’Italia si ferma a oltre 7mila ettari con circa 3mila aziende, con una media di 2,5 ettari (è certificato biologico il 40% della superficie e il 23% delle aziende).

In Italia abbiamo il 30% della produzione nazionale (buona parte destinata all’estero), il 70% deriva da importazione. In Sardegna abbiamo 185 ettari circa (sesta regione italiana, al primo posto le Marche con oltre 2mila ettari) e 156 aziende (la superficie media per azienda è di 1,19, quella nazionale 2,45).

Durante il convegno il settore è stato affrontato da diversi punti di vista. La ricercatrice Anna Lisa Cuccui ha parlato della fitoalimurgia nell’agricoltura di montagna, cioè dell’uso delle erbe selvatiche a scopi nutritivi, mentre la consulente Antonella Concas si è soffermata sugli aspetti normativi evidenziando come anche in  questo settore “non mancano le lacune”.

Uno dei settori nel quale sta crescendo “è quello degli integratori – ha detto il farmacista Pietro Daddi -. Nel 2018, sono stati 32milioni gli italiani che hanno consumato integratori alimentari, generato un giro di affari di circa 32miliardi di euro. il problema è che in Sardegna non esiste una rete organizzata che riesca a rispondere a questa richiesta. Le erbe officinali è una importante fonte di lavoro – ha continuato – in farmacia cresce la richiesta di prodotti naturali”.

“E’ un settore con importanti potenzialità che si può sviluppare anche e soprattutto nelle zone interne ed in quelle marginali in particolare – ha detto il direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra Alessandro Serra –. Questo che abbiamo promosso è un momento informativo rivolto sia alle aziende che ai giovani studenti che da qui a breve dovranno fare delle scelte lavorative”.

“C’è un mercato fiorente e cresce di anno in anno la richiesta – ha evidenziato il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis – ciò che manca è, come spesso ci accade, la capacità di fare rete e di fare incontrare domanda e offerta. E’ importante quindi la capacità imprenditoriale ma anche il supporto tecnico e legislativo, la speranza arriva dalle imprese che già ci sono ed operano con successo come l’agriturismo Camisadu di Oliena e soprattutto dai giovani innovativi come Frediano Mura o Roberta Farigu”.

About Simone Cadoni

Classe 1993. Giornalista pubblicista, ha conseguito la laurea in Lingue e Comunicazione e un master in Giornalismo. Dai tempi dell'università collabora con Unica Radio, per cui si occupa della produzione di articoli e interviste.

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