Prima regionale sarda per il monologo di Pasquale Faraco al Teatro del Segno
Sabato 8 giugno alle h. 21:00, presso il Teatro del Segno di Is Mirrionis, a Cagliari, è andato in scena “Questione di centesimi – Sogno di un operaio” di e con Pasquale Faraco, regia di Paolo Schena, produzione “Massa a Fuoco”; per il secondo appuntamento con la rassegna “MonologArte 2019 / 4 Soliloqui dentro un Teatro”.
Uno spettacolo, quello di Faraco, tutto focalizzato sulla scansione temporale data dal ritmo della produzione all’interno della fabbrica, che aliena i lavoratori non solo e unicamente lungo l’orario di lavoro ma metaforicamente anche nello scorrere delle loro vite al di fuori di essa.
“Questione di Centesimi – Sogno di un Operaio” – già presentato in anteprima in forma di “corto” (vincitore di Corti in Palco 2018) al Festival Percorsi Teatrali di Santu Lussurgiu – sbarca ora nell’Isola nella sua versione definitiva dove le dinamiche del lavoro e del tempo a esso dedicato ̶ e di conseguenza sottratto alla vita e/o agli affetti ̶ va a braccetto con una riflessione più profonda che tocca le corde dell’esistenza e dell’evoluzione umane all’interno di una società sempre meno paternalista che trasforma i suoi figli in nuovi schiavi, vittime più o meno consapevoli dell’eterno conflitto tra “lavorare per vivere” e “vivere per lavorare”.
Pasquale Faraco sul palco interpreta Riccardo Belladonna, il vero protagonista della pièce, operaio alle prese con le nuove modalità di sfruttamento imposte dall’azienda per cui lavora. Uno “schiavo” moderno che soffre tale condizione opprimente contrapposta alla naturale vitalità dell’uomo, animata da desideri, passioni e dalla necessità di ritagliarsi un proprio spazio personale, individuale, che funga da antidoto all’alienazione del corpo e dello spirito.
Il palco restituisce al pubblico una sequenza lavorativa costruita sulla falsariga di quella industriale, dove la componente umana appare deficitaria rispetto ai ritmi incalzanti che la produzione esige di fronte alle dinamiche dettate dalla domanda e dall’offerta in un periodo di crisi – di ampio spettro e non certamente solo economica – in cui l’uomo è percepito come anello debole, nonostante la realtà mostri come la capacità di sacrificarsi, tipicamente umana, abbia fornito esempi del tutto contrari. Le logiche del guadagno tendono ad annullare il lavoratore come persona, sminuzzando il suo tempo in minuti, secondi, rendendolo automatico, e proprio questo tempo, quello di un operaio alla FIAT di Pomigliano, è messo sotto la lente d’ingrandimento in “Questioni di centesimi”, perché proprio di questione di centesimi si tratta, un po’ come nei frames de “La classe operaia va in paradiso” di Elio Petri.
Lo spettacolo, che è dedicato a Maria Baratto, morta suicida ad Acerra nel 2014, perché «non si può continuare a vivere per anni sul ciglio del burrone dei licenziamenti», «operaia FIAT di Pomigliano, ma ancora prima donna e guerriera», come ricorderà lo stesso Faraco a fine esibizione, trae spunto dai racconti del padre di Faraco, dopo una vita trascorsa a lavorare come operaio in fabbrica.
Consci di vivere una contemporaneità in cui “siamo tutti schiavi”, l’autore smuove le coscienze offrendo un barlume di speranza che possa destare l’uomo, facendogli riconquistare la rabbia che aveva un tempo, quella poi canalizzata nelle battaglie giuste, e spingerlo a non soccombere.