Tassazione alta

Diminuisce lievemente in Sardegna la pressione fiscale

La pressione fiscale complessiva pari al 59,7% è in diminuzione (-0,5% rispetto al 2018) ma la tassazione nelle città sarde continua ad essere superiore alla media italiana

La pressione del Fisco diminuisce anche in Sardegna, soprattutto a Nuoro e Oristano. Bolzano è il comune più virtuoso con una pressione fiscale del 53%, maglia nera per Reggio Calabria (69,8%). Sassari continua ad essere la città più tartassata dell’isola con una pressione fiscale del 63,9%: un reddito d’impresa di 50 mila euro al netto delle tasse si assottiglia a 18.044; un imprenditore sassarese deve lavorare fino al 20 agosto per pagare il Fisco.

Seguono Olbia, Cagliari, Nuoro e Oristano. Iglesias e Carbonia graziate dalle agevolazioni nazionali

Piras e Porcu (CNA): Gli imprenditori sardi sono tra i più tartassati in Italia. Il livello della tassazione macigno sulle politiche di sviluppo e ostacolo ai processi di convergenza economica con le aree più forti del paese

E’ in lieve diminuzione la pressione fiscale per le piccole e medie imprese e gli artigiani italiani. Alla fine del 2019 peso esercitato dal Fisco arriverà al 59,7%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto al 2018 che ha registrato (61,2%). E’ quanto si evince da una proiezione per l’anno in corso elaborata da “Comune che vai, fisco che trovi 2019”, il tradizionale Rapporto annuale dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle Pmi. In pratica, secondo Cna, la pressione fiscale torna quasi ai livelli del 2011, quando era al 59 per cento, grazie all’innalzamento al 50 per cento della deducibilità Imu sugli immobili strumentali introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 su pressione, in particolare, della CNA che ne ha fatto un cavallo di battaglia.

A diminuire lievemente è anche la pressione fiscale in Sardegna dove – soprattutto a Sassari – l’incidenza del fisco continua ad esser superiore alla media italiana arrivando al 63,9% (-2,3% rispetto al 2018), ma comunque in diminuzione. A Sassari un artigiano o un piccolo imprenditore dovranno lavorare dal primo gennaio al 20 agosto per pagare l’Erario (lo scorso anno fino al 30 agosto). Al netto delle incombenze tributarie all’artigiano o piccolo imprenditore sassarese con un reddito di 50 mila euro resteranno in cassa 18.044 euro (+1.136 euro rispetto al 2018).

La provincia sarda in cui si pagano meno tasse continua ad essere Carbonia Iglesias che, grazie al suo triste primato di provincia più povera d’Italia, ha ottenuto numerose agevolazioni fiscali che hanno alleggerito gli imprenditori. I dati, ulteriormente migliorati rispetto allo scorso anno, risultano ancora inferiori rispetto a quelli del 2011. A Carbonia la pressione fiscale è del 55% e un piccolo imprenditore o un artigiano devono lavorare fino al 19 luglio per pagare l’Erario. Ad Iglesias invece il peso delle tasse è del 55,9% e per pagare l’Erario bisogna lavorare dal 1° gennaio al 22 luglio.

Il Rapporto 2019 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa – curato dal Centro studi e dal Dipartimento politiche fiscali – misura e quantifica la pressione fiscale di 141 Comuni italiani (tra cui tutti i capoluoghi di Regione e di Provincia), facendo riferimento ad un’azienda italiana tipo: un’impresa manifatturiera individuale con cinque dipendenti, un laboratorio, un negozio e un reddito di 50 mila euro all’anno. Per questa tipologia di impresa è stato calcolato il Total Tax Rate (cioè il prelievo totale delle amministrazioni pubbliche sul reddito) e sono state determinate le variazioni del carico fiscale dal 2011 al 2019.

IL TOTAL TAX RATE

Il Rapporto CNA rivela che nel 2019 il Ttr per le piccole imprese italiane si attesta al 59,7 per cento, calando dell’1,5 per cento in un anno. Rispetto al 2014 la diminuzione è del 4,2 per cento. Sul 2012 è del 4,8%. Il livello è vicino a quello del 2011, ma dello 0,7 ancora meno conveniente per gli imprenditori. Questo calo spinge indietro di qualche giorno anche il festeggiamento della liberazione fiscale, in media passato dal 10 al 5 agosto. Nel 2011 era il 2 agosto, ma l’anno dopo si era dovuto attendere il 22 agosto.

In base allo studio della Cna, Bolzano diventa nel 2019 il comune capoluogo più virtuoso d’Italia con un Ttr pari al 53% e una riduzione dell’aliquota fiscale media dello 0,8 per cento. A seguire nella composizione della top ten, nell’ordine, Gorizia con il 53,1 per cento (-0,7 per cento), Udine con il 53,7 per cento (-0,8 per cento), Trento con il 54,1 per cento (-0,9 per cento), Belluno e Cuneo con il 54,5 per cento (per entrambe -0,5 per cento), Sondrio con il 54,8 per cento, Trieste con il 54,9 per cento, Carbonia (prima città sarda) con il 55 per cento e Pordenone con il 55,3 per cento. Reggio Calabria rimane il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 69,8 per cento ma anche, va rilevato, con una riduzione del 3,6 per cento sul 2018. Bologna segue con il 68,7 per cento (e -3,5 per cento) e Roma con il 67 per cento (-2,5 per cento). A completare la decina di coda nel trattamento delle piccole imprese: Napoli con il 66,7 per cento (-1,5 per cento), Firenze con il 66,5 per cento (-3 per cento), Bari con il 65,8 per cento (-2,7 per cento), Catania con il 65,4 per cento (-3,6 per cento), Grosseto con il 65,3 per cento (-2,9 per cento), Salerno con il 65 per cento (-2,3 per cento) e Foggia con il 64,7 per cento (-2,1 per cento).

Venendo nel dettaglio alla Sardegna, Sassari continua ad avere la peggiore performance con il 129° posto nella graduatoria nazionale con una pressione fiscale del 63,9% (+3,5% rispetto al 2011). Segue Olbia-Tempio al 113° posto con una pressione fiscale del 62,2% (+1,4% rispetto al 2011), Cagliari all’95° con il 60,6% (+2% rispetto al 2011), Nuoro al 33° con una pressione fiscale del 57,5% (-0,1% rispetto al 2011), Oristano al 29° posto con una pressione fiscale del 57,4% (-0,2% rispetto al 2011), Iglesias al 18° posto con una pressione fiscale del 55,9% (-1,3% rispetto al 2011) e infine – come detto – Carbonia al 10° posto con una pressione fiscale del 55% (-1% rispetto al 2011).

C’è da dire che comunque tutte le città sarde hanno avuto un miglioramento rispetto all’anno precedente. Come detto, Sassari migliora dello 2,3%, Olbia del 2,2%, Cagliari del 1,8%, Nuoro e Oristano del 1,3%, Iglesias dell’1% e Carbonia dello 0,8%.

IL TAX FREE DAY

Lo studio della Cna ha elaborato i dati in modo da comprendere in modo semplice e molto efficace fino dove arriva, in un anno, la mano del fisco sulle piccole imprese. Al Total Tax Rate corrisponde infatti il Tax free day, cioè il giorno della liberazione fiscale. A partire dall’11 luglio di Bolzano in tutti i casi il Tax free day è festeggiato sempre nei mesi estivi. Per dare un’idea dell’abisso che divide fiscalmente il nostro Paese, Reggio Calabria ha festeggiato il Tax free day solo pochi giorni fa, mercoledì 11 settembre. 

Quanto alla Sardegna, a Carbonia si lavorerà per l’Erario fino al 19 luglio (solo 164 giorni di lavoro destinati alla famiglia), ad Iglesias fino al 22 (161 giorni tax free), ad Oristano e a Nuoro fino al 28 luglio (155 giorni tax free). A Cagliari un artigiano o un piccolo imprenditore dovrà lavorare per il Fisco fino all’8 agosto (144 giorni tax free), ad Olbia-Tempio fino al 14 agosto (138 giorni tax free), mentre a Sassari – come detto – smetterà di lavorare per pagare l’Erario solo il 20 agosto, destinando solo 132 giorni di lavoro alla sua famiglia.

IL REDDITO RIMANENTE AL NETTO DELLE TASSE

Lo studio della Cna focalizza infine la questione più importante di tutte: nel 2019, dopo aver pagato le tasse, quanto resterà alle imprese?

In premessa bisogna dire che tutti i calcoli del Centro studi della Cna hanno preso come riferimento un’impresa manifatturiera, con un laboratorio di 350 metri quadri, un negozio di 175 metri quadri, 5 dipendenti, un fatturato di 431mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno.

In generale ad un imprenditore italiano che paga tutte le tasse dell’originario reddito di cinquantamila euro rimarranno 20.161 euro (+ 744 la variazione 2018-2019) con una flessione di 331 euro rispetto al 2011. Tale somma residua salirebbe a 21.383 euro nel caso in cui il Comune di appartenenza riconoscesse la completa deducibilità dell’IMU e a 20.267 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per la Mini-IRES.

Sotto questo profilo lo studio della Cna mette in evidenza dei dati positivi anche per la Sardegna, con un incremento generalizzato del reddito netto in tutte le città sarde.
Nell’Isola, come detto, la maglia nera spetta a Sassari dove dopo aver pagato le tasse, degli originari cinquantamila rimarranno all’imprenditore 18.044 euro (+1.136 comunque la variazione 2018-2019) con una decurtazione di 1.746 euro rispetto al 2011. Somma che salirebbe a 19.936 nel caso in cui il Comune di Sassari riconoscesse la completa deducibilità dell’IMU e a 18.161 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per la Mini-IRES quale metodo di tassazione dei redditi d’impresa.

Ad Olbia rimarranno invece all’imprenditore 18.895 euro (anche in questo caso + 1.110 euro rispetto al 2018), con una decurtazione di 682 euro rispetto al 2011. Anche in questo caso il residuo salirebbe a 20.746 nel caso in cui il Comune riconoscesse la completa deducibilità dell’IMU e a 19.013 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per la Mini-IRES quale metodo di tassazione dei redditi d’impresa.

A Cagliari all’imprenditore o all’artigiano che avrà pagato fino all’ultimo euro al Fisco resteranno invece 19.717 euro (+ 925 euro rispetto al 2018) con una decurtazione di 1.978 euro rispetto al 2011 (le somme salirebbero a 21.260 e 19.902 nelle due ipotesi di variazione IMU e Mini-IRES).

A Nuoro rimarranno 21.231 euro (+ 653 euro rispetto al 2018) con un aumento di 51 euro rispetto al 2011 (le somme salirebbero a 22.318 e 21.410 nelle due ipotesi di variazione IMU e Mini-IRES).

A Oristano resteranno 21.299 euro (+ 670 euro rispetto al 2018) con un aumento di 111 euro rispetto al 2011. Anche in questo caso il residuo salirebbe a 22.411 nel caso in cui il Comune riconoscesse la completa deducibilità dell’IMU e a 21.481 euro nel caso in cui l’impresa scegliesse di optare per la Mini-IRES quale metodo di tassazione dei redditi d’impresa.

A Iglesias rimarranno 22.050 euro (+ 515 euro rispetto al 2018) con un aumento di 645 euro rispetto al 2011 (le somme salirebbero a 22.900 e 22.230 nelle due ipotesi di variazione IMU e Mini-IRES).

Infine, a un artigiano o imprenditore di Carbonia rimarranno 22.482 euro (+ 390 euro rispetto al 2018) con un aumento di 468 euro rispetto al 2011 (le somme salirebbero a 23.125 e 22.660 nelle due ipotesi di variazione IMU e Mini-IRES).

LE PROPOSTE DELLA CNA

“Nonostante i miglioramenti riscontrati nell’ultimo anno le piccole imprese sarde continuano ad essere tra le più tartassate in Italia e debbono lavorare gran parte dell’anno per pagare l’Erario”, dichiarano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA. “Si tratta – proseguono i vertici CNA – di un livello di tassazione che limita i processi di crescita e consolidamento dei sistemi di impresa, un vero e proprio macigno sulla strada della convergenza con le aree più sviluppate del paese”.
“Per far ripartire l’Italia è necessario aprire una stagione in cui si superi la logica degli interventi emergenziali e scoordinati e si definisca “un progetto di sviluppo del Paese per i prossimi anni individuando obiettivi e drivers di sviluppo”, aggiungono Piras e Porcu, auspicando “un progetto in cui la politica di bilancio non sia solo funzionale al rispetto aritmetico dei vincoli europei ma sia il motore degli investimenti necessari a traghettare il Paese fuori dalle secche in cui si trova. Un elevato prelievo fiscale è un forte disincentivo allo stesso desiderio di impresa e penalizza la crescita: è necessaria una stagione improntata alla trasparenza, alla semplicità, alla stabilità delle regole e soprattutto alla ragionevolezza del prelievo”.

La Cna ribadisce per questo la necessità di intervenire sul sistema fiscale per un fisco più equo e sostenibile per gli artigiani e le piccole imprese.

Sono sette, in particolare le linee d’azione proposte dall’associazione artigiana per una riduzione effettiva della pressione fiscale per gli artigiani e le piccole imprese:
– Ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, partendo dai redditi medio-bassi, utilizzando le risorse provenienti dalla “spending review” e dalla lotta all’evasione.
– Rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi.
– Rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa a partire già dall’anno d’imposta 2019.
– Definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap e aumentare la franchigia Irap ad almeno 30mila euro.
– Rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli ai valori di mercato ad invarianza di gettito.
–  Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.
– Evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica BtoB, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del “reverse charge” attualmente previsti, lo “split payment” nonché la ritenuta dell’8 per cento applicata sui bonifici relativi a spese per cui sono riconosciute le detrazioni fiscali.

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