protesi in 3 d

Protesi italiane stampate in 3D per i bambini mutilati

All’Università di Damasco, in Siria, è stato aperto un laboratorio dove si producono protesi in 3D per i bambini mutilati di guerra.

Un’iniziativa tutta italiana grazie alla donazione dell’associazione Amar Costruire Solidarietà Reggio Emilia, WASP e Arche 3D WASPHub Mantova. A raccontare una delle prime esperienze riuscite è il Massimo Moretti, Ceo di Wasp: “Il piccolo siriano sembrava perplesso, forse non capiva bene cosa stesse succedendo. Poi ha visto la protesi, un arto artificiale colorato, che gli hanno applicato al posto del braccio destro mancante e il suo volto si e’ illuminato in un sorriso che scalda i cuori”.

“Chissà – commenta Moretti – forse quel bambino ha perso il braccio proprio a causa di una mina anti-uomo italiana. Ora sa che in Italia non si producono solo armi”. Il tutto parte più di un anno fa quando un cardiologo siriano trapiantato da diversi anni a Reggio Emilia, Jean Bassmaji, accompagnato da Carlo Masgoutiere di Arche 3D, si presenta nella sede di Wasp, l’azienda romagnola leader nel settore delle stampanti 3D, con una richiesta particolare. Jean ha fondato l’associazione AMAR allo scopo di aiutare il suo popolo, martoriato dalle guerre.

Ha saputo che Wasp ha creato una Officina Ortopedica Digitale e spera di poter ottenere uno sconto per acquistarne una da impiantare in Siria. Jean rimane sbalordito e commosso quando Moretti, di slancio, si offre di installare gratuitamente a Damasco un laboratorio perfettamente attrezzato, fornendo sia le stampanti, sia la formazione necessaria per poter realizzare le protesi.

Inizia così un febbrile lavoro per arrivare ai giorni nostri. Le relazioni con Damasco per coinvolgere l’Università sono ben presto avviate, ma gli ostacoli da superare sono innumerevoli. Ad esempio occorre creare le condizioni affinché le macchine e il materiale possano essere trasportati in Siria senza rischi, prima in nave, poi superando gli innumerevoli posti di blocco controllati dalle diverse fazioni in lotta.

Nel frattempo il professor Firas Al-Hinnawy, della facoltà di Bioingegneria Medica dell’Università di Damasco, è in Italia, nella sede di Wasp, dove segue un corso di formazione che gli permetterà di trasferire ai suoi allievi le conoscenze necessarie per utilizzare al meglio le stampanti 3D.

E cosiì da circa un mese una stampante Delta WASP 4070 Industrial e una Delta WASP 2040 PRO, scanner, pc, monitor e materiale tecnico, costituiscono l’attrezzatura del laboratorio attrezzato nel campus universitario di Damasco, dove si lavora per dare un sollievo a centinaia dei circa 50 mila mutilati del Paese. Le protesi vengono realizzate partendo dai file open source del progetto e-Nable.

Assieme a Jean Bassmaji, Carlo Masgoutiere si è recato personalmente in Siria per una decina di giorni e ha contribuito all’ulteriore formazione di studenti e professori. Carlo è rientrato entusiasta: “C’è grande fermento e siamo stati accolti con tutti gli onori. Ora l’obiettivo è formare più persone possibili e realizzare protesi sempre più sofisticate. Lo scambio di conoscenze è virtuoso. Ad esempio una ragazza siriana ha già sviluppato un sistema con dieci movimenti, che vengono memorizzati sul braccio esistente e trasferiti alla parte mutilata”.

“Le due basi del ponte sono state gettate – aggiunge Massimo Moretti – Ora gruppi di persone così distanti possono dare forma ai medesimi pensieri. Quello che viene progettato a Damasco può materializzarsi in Italia e viceversa, saltando a pie’ pari frontiere e check-point”.

“Finalmente il nostro sogno è diventato realtà”, esulta Jean Bassmaji. Il laboratorio arti artificiali per i mutilati siriani e’ stato avviato alla facoltà di Ingegneria meccanica ed elettrica di Damasco, dove una decina di studenti (in gran parte donne) e quattro insegnanti sono quotidianamente al lavoro. In Siria abbiamo incontrato un Paese sfinito dopo quasi nove anni di guerra, ma tenace e pieno di speranza. La popolazione e’ cordiale e ospitale. Ma il nostro lavoro non e’ certo concluso: il laboratorio deve crescere e diventare sempre piu’ un punto di riferimento scientifico, oltre che un traguardo umano”, ha aggiunto.

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