Ottimo debutto per l’opera di Giuseppe Verdi riproposta in città dopo 143 anni
Uno spettacolo che non si vedeva a Cagliari da 143 anni. Riproposto un secolo e mezzo dopo (ultima volta al Teatro civico nel 1876) con effetti scenici e tecnologie impensabili agli albori del Regno d’Italia. L’opera di Giuseppe Verdi rivive sul palco del teatro del capoluogo. Gli effetti cinematografici, tra atmosfere sognanti e rappresentazioni di avvenimenti che si svolgono contemporaneamente alle vicende raccontate dai protagonisti sul palco, hanno colpito il pubblico sin dalla prima scena. E poi i cantanti hanno fatto il resto.
Attila, opera “patriottica” di Giuseppe Verdi, ha conquistato gli appassionati del Lirico di Cagliari. Ed è finita tra gli applausi. Il primo bravo se l’è guadagnato Foresto (Angelo Fiore). Poi è toccato a tutti gli altri, da Attila (Marco Spotti) a Odabella (Susanna Branchini) passando per il romano Ezio (Giovanni Meoni). Un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, in coproduzione con la State Opera di Stara Zagora (Bulgaria), ben studiato: appariscente, ma funzionale alle storie di guerra e amore del libretto inizialmente affidato da Verdi a Temistocle Solera, autore fra l’altro di Nabucco. E poi aggiustato e trasformato da Francesco Maria Piave.
Merito della regia e delle luci di Enrico Stinchelli, popolare conduttore della trasmissione “La Barcaccia” su Rai Radio 3. Ma anche delle scene e i costumi di Salvatore Russo, del lavoro del projection designer Sergio Metalli e dei movimenti coreografici di Luigia Frattaroli. Dal punto di vista musicale ha convinto anche la direzione affidata a Donato Renzetti, punto di riferimento collaudato per il Coro del Teatro Lirico e il Coro di voci bianche del Conservatorio di Musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari. Importante anche l’apporto dei maestri del coro Donato Sivo e (voci bianche) Enrico Di Maira.
Dal punto di vista storico un’opera “risorgimentale”: Attila, il re degli Unni, è anche innamorato di Odabella, ma è pur sempre il barbaro “usurpatore”. Mentre la stessa Odabella, Foresto e Ezio sono l’emblema dell’Italia che resiste e si ribelle perché non vuole più gli stranieri, dagli Unni agli austriaci.