Arsene Duevi, tra i finalisti della XII edizione del Premio Parodi, si racconta ai microfoni di Unica Radio
Arsene Duevi ha partecipato alla XII edizione del Premio Andrea Parodi, il contest di world music che si è svolto a Cagliari presso l’Auditorium del Conservatorio di musica “Piergluigi da Palestrina” dal 10 al 12 ottobre 2019.
Smuove e tocca i cuori con i suoni, quando si esibisce, perché suona soprattutto per gli altri, Arsene Duevi, che ai nostri microfoni confessa di essere onorato di far parte dei finalisti di un Premio così importante.
«La musica è una delle cose che ci può unire a fronte di tutte le situazioni di conflitto che esistono nel mondo e soprattutto la sperimentazione musicale serve per riscoprire una radice comune: la world music è questa, una via per tornare a vivere insieme e riconoscere dignità e grandezza di ogni cultura, imparando a rispettarle tutte.»
Arsene, che è un cantautore, polistrumentista (bassista, percussionista e chitarrista) è anche un etnomusicologo proveniente dal Togo, che sbarca a Milano nel 2002 e debutta come compositore al Conservatorio nel 2003. Nel 2010 esce il suo primo disco “La mia Africa” che racchiude tutto il suo lavoro artistico svolto fino a quel momento: i Cori con Giovanni Falzone e il gruppo “Tra Cielo e Terra” e in solo, con anche versioni dei suoi brani a voci multiple. Nel 2016 esce invece il suo secondo album solista “Haya” che viene presentato sui principali palchi italiani tra cui il Parco della Musica di Roma e il Blue Note di Milano.
Sul palco del Premio Parodi porta il brano “Agamà” che nella sua lingua (Ewè) significa “camaleonte” che cambia colore esattamente come fa la vita, che evolve e cambia continuamente.
Inizialmente spaventato dalla canzone di Andrea Parodi che ha dovuto reinterpretare “Sos ojos de sa jana”, ha poi scoperto che si avvicinava molto ai suoni della sua terra e così è riuscito a innamorarsene e a familiarizzare con essa, garantendosi il successo al Premio Parodi e una solida caterva di fans su cui contare.
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