Venerdì 8 novembre alle 21, presso il Teatro Comunale, il concerto della band jazz/fusion
Entra nel vivo la XII edizione del culturefestival, il festival internazionale di jazz organizzato dall’associazione SardiniaPro Arte fondata e diretta dal musicista Simone Pittau, con la presidenza onoraria del Premio Oscar Ennio Morricone.
Dopo le date di settembrea Sanluri e Sardara, la rassegna si sposta a Mogoro per il primo dei suoi grandi concerti autunnali: venerdì 8 novembre appuntamento con la Spyro Gyra Band, vera e propria istituzione della jazz/fusion internazionale con oltre 10 milioni di album venduti in 40 anni di attività. Inizio previsto alle 21 al Teatro Comunale, prezzo del biglietto 20 euro.
Sul palco l’inesauribile Jay Beckenstein, sassofonista e leader del gruppo da lui fondato a Buffalo negli anni ’70. Beckenstein ha condiviso la direzione della band con il pianista Jeremy Wall fino alla fine degli anni ’80. In seguito, pur fra molti cambi di formazione, ha saputo mantenere la coerenza di uno stile che amalgama elementi etnici e rhythm’n’blues, pur lasciando spazio a improvvisazioni di matrice jazzistica: una jazz-fusion elettrica con influenze caraibiche.
Insieme a Beckenstein suoneranno Julio Fernandez alla chitarra, Tom Schuman al piano e alle tastiere, Scott Ambush al basso elettrico e Lionel Cordew alla batteria. Gli Spyro Gyra hanno il privilegio di poter attingere da un repertorio sconfinato: una trentina i dischi incisi nel corso degli anni, tra cui il grande classico Access All Areas, registrato dal vivo in Florida nel 1983, che contiene perle come Shaker Songe Morning Dance.
Accanto ai pezzi che hanno fatto la storia della fusion nel mondo, la band proporrà l’ascolto di Vinyl Tap, l’ultimo lavoro in studio rilasciato poche settimane fa per Amherst Records label. Un disco, il primo dopo sei anni di silenzio discografico, in cui Beckenstein e compagni si divertono a rivisitare – in chiave jazzistica contemporanea – le canzoni della loro giovinezza, quando la musica si ascoltava solo su vinile.
«Ho passato un sacco tempo – ha detto Beckenstein – ad ascoltare i classici del rock, alla radio o in vinile, cercando qualcosa che avesse la melodia giusta. Quando trovavo certe linee melodiche, come quelle bellissime di What a Foll Believes, sapevo che sarebbero state perfette per la voce del mio sassofono. Questo è il primo disco in cui facciamo il pieno di materiale tratto da altri musicisti, ma non significa che abbiamo cercato di copiare. È stata piuttosto l’ispirazione che ha fatto decollare le nostre capacità di scrittura. È di questo che tratta Vinyl Tap».