Tre spettacoli in programma da venerdì 22 a lunedì 25 novembre: “Volevo dirti che…”, “Finché morte non ci separi” e “Le ceneri di Atilia”
L’impegno civile de Il crogiuolo si manifesta anche in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sono tre diverse le iniziative organizzate e promosse, dalla compagnia fondata da Mario Faticoni nei giorni dal 22 al 25 novembre 2019.
Il femminicidio è la forma di violenza più diffusa, senza confini di ambiente, religione, cultura e nazionalità. Sono centinaia le donne che ogni anno vengono uccise ed una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita ed è anche per questo che la denuncia non deve e non avrà confini.
“VOLEVO DIRTI CHE…”
Per il primo appuntamento, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Quartucciu, Il crogiuolo organizza venerdì 22 novembre, alle ore 11, presso la Domus Art di Quartucciu, lo spettacolo “Volevo dirti che…”, finalista Premio Nazionale Lago Gerundo 2016 e finalista al premio Nazionale CTAS Oltreprola – 2014.
“Volevo dirti che…” è uno spettacolo teatrale che nasce per aumentare la consapevolezza della cittadinanza, sensibilizzare i giovani e le donne sulla violenza di genere e fare prevenzione informando, scritto e diretto da Susanna Mameli con Marta Proeitti Orzella e Francesco Civile, produzione Anfiteatro Sud. Dice la regista: “Siccome ciò che sentiamo nelle cronache di tutti i giorni supera per crudeltà tutto quello che possiamo immaginare, ho sentito il bisogno di eliminare tutta questa sanguinosa coreografia violenta, lasciando solo gli elementi comuni a tutte le storie di violenza”.
Lo spettacolo propone quindi una storia che si snoda attraverso “luoghi comuni” e situazioni apparentemente ovvie. Anche le musiche sono “luoghi comuni” perché sono “i Classici” disidratati nelle interminabili attese delle segreterie telefoniche. La storia, per sentito dire non è nuova, e la cosa assurda è che tutto sembra terribilmente normale. Si, la storia di Maria è una storia terribilmente normale, talmente normale da rendere soffocante l’idea che la normalità, la nostra vita di tutti i giorni, possa essere davvero questa.
“FINCHÉ MORTE NON CI SEPARI”
Domenica 24 novembre, ore 20.30, al Teatro Civico di Alghero, va invece in scena un lavoro firmato da Teatro d’Inverno e Il crogiuolo, “Finché morte non ci separi” di Francesco Olivieri, con Rita Atzeri e Giuseppe Ligios, sonorizzazione Daniele Barbato Boe.
“Finché morte non ci separi” è la storia di due donne che vengono ammazzate dai loro rispettivi compagni. È una denuncia contro il femminicidio scritta da un uomo che si è messo nei panni delle vittime. Due donne all’apparenza molte diverse, una che rispecchia tutti i luoghi comuni della donna maltrattata e spesso uccisa, l’altra che elude ogni luogo comune e che nonostante viva una vita agiata e ripiena di affetto finisce come l’altra. Con ironia e allo stesso tempo con toni tragici entrambe narrano da morte la loro condizione fino al momento dell’uccisione. Il messaggio che vuole dare l’autore è: cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Un invito alla riflessione e al porsi delle domande serie su come affrontare questo dramma che sempre più spesso si manifesta sul territorio nazionale.
“LE CENERI DI ATTILA”
Lunedì 25 novembre, invece, Il crogiuolo propone, in collaborazione con l’Anpi, alle ore 20, presso i locali dell’Associazione Terra Battuta a Cagliari (via San Domenico), “Le ceneri di Atilia” di Clara Murtas, con Daniela Musio, Monica Zuncheddu e la partecipazione della stessa autrice.
Venne costruito dal romano Lucio Cassio Filippo in onore di sua moglie, la matrona Atilia Pomptilla, nel II secolo[1]. La tomba, decorata all’esterno da una facciata con due colonne (ne è superstite un capitello) e frontone, è composta da un pronao e due camere funerarie. In base alle iscrizioni metriche latine e greche incise sulle pareti del pronao (CIL X 7563-7578, oggi scarsamente leggibili o distrutte), si può ricostruire la vicenda dei due coniugi, esiliati in Sardegna: Atilia sarebbe morta dopo aver offerto in voto agli dei la propria vita in cambio di quella dell’amato. Nella decorazione del frontone, accanto ai girali fioriti che simboleggiano la iuno di Atilia, si possono notare due serpenti, simbolo del genius di Cassio Filippo: da essi deriva il nome popolare di grotta della Vipera.
Questo monumento è stato salvato dallo studioso Alberto Della Marmora, che durante i lavori di costruzione della strada reale Cagliari-Porto Torres nel 1822 ne impedì la distruzione (sono ancora visibili nella parete rocciosa i fori per le mine, poi rimasti inutilizzati). L’accesso alla grotta della Vipera è consentito al pubblico, che può osservare la tomba dal cortile esterno. Nel testo di Clara Murtas, che per la seconda volta si confronta con una lettura del monumento, la vicenda di Atilia Pomptilla e Cassio Filippo, momumento all’amore per eccellenza, viene riscritta immaginando un dialogo tra Atilia e una donna vittima di femmicidio.