Un mondo, nessuno, centomila, la XVII edizione di FestivAlguer sonda dimensioni parallele: inagura la (s)cena al buio dello chef Francesco Pais. Da Davide Volponi un appello per l’ambiente
Inizia dal gusto e da un appello per l’ambiente il viaggio attraverso le dimensioni immaginarie, oniriche, fantastiche e sensoriali di Un mondo, nessuno, centomila, diciassettesima edizione di FestivAlguer, il festival internazionale di arti performative che andrà in scena ad Alghero dal 5 al 14 dicembre.
Gli organizzatori di ExPopTeatro, la direttrice artistica Valeria Ciabattoni e i loro ospiti rendono protagonisti gli spettatori, costantemente stimolati a interagire. Grazie a teatro, musica, arte figurativa, poesia, linguaggio del corpo e sensi, la Torre di San Giovanni, l’ex mercato della frutta e il teatro Civico diventano laboratori di osservazione delle molteplici dimensioni di una quotidianità fatta di strati non sempre sovrapponibili e combacianti.
L’inaugurazione gourmet della kermesse sostenuta da Comune di Alghero e Fondazione Alghero è affidata allo chef Francesco Pais della Osteria Mandras Lentas di Alghero. Giovedì 5 dicembre alle 19 la Torre di San Giovanni ospiterà Dark dinner: sarà servita una suggestiva cena al buio, per provare un’avventura culinaria sensoriale estrema.
È necessario prenotare al numero +393494127271 o alla mail expopteatro@gmail.com.
Il festival entrerà immediatamente nel vivo con Tutto il paese è mondo. Legno, ferro, plastica, segatura, stoffa e resti industriali di vario genere diventano protagonisti dell’installazione di Davide Volponi, allestita nella Torre di San Giovanni e visitabile sino al 14 dicembre dalle 17 alle 21.30.
«Dedico la mia ultima creazione a un’emergenza mondiale – spiega Volponi – l’opera dell’uomo che sfrutta il territorio, il nostro mondo, senza pensare a un domani». L’artista parte dalla Sardegna e «attraverso la messinscena dei disastri creati dall’uomo creo un ponte col resto della terra – aggiunge – che perde identità perché uguale a tanti altri mondi, solo apparentemente lontani».
Secondo lui «nessun mondo è possibile se consapevolmente non ci si ferma – chiude – non si riavvolge il nastro, non si riascolta e non si riosserva il percorso catastrofico intrapreso».