Da Adriano Celentano a Claudio Baglioni, da Mina a Gianna Nannini. Sono 22 i big della canzone italiana che hanno accettato di rendere omaggio a uno dei principali capolavori della poesia italiana che, nel 2019, ha compiuto 200 anni: l’infinito
L’Infinito di Giacomo Leopardi. Non ci sono i loro nomi, come voluto dai promotori dell’iniziativa, Rai e Mibact, ma le loro voci si riconoscono senza difficoltà. Il risultato finale è un video che scorre rapido, tra suggestioni ed evocazioni, che sarà mandato in onda, dal 19 al 31 dicembre, su tutti i canali Rai, piattaforma RaiPlay compresa.
“Un dono senza volto e senza nome, una straordinaria dichiarazione d’amore collettiva da parte di grandissimi artisti della musica nei confronti di una poesia che ci portiamo dentro per tutta la vita, quella più gelosamente custodita dagli anni della scuola. Del resto la canzone d’autore è erede della grande poesia, e noi nel 2017 con la legge 175 ne abbiamo riconosciuto il valore”. Il ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini spiega così il progetto per ricordare la poesia del poeta di Recanati e annunciando che non ci si fermerà qui: “Le celebrazioni continueranno con qualche iniziativa anche nel 2020”.
L’infinito è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi, che il poeta scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati, sua cittadina natale, nelle Marche. Le stesure definitive risalgono agli anni 1818-1819.
La lirica, composta da 15 endecasillabi sciolti, appartiene alla serie di scritti pubblicati nel 1826 con il titolo “Idilli“. Oltre all’Infinito, in questa serie sono presenti anche altre note liriche, come Alla luna e La sera del dì di festa. Il termine greco “idillio”, di solito riferito a componimenti poetici incentrati sulla descrizione di scene agresti, subisce, con Leopardi, una ridefinizione: negli idilli leopardiani sono assenti le tematiche bucoliche proprie dei componimenti scritti dai poeti greci Teocrito, Mosco, Bione, e da poeti bucolici latini (Virgilio, Calpurnio Siculo e Nemesiano), poi imitati in età umanistica e rinascimentale da Jacopo Sannazaro e da Torquato Tasso.