Non è mai facile stilare una lista dei migliori film del decennio. Tuttavia la sorpresa è arrivata direttamente dai Cahiers du Cinéma, che hanno messo al primo posto “Twin Peaks – The Return”
È una mossa senza precedenti, dal momento che non si tratta di un film, bensì della terza stagione della storica serie cult di Mark Frost e David Lynch… ma si poteva davvero chiudere un occhio? Le due stagioni originali di Twin Peaks andate in onda all’inizio degli anni ’90 hanno gettato le basi per quello che sarebbe diventato il format standard delle serie tv odierne. Prima di allora, la televisione era dominata da serie a trama verticale e con puntate auto-conclusive; inoltre, per l’assenza di programmi stimolanti, la televisione era soprannominata “Idiot box” negli Stati Uniti. Metti come showrunner, co-sceneggiatore e regista un cineasta come Lynch e il risultato è un film a puntate, basato su una trama orizzontale. Prima di Breaking Bad, prima di Game of Thrones, prima di Netflix c’era Twin Peaks.
“I’ll see you again in 25 26 years…”
Il ritorno dopo 26 anni, con libertà creativa da parte di Lynch e Frost e senza troppe pressioni dalla major televisiva (cosa che portò alla cancellazione nel ‘91), ha avuto un grosso impatto per il medium audiovisivo. David Lynch ha un rapporto conflittuale col mondo di Hollywood, una realtà da cui non si sente più rappresentato. Forte della sua filmografia, ha potuto scatenare tutta la sua dimensione onirica e autoriale in questa stagione evento. Ci sono dei momenti in cui si è persino tornati alle radici del cinema, con sequenze e montaggi alla Georges Méliès (Un homme de têtes), accantonando l’idea dell’alto budget per la CGI. Molti sono i momenti autoreferenziali (in particolare a Lost Highway e Mulholland Drive) e influenzati dal cinema muto: un uso statico delle inquadrature, che costringono l’occhio a guardarne tutto il contenuto, analizzandolo pazientemente. Per non parlare dell’ottavo episodio: un montato del genere trasmesso da un’emittente televisiva mainstream in prima serata è stato fuori di testa. Lento, surreale, quasi senza dialoghi e alla stregua del finale di 2001: Odissea nello Spazio. Eppure, Lynch e Frost ce l’hanno fatta.
“Is it the future? Or is it the past?”
Il ritorno di Twin Peaks non è stato chiaramente pensato per essere un incontro tra autoriale e mainstream adatto ad ogni fascia di pubblico, ma proprio per questo ha lasciato il segno, con un doppio finale che tutt’ora fa discutere gli spettatori. Se negli anni ‘90 c’era un prima-e-dopo Twin Peaks, oggi possiamo dire che esiste un prima-e-dopo Twin Peaks – The Return. Gli effetti già possiamo riscontrarli in alcuni momenti della recente serie tv Watchmen e ancor di più, in particolare per la sua sperimentazione meta-filmica, nella quarta ed ultima stagione di Mr. Robot. Se un capolavoro è anche un prodotto che influenza le opere che verranno, allora possiamo senza dubbio attribuire questo titolo alla serie di Frost e Lynch.
Giulio Bruschini
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