Per contrastare la «skill mismatch», laureati poco adatti al mercato del lavoro, arriva il rapporto Unioncamere che indica le migliori lauree da scegliere per trovare subito lavoro dopo gli studi
È nostro il record della più bassa percentuale di laureati in Europa. E, come se non bastasse, siamo anche il terzo Paese al mondo con il più alto disallineamento tra le discipline di studio scelte dai giovani e le esigenze del mercato del lavoro. Si tratta del cosiddetto skill mismatch. Un allarme confermato dal recente studio triennale New Skills at Work condotto da JpMorgan e Bocconi. Secondo Massimo Anelli, economista dell’Università Bocconi e autore dello studio, «i motivi di questa situazione sono legati a a scelte sbagliate, a un’informazione inadeguata sugli esiti lavorativi e retributivi delle diverse facoltà».
Rapporto Excelsior di Unioncamere e Anpal
A indicare la rotta al mercato del lavoro italiano arriva il rapporto Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni occupazionali 2019-2023. Il fattore decisivo sarà il ricambio generazionale che da solo genererà l’80% del fabbisogno aprendo la strada all’ingresso di giovani nel mondo del lavoro anche per effetto dei pensionamenti resi possibili da Quota 100. L’Italia infatti necessiterà nei prossimi 5 anni di un milione di laureati. Un numero inferiore di circa un decimo rispetto al numero dei laureati italiani, numero che verrà comunque coperto attingendo al bacino dei laureati disoccupati.
I laureati più richiesti
Medici, economisti, ingegneri, avvocati e insegnanti: sono queste le 5 professioni che saranno maggiormente ricercate nei prossimi 5 anni secondo le stime di Unioncamere. Nello specifico il settore medico-sanitario avrà una richiesta tra 171.000 e 176.000 unità; l’economico tra 152-162.000; l’ingegneristico tra il 127-136.000; il giuridico tra 98-103.000 e l’insegnamento-formazione tra 92-96.000. A seguire ci sono gli “umanisti” dell’ambito politico-sociale (60-63.000), letterario (56-60.000), architettura (56-59.000) e area linguistica (34-37.000). Al decimo posto arrivano scienze-matematica-fisica (29-30.000) e a seguire psicologia (26-27.000), oftalmico-farmaceutica (25-26.000), geologica-biotecnologica (15-16.000), agroalimentare (12-13.000) e statistica (6.500 nuovi occupati).
Le ragioni di una scelta oculata
Gli esperti consigliano a chi inizia un percorso formativo universitario di scegliere la facoltà con un atteggiamento pragmatico. Negli Stati Uniti, dove di pragmatismo se ne intendono, per orientare le scelte ogni corso di studi è provvisto di una scheda pubblica con indicazioni sul reddito atteso orientando così la scelta dell’Università a criteri oggettivi di rendimento economico futuro. L’aspetto economico è ritenuto importante per l’orientamento.
In Italia le lauree che rendono di più sono, Economia e management, Giurisprudenza, Medicina e Ingegneria. Tra il 70 e il 100% più di una laurea umanistica. «A 20 anni dalla laurea un laureato in scienze umanistiche ha ancora il 35% di probabilità di avere un contratto precario e le differenze dei rendimenti economici sono abissali: per i laureati in economia i rendimenti sono il doppio di quelli dei laureati in scienze umanistiche» ha chiarito lo studio New Skills at Work (scopri nella gallery la classifica delle lauree che fanno lavorare e guadagnare di più a cura di Job Pricing). Studente avvisato, mezzo salvato.
Articolo proveniente da Vanity Fair