Sabato 1 febbraio il Teatro della Chimera a casa Saddi con “Häftling A-7713”
Nuovo appuntamento con la rassegna di “Teatro da Camera. La prosa a Casa Saddi” organizzata da Il crogiuolo per la direzione artistica di Rita Atzeri. Sabato 1 febbraio, ore 21, va in scena “Häftling A-7713”. Reading teatrale liberamente tratto da “La notte” di Elie Wiesel, di e con Silvano Vargiu. Adattamento di Francesco Manca e Silvano Vargiu, voci fuori campo Vanessa Caredda e Francesco Manca.
Lo spettacolo è stato prodotto dall’associazione L’isola che c’è in collaborazione con il Teatro della Chimera. Ed è liberamente tratto dal romanzo “La Notte” di Elie Wiesel, un sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz. Il racconto dello scrittore è stato ridotto ed adattato per la voce narrante di Silvano Vargiu, con l’apporto di musiche e videoproiezioni. Oltre all’aspetto puramente artistico, abbiamo curato anche quello didattico. Non dimenticandoci di sottolineare i vari passaggi della storia personale del protagonista con dati, aneddoti e reportages cronistici e storici. Bisogna comunicare agli spettatori la reale portata di ciò che l’Olocausto è stato.
Il romanzo di Wiesel
La notte è un romanzo autobiografico di Elie Wiesel. Racconta di quando egli fu deportato con la sua famiglia nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald negli anni 1944-1945. Erano gli anni di maggior orrore dell’Olocausto, e lì rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale.
In appena un centinaio di pagine di narrazione, Wiesel descrive come l’orrore vissuto nei campi di concentramento e di sterminio gli abbia fatto perdere la fede in Dio e nell’umanità. Questa perdita si materializzava nell’inversione dei ruoli padre-figlio perché egli, da adolescente, doveva prendersi cura di suo padre che diventava sempre più debole, fino a quando poi morì. “Se solo potessi sbarazzarmi di questo peso morto […] Immediatamente mi vergognai di me stesso, per sempre”. Nel racconto, tutto viene invertito, ogni valore si disintegra. “Qui non ci sono padri, fratelli, amici […] ognuno vive e muore in solitudine”.