Riccardo3 al Teatro Civico di Alghero
Viaggio nella mente di un assassino con “Riccardo3 / L’avversario” di Francesco Niccolini, molto liberamente ispirato al “Riccardo 3” di William Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand, con Enzo Vetrano e Stefano Randisi (che firmano la regia) in scena con Giovanni Moschella – in tournée nell’Isola sotto le insegne de La Grande Prosa firmata CeDAC. La pièce – che propone un’intrigante rilettura contemporanea del celebre dramma elisabettiano – debutterà mercoledì 12 febbraio alle 21 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena (in collaborazione con Deamater), per approdare giovedì 13 febbraio alle 21 al Teatro Civico di Alghero, poi venerdì 14 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale e infine sabato 15 febbraio alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia per una riflessione su “delitto e castigo” e sull’eterna lotta tra il bene e il male.
«Riccardo 3, oggi demone recluso e indomito» – si legge nelle note di presentazione – «viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente, dando vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”. L’ambientazione non è quella di una sala da palazzo reale quattrocentesca, ma sul palcoscenico è tutto bianco e verde acido, pareti che ricordano molto da vicino la stanza di un ospedale: un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio».
Una tragedia moderna in cui realtà e immaginazione, vita e sogno si mescolano in «uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza degli incubi»: il protagonista rivive gli orrori del passato tra misteriose “apparizioni”, in una sorta di “terapia sperimentale” tra memoria e espiazione, in attesa della fine, forse di un’estrema “catarsi” o di una iniezione fatale.
COMUNICATO del 10.02.2020
La seduzione del male in “Riccardo3 / L’avversario” di Francesco Niccolini, molto liberamente ispirato al “Riccardo 3” di William Shakespeare e ai crimini di Jean-Claude Romand, in tournée nell’Isola sotto le insegne della Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna: la pièce debutterà – in prima regionale – mercoledì 12 febbraio alle 21 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena (in collaborazione con Deamater), per approdare giovedì 13 febbraio alle 21 al Teatro Civico di Alghero, poi venerdì 14 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale e infine sabato 15 febbraio alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia per un inquietante viaggio nella mente di un assassino.
Sotto i riflettori
Sotto i riflettori interpreti del calibro di Enzo Vetrano (il maestro nel “Pinocchio” di Matteo Garrone) e Stefano Randisi ;entrambi provenienti dal visionario teatro di Leo De Berardinis e cofondatori di Diablogues, tra le compagnie più interessanti della scena contemporanea – Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro per “Le smanie per la villeggiatura” e candidati al Premio Ubu 2017 per “Assassina” di Franco Scaldati che firmano anche la regia sulla scena insieme con Giovanni Moschella – attore di teatro, cinema e televisione, all’attivo un’intensa carriera, dagli esordi con Arnoldo Foà alle collaborazioni con Sandro Sequi, Guido De Monticelli, Saverio Marconi, Gino Landi, Walter Manfrè, da film come; “Primula Rossa” alla serie su “Il commissario Montalbano”, ha interpretato Paolo Borsellino in “Novantadue” di Claudio Fava.
La tragedia shakespeariana Riccardo III
Focus sull’artefice di efferati delitti, sulla spinta di una smisurata ambizione e sete di potere; nella tragedia shakespeariana Riccardo 3 d’Inghilterra, già Duca di Gloucester, nella sua ascesa al trono travolge e distrugge coloro che potrebbero rappresentare un ostacolo, anche ipotetico, a cominciare dal fratello Giorgio, Duca di Clarence, imprigionato nella Torre a causa di una falsa profezia e poi ucciso da un sicario e non esita neppure davanti all’eliminazione dei due giovani principi, Edoardo e Riccardo di York, figli del re Edoardo IV.
Tra le sue vittime anche Lady Anna, vedova di Edoardo di Westminster e figlia del conte di Warwick, Richard Neville. Entrambi caduti sul campo di battaglia nella Guerra delle Due Rose – sanguinosa contesa dinastica tra due casate della stirpe dei Plantageneti, Lancaster e York; conquistato il cuore della nobildonna, che pure avrebbe dovuto odiarlo per aver causato la morte del padre e del marito; in virtù del proprio fascino e della propria dedizione, egli la conduce all’altare per poi successivamente farla sparire in vista di nuove nozze.
Una figura infida
Nel dramma elisabettiano Riccardo 3 appare come un amorale e spietato assassino nonché pericoloso incantatore, infido e manipolatore, capace di tramare intrighi contro parenti e amici, come lo sfortunato Henry Stafford, secondo duca di Buckingham, suo alleato nella prima fase della successione poi puntualmente eliminato, in una catena di sangue che include Lord Hastings e prosegue in un regime di terrore, fino allo scontro decisivo con il conte di Richmond, il futuro Enrico VII d’Inghilterra, nella battaglia di Bosworth Field. Nella sua cupa solitudine Riccardo, alla vigilia del combattimento, vede apparire in sogno tutti coloro che ha ucciso, tra cui Enrico VI e suo figlio Edoardo di Lancaster, in un incubo denso di tristi presagi dove le vittime esigono vendetta.
L’ avversario
“Riccardo3 / L’avversario” (produzione Arca Azzurra Produzioni, con scene e costumi di Mela Dell’Erba e luci di Max Mugnai) affronta il tema dell’assassinio, l’infrazione di uno dei più antichi tabù, mettendo a confronto il capolavoro del Bardo inglese con la vicenda di Jean-Claude Romand, sedicente medico e pluriomicida francese che nel 1993 sterminò la propria famiglia pur di non rivelare il proprio fallimento e l’inganno nel quale era vissuto per anni.
Una storia terribile, raccontata da Emmanuel Carrère nel romanzo “L’avversario”, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Nicole Garcia, in concorso al Festival di Cannes 2002 e che ha ispirato anche “A tempo pieno” di Laurent Cantet; un uomo reinventa se stesso, costruisce la sua esistenza su un cumulo di menzogne, recitando una parte finché il suo castello crolla ed egli è disposto a compiere una strage pur di non dover ammettere la verità.
Riccardo III rivela i suoi progetti e chiama il pubblico come testimone dei suoi delitti, partecipe e quasi complice della sue nefandezze; incarnazione del male assoluto, individuo senza coscienza né pietà. Egli sembra trarre piacere e ragione di vanto dalla propria discesa agli inferi; da quell’abisso di orrore e terrore, pur conservando fino all’ultimo la finzione d’essere uno spirito eletto, mite, religioso e pio, amante della filosofia e della lettura, a dispetto del suo passato d’uomo d’armi, che ne ha fatto l’erede ideale al trono d’Inghilterra.
Il sovrano indossa una maschera di virtù e trama nell’ombra, mentre nella realtà della cronaca Jean-Claude Romand riesce a simulare la riuscita negli esami, la successiva abilitazione e perfino una carriera da professionista della medicina, e parallelamente a mantenere la sua famiglia, ignara, grazie ai prestiti di amici e conoscenti; entrambi sembrano nutrirsi, in un gioco di specchi, delle proprie invenzioni, finché, inesorabilmente, la verità viene alla luce.
“Riccardo3 / L’avversario” rilegge in chiave moderna la figura dell’eroe in negativo, per restituirne intatta l’attualità e la vitalità. La volontà e lo spirito indomito di un ribelle, insofferente delle regole e forse amareggiato per il suo aspetto deforme, che ha scelto di percorrere fino in fondo la strada del male. «Riccardo 3, oggi demone recluso e indomito viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente, dando vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”» ; è scritto nelle note. «L’ambientazione non è quella di una sala da palazzo reale quattrocentesca, ma sul palcoscenico è tutto bianco e verde acido, pareti che ricordano molto da vicino la stanza di un ospedale; un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio».
Imprigionato (forse) tra le mura di un manicomio criminale, in ;«uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza degli incubi». Il protagonista rivive il proprio dramma, tra i fantasmi, nel corso di un singolare esperimento terapeutico. O magari prima che gli venga somministrata la dose fatale, come estrema forma di espiazione o unica possibile “catarsi”.
Un dramma etico
Nella versione di Francesco Niccolini emerge un ulteriore dilemma etico – intorno al diritto all’eutanasia; in questo caso come ipotetico sollievo, o liberazione (perfino) per il colpevole di spaeventosi delitti, rinchiuso in un corpo malato, che anela e implora la fine delle proprie sofferenze; un apparente paradosso un atto di pietà per chi non conosce la pietà, un segno di giustizia per chi ha calpestato la giustizia – che rimanda alla responsabilità individuale e al senso di umanità. La pièce – una tragedia sospesa nel tempo fra la condanna e una ipotetica esecuzione, fra il dolore e il dono della “buona morte”; proiettata nella logica inafferrabile della follia, traccia un percorso nei labirinti della mente e del cuore al di là del bene e del male.
Riccardo3 – L’avversario
A proposito di questo spettacolo. Il testo rilegge in chiave contemporanea un grande classico di Shakespeare; Riccardo 3, oggi demone recluso e indomito, che viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente. Dando cosi vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”.
L’ambientazione non è quella di una sala da palazzo reale quattrocentesca, ma sul palcoscenico è tutto bianco e verde acido. Le pareti che ricordano molto da vicino la stanza di un ospedale; un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio. Forse ci troviamo all’interno di un ospedale psichiatrico o un manicomio criminale e forse stiamo per assistere a una terapia sperimentale. Che porterà un paziente ad affrontare gli orrori di cui si è macchiato. O forse siamo proprio dentro la sua mente abitata da incubi e fantasmi.
In scena
In scena Enzo Vetrano nel ruolo di Riccardo 3, Stefano Randisi è Lady Anna, ma anche un sicario, Giorgio di Clarence, Buckingham, Edoardo e Richmond, e Giovanni Moschella è tutti gli altri personaggi; un altro sicario, Hastings, Elisabetta, il principino, Margherita, il sindaco di Londra, Stanley.
Uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza degli incubi: le vecchie foto. Le incisioni sbiadite e le apparizioni, in cui i “forse” sono più delle certezze e governano la messa in scena, gli scambi di ruoli, le ambiguità dei personaggi.
La terapia/psicodramma ha inizio
La corona passa da una testa a un’altra, la ghigliottina si abbatte feroce, le campane suonano a festa o a morto, mentre un corvo si aggira, come se quel luogo gli appartenesse. E soprattutto, c’è un’iniezione che incombe come una spada di Damocle. O piuttosto di Richmond, in questo caso. In un luogo pieno di fantasmi, rivive la vicenda di Riccardo di Gloucester.
Il malvagio più malvagio, ma al tempo stesso più terribilmente simpatico mai creato dal genio umano – e dei suoi omicidi seriali, ma, al momento del gran finale, giusto un istante prima della morte; «Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!». Riccardo risorge dai suoi peccati e con il suo ultimo monologo visionario si congeda, accoglie la liberazione che gli giunge non dalla spada di Richmond ma dall’iniezione che gli viene somministrata: sedato, ridotto alla passività. È l’inizio del recupero o la fine della speranza? È solo questione di tempo oppure quella iniezione è una conquista che permette la liberazione definitiva dal male
Parafrasando Macbeth e il suo «Tomorrow and Tomorrow and Tomorrow», a noi resta soltanto un «Forse e Forse e ancora Forse». L’unica cosa di cui siamo sicuri è che ora il protagonista – dopo aver riconosciuto il sangue versato – è annichilito.
Tutto sommato non è nemmeno così importante essere sicuri chi è il medico, chi l’infermiere e chi il paziente, o se si tratta di diversi criminali coinvolti nello stesso esperimento: sembrano più le due identità di una stessa persona. Uno l’avversario dell’altro.
Una corona abbandonata
Quella corona, per cui tutto questo è accaduto, nella storia, in teatro e nella vita, ora giace abbandonata. Sul letto da ospedale o sul palcoscenico; in qualunque angolo di questa stanza dedicata alla somministrazione del dolore. Lo spettacolo è finito. L’unica cosa che può sopravvivere a tutta questa devastazione è solo il Teatro, con i suoi fantasmi. E tutti i suoi illusori forse.
Francesco Qui, Enzo, è la prima e unica volta che puoi uscire di scena in tutto lo spettacolo.
Stefano Era l’ora!
Enzo Ma io non esco… perché dovrei? Vado allo specchio, mi guardo e lì, nello specchio, mi vedo deforme… o più bello.
Francesco Niccolini, Stefano Randisi ed Enzo Vetrano
Un diritto negato
Quando più di due anni fa ho iniziato a tradurre e adattare il Riccardo III, un testo e un personaggio che amo alla follia da molti anni, credevo di farlo per una pura scommessa; volevo capire se era possibile mettere in scena quel capolavoro con un attore solo. Persi rapidamente la scommessa, ma capii che in tre – invece – non solo era possibile, ma; se fossero stati tre uomini, anche molto divertente. Grazie a Stefano Randisi e a Enzo Vetrano invece ho compreso che questo lavoro aveva ben altro significato che vincere o perdere una stupida scommessa.
Diritto alla vita
Era, inaspettatamente, il più provocatorio, improbabile ma – permettetemi – convincente appello al diritto all’eutanasia. Anche in Italia. Anche per un uomo malvagio. O semplicemente per un uomo malato che non vuole più continuare a soffrire nel proprio corpo. Dal giorno felice in cui ho incontrato Enzo e Stefano e per questo non smetterò mai di ringraziare Dimitri Frosali di Arca Azzurra. Il testo che avevo scritto è cambiato pochissimo, come raramente mi accade, eppure è cambiato radicalmente; ha trovato in un ospedale psichiatrico la sua collocazione, e nella tragedia di un celebre pluriomicida francese, Jean-Claude Romand. Sul quale avevo lavorato più di dieci anni fa per conto della televisione svizzera, un’autentica reincarnazione.
Liberare il corpo
Questo Riccardo 3 ha così assunto i panni non solo del mostro, ma anche quelli di un uomo che chiede di essere liberato da un corpo che lo tormenta. La nostra risposta è sì, che è un diritto inalienabile. Lo è per ogni uomo sulla terra, compreso il più malvagio. Ci auguriamo che un giorno sia un diritto anche in questa nostra povera Italia. Qui mi fermo e lascio la parola a uno dei più grandi studiosi di Shakespeare; è appena stato pubblicato in Italia un bellissimo libro sui tiranni nelle tragedie shakespeariane; ovvio che Riccardo 3 abbia un ruolo fondamentale. Il ritratto che ne viene fatto è notevolissimo…