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Nuovo software per pilotare un drone con puntatore oculare

Per comandare il drone un rilevatore di onde cerebrali

Nell’ambito del Progetto SLAPP (Sclerosis Lifeline APP)ideato da 3D AEROSPAZIO è stata sperimentata la possibilità di un paziente affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) di comandare un drone da remoto impiegando esclusivamente lo sguardo.

Nella giornata di ieri, è stato possibile veder pilotare un drone con l’ausilio di un puntatore oculare e di un rilevatore di onde cerebrali.
Questo per la prima volta in Italia durante una serie di test eseguiti presso lo spazio aereo del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ). 

In particolare, un operatore è stato in grado di comandare il drone impiegando, a seconda delle necessità, o lo sguardo o il pensiero. Con i test eseguiti ieri si è dimostrata la possibilità di sfruttare la tecnica basata sul controllo mentale.

“La nostra società è orgogliosa che i risultati acquisiti comportano l’innegabile vantaggio di poter controllare il drone con più ampi margini di sicurezza. Il controllo mentale, se pur già sperimentato in diverse occasioni, è ancora da considerarsi in piena fase evolutiva.

Per quanto riguarda l’affidabilità e la precisione del comando, gioca un ruolo fondamentale lo stato d’animo dell’operatore. Con la fusione dei due sistemi di controllo governata dal software appositamente sviluppato si ovvia a questa problematica.
Questo permette una regolazione totale e puntuale grazie alla presenza del puntatore oculare già ampiamente testato”, precisa il Comandante Antonio Depau di 3DAerospazio.

I significativi risultati ottenuti dal socio 3D consentono la possibilità di riprendere il controllo del drone. Il sistema molto più stabile è rappresentato dal puntatore oculare rispetto a quello basato sulle sole onde celebrali
Lo scopo è quello di rendere più efficace l’azione di un paziente colpito da SLA che voglia cimentarsi nel controllo di un qualsiasi velivolo. Queste sono le affermazioni del Presidente del DASS, Giacomo Cao.

Il distretto auspica che si possa rendere al più presto disponibile la tecnologia sviluppata per pazienti immobilizzati affetti da gravi patologie quali la SLA. Dall’altro si cerca di proteggere la persona adeguatamente sotto il profilo della proprietà intellettuale per altre applicazioni che possono portare interessanti ritorni in chiave economica e occupazionale”.

About Alessandro Mura

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