L’emergenza sanitaria da COVID-19 sta mettendo a dura prova l’Italia e in particolare la Sardegna. Si stimano almeno 3 miliardi di perdite
In Sardegna recessione superiore a quella nazionale e al Sud Italia. Nel 2020 andranno in fumo almeno 3 miliardi con il blocco delle attività economiche ristretto a marzo e aprile. Qualora si prolungasse questo blocco delle attività fino a giugno, le perdite potrebbero diventare di ben 4.4 miliardi.
Nel primo caso il PIL regionale potrebbe crollare del -9,6%; nel secondo caso scenderebbe invece del -15%.
La Sardegna è senza dubbio una tra le economie regionali più vulnerabili. Questo è dovuto all’alta incidenza del settore turistico, all’elevata quota dei lavoratori precari, a una maggiore esposizione al rischio liquidità per le imprese, a un settore delle costruzioni più vulnerabile e all’altissima quota di export del settore petrolifero.
Gran parte dei lavoratori momentaneamente bloccati in Sardegna è composta da dipendenti con contratti a termine o partite Iva senza dipendenti.
Nell’isola si registra anche la quota più elevata tra le regioni italiane di crediti deteriorati gestiti dalle banche regionali. Questa situazione potrebbe portare a una più preoccupante restrizione del mercato del credito.
L’appello di Pierpaolo Piras e Francesco Porcu
“La regione riprogrammi con urgenza le coordinate entro cui collocare lo sforzo per l’uscita dall’emergenza sanitaria e l’avvio della fase due della ripartenza dell’economia. Necessaria cabina di regia tra Istituzioni regionali, locali e forze sociali per gestire la ricostruzione”.
Queste le parole espresse da Pierpaolo Piras, presidente regionale CNA, e Francesco Porcu, segretario regionale CNA.
La Sardegna risulta comunque tra le regioni meno colpite dall’epidemia, soprattutto se paragonata alle regioni del Nord-Ovest. L’emergenza rischia comunque di avere un impatto sull’economia della Sardegna ancora più devastante rispetto al resto d’Italia.
L’analisi della Cna
“Siamo di fronte ad un evento, i dati del Fondo Monetario di ieri l’altro lo confermano, che per effetti prodotti non ha precedenti. La crisi determina la più grave caduta in un solo trimestre della produzione e dell’occupazione a livello mondiale che si sia mai registrata nella storia del capitalismo, inclusi i periodi di guerra”, commentano Piras e Porcu.
Poi aggiungono: “La Sardegna, come dimostra il nostro report, rischia per una serie di vulnerabilità strutturali della sua economia di sperimentare una recessione superiore alle altre aree del paese, meridione compreso. Sono richieste risposte eccezionali nelle dimensioni dell’impegno finanziario e modalità indite e non convenzionali negli strumenti da mettere in campo per contrastare gli effetti della pandemia.
Occorre guardare alle importanti e nuove opportunità offerte dall’utilizzo dei fondi strutturali europei, sia per quanto attiene alla programmazione in corso ma soprattutto alla prossima 2021-2027, considerato che sono cadute molte delle rigidità e dei vincoli che ne rallentavano la gestione: dal venir meno dell’obbligo del cofinanziamento nazionale, ai vincoli di concentrazione tematica, alla possibilità di trasferire risorse da un programma all’altro”.
E infine concludono: “Occorre insomma aprire una nuova fase. La Giunta regionale riprogrammi con urgenza le coordinate entro cui collocare lo sforzo per l’uscita dall’emergenza sanitaria e l’avvio della fase due della ripartenza dell’economia. Per far questo occorre mettere in campo tutte le energie e gli sforzi necessari per avviare la ricostruzione economica, attraverso una cabina di regia partecipata dalle istituzioni regionali, locali e dalle forze sociali”.