Il gruppo della grande distribuzione Crai è il primo a ufficializzare la decisione. «Ci rendiamo conto del disservizio, ma non possiamo vendere a un prezzo inferiore a quello di acquisto. Confidiamo in una soluzione del governo».
Il Gruppo Crai al quale fanno capo le insegne Crai, Pellicano, Caddy’s, IperSoap, Pilato, Proshop, Risparmio Casa, Saponi e Profumi, Shuki e Smoll, ha annunciato che “si vede costretto a ritirare dalla vendita, dai negozi del Gruppo, le mascherine chirurgiche” a causa del prezzo imposto massimo di 50 centesimi. “Siamo nell’impossibilità -si afferma- di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione”.
E’ polemica sulle mascherine vendute a 50 centesimi, prezzo imposto da Domenico Arcuri. Il gruppo di supermercati Crai decide di interrompere, momentaneamente, la vendita: troppo basso il prezzo. Il commissario replica: “Penseremo ai risarcimenti”. E sui pochi Dpi in commercio, aggiunge: “Io più che darli alle categorie indicate non posso fare”. Altra polemica riguarda le Rsa, al vaglio dei Nas che, in tutto il Paese, hanno riscontrato irregolarità.
“Questa azienda non ha fatto un contratto con il commissario straordinario, non deve rivolgere a me la domanda”. Così il commissario Domenico Arcuri in video audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera alludendo al Gruppo Crai che ha annunciato di ritirare dalla vendita le mascherine chirurgiche. Il prezzo calmierato di 0,50 centesimi – dicono – è inferiore a quello di acquisto da parte dell’azienda.
Tra i vari provvedimenti della cosiddetta «Fase 2» dell’emergenza coronavirus c’è il prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche anti-contagio che dovranno essere indossate durante gli spostamenti: «0,50 euro l’una, senza Iva» ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa.