Il primo volo umano dal suolo statunitense dopo il ritiro dello Shuttle avvenuto nel luglio del 2011.
Il coronavirus non blocca il programma della Nasa di lanciare la prima missione con equipaggio dagli Stati Uniti. L’appuntamento è previsto infatti per il 27 maggio il primo volo umano dal suolo statunitense dopo il ritiro dello Shuttle avvenuto nel luglio del 2011. Ad annunciarlo è l’amministratore capo della Nasa, Jim Bridenstine. Grazie alla collaborazione con la Space X di Elon Musk, gli astronauti Douglas Hurley e Robert Behnken voleranno verso la Stazione spaziale internazionale. La missione si svolgerà a bordo della capsula Crew Dragon, lanciata con il razzo Falcon 9 dal Kennedy Space Center in Florida.
Gli astronauti Nasa resteranno a bordo della Stazione Spaziale per circa tre mesi. “Penso che siamo davvero in ottima forma” ha detto Bridenstine. La partenza della missione chiamata Demo-2 è in programma dalla base di Cape Canaveral in Florida. L’arrivo dei due astronauti sulla stazione orbitale porterà a cinque il numero dei membri dell’equipaggio. “Behnken e Hurley – ha osservato Bridenstine – diventeranno membri dell’equipaggio a tutti gli effetti e torneranno a casa quando saremo pronti con il prossimo Crew Dragon”.
La seconda missione
Bridenstine ha inoltre reso noto che la seconda missione Crew Dragon potrebbe essere lanciata ad agosto o settembre, se Demo-2 partirà come da programma. Per garantire la partenza della missione, nonostante la pandemia da Covid-19, la Nasa ha messo a punto un piano specifico: “molte persone sono in telelavoro e tutti coloro che sono impegnati nella missione stanno praticando il distanziamento sociale e indossano dispositivi di protezione individuale”, ha detto Bridenstine. Inoltre – ha aggiunto – nei casi in cui non si può evitare di far lavorare il personale nella stessa stanza abbiamo modificato i turni in modo da ridurre al minimo il numero delle persone che devono stare assieme”.
La Nasa ha anche elaborato piani di emergenza in caso qualcuno impegnato nella missione risulti positivo, per esempio tracciando i contatti. Secondo Bridenstine, se dovesse esserci un caso positivo di contagio tra il personale della missione in telelavoro, questo potrebbe non avere alcun impatto sulla missione. Diverso è il discorso per chi lavora in contatto con altre persone, in quel caso se ci fosse un focolaio, questo ovviamente influenzerà la data – ha detto Bridenstine che ha sottolineato come si stia facendo tutto il possibile per ridurre al minimo il rischio.