agricoltura biologica

Il settore bio ai tempi del virus: vita difficile per 2 aziende su 3

La filiera dell’agricoltura biologica durante la pandemia del COVID-19. La ricerca ed indagine promossa da FIRAB

La Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica (Firab) ha promosso, con AiabFederBio  Assobiodinamica  un’indagine sull’impatto della pandemia da Covid-19 sul biologico. Al sondaggio – si legge in una nota di FederBio, la federazione di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, avente l’obiettivo di tutelarne e favorirne lo sviluppo – hanno risposto oltre 400 aziende di cui il 73% è stata investita dalla crisi legata alla pandemia. In termini di liquidità, per oltre due aziende su tre, la tenuta economica è al massimo di tre mesi.

Come si realizza

L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che sta crescendo sempre di più negli ultimi anni. Un metodo di agricoltura dove l’ecosistema agricolo viene considerato come modello equilibrato per lo sviluppo delle piante coltivate. E per questo è anche fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

Si usano tecniche come la salvaguardia degli insetti utili, antagonisti dei parassiti. La scelta di si scelgono piante rustiche, più resistenti . Viene praticata la pacciamatura, che consiste nel coprire il terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo dagli sbalzi termici e ostacolare la crescita delle erbe infestanti; si utilizza il sovescio, ossia la semina di alcune piante (trifoglio, veccia, crescione, valerianella, spinaci, colza e così via) che una volta fiorite vengono interrate per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione; si pratica la rotazione delle colture, che consiste nell’alternare la coltivazione di piante che migliorano la fertilità del terreno, ad esempio arricchendolo di azoto, con piante che lo impoveriscono, sottraendo elementi nutritivi; si utilizzano letame e concimi organici come il compost, una miscela di terra, resti vegetali, cenere di legna e quant’altro esista nell’azienda di biodegradabile e non inquinato.

I produttori legati ai canali di distribuzione, che richiedono maggiore mobilità delle persone, come la vendita diretta in azienda o come il settore alberghiero e tutte le forme di ristorazione, sono sicuramente i più colpiti.

Un impatto significativo è dovuto anche alla chiusura dei mercatini e delle fiere, fondamentali per il 24% degli intervistati.

Il 16% delle aziende si avvale dell’e-commerce, ma solo i gruppi più grandi hanno la capacità di riconvertirsi in questa modalità di vendita.

Inoltre, risulta inaccettabile il divario tra le vendite nella grande distribuzione, aumentate di oltre il 20% e le difficoltà che stanno vivendo gli operatori, evidenziate dall’indagine Firab.

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