Da Andrea Pennacchi al premio Oscar Giuseppe Cederna, da Max Paiella a Moni Ovadia, la XXI edizione del Festival dei Tacchi a Jerzu
Dal 5 marzo al 15 giugno, quasi quattro mesi, ossia 103 giorni lontani dal palcoscenico. E si sa, per un saltimbanco il teatro è vita, passione, missione. Questo è il Festival dei Tacchi.
È proprio dalla necessità di tornare in scena per incontrare di nuovo il suo pubblico che la compagnia Cada die Teatro ha deciso, nonostante le tante difficoltà, vincoli e prescrizioni imposte dal Covid 19, di confermare per la ventunesima volta il Festival dei Tacchi, la rassegna estiva che a Jerzu farà incontrare, come da tradizione ormai consolidata, artisti, teatro, musica, letteratura e natura.
«Il virus ci ha mandato la lettera di sfratto dai nostri palcoscenici, ma noi torniamo, dobbiamo tornare – dice il direttore artistico Giancarlo Biffi. Il nostro è un dovere, un obbligo morale. Senza incontro non c’è teatro, senza lo spettatore non c’è teatro. Benissimo le iniziative on line durante la quarantena, ma ora basta. Quello non è teatro».
Gli ha fatto eco Graziano Milia, responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne per la Fondazione di Sardegna: «Mi è stato chiesto in questo periodo come la Fondazione si sarebbe comportata, se avremmo tagliato i fondi vista la crisi. Non rivediamo nulla, manteniamo inalterato il nostro impegno verso gli operatori culturali e ci aspettiamo lo stesso da loro, magari con programmi rivisitati, ridotti. Per noi sarebbe un elemento assolutamente negativo vedere che la cultura in Sardegna si arrende. Qualcuno si è arreso, ma ha fatto male».
Marco Benoni, presidente di Federcultura Sardegna «È vero che è un dovere da parte degli operatori, ma va sottolineato il coraggio anche di prendersi la responsabilità di un rischio con molte incognite. Ripartendo dalle comunità, dalle attività culturali diffuse, sono convinto che questa scommessa si può vincere, consapevole che chi decide di continuare butta il cuore oltre l’ostacolo».
Dal 5 al 9 agosto a Jerzu
Dal 5 al 9 agosto, saranno gli scenari naturalistici dell’Ogliastra a fare da cornice all’intenso calendario del Festival, con il Comune di Jerzu e la Cantina sociale Antichi Poderi in prima fila per sostenere e scommettere sulla cultura in un momento molto complicato per le amministrazioni locali messe a dura prova dai tagli ai finanziamenti e dall’improvvisa e inaspettata mannaia del Corona Virus.
«Ci vuole coraggio in un momento come questo a pianificare, programmare, portare ai nastri di partenza una manifestazione di questa portata dopo i mesi tragici che tutti quanti abbiamo vissuto. Ma non abbiamo mai avuto dubbi, né remore – spiega il sindaco di Jerzu Carlo Lai, che prosegue – Non perché “The show must go on”. Purtroppo abbiamo visto che questo adagio non vale quando il dramma ti investe a piene mani. Non abbiamo mai avuto dubbi dal punto di vista teorico, ideale, ma dal punto di vista pratico era più che legittimo averne. Se avessimo atteso passivamente che lo spiraglio normativo o delle “linee guida” ci dessero certezze non saremmo stati pronti. E un evento come questo non lo si mette in piedi improvvisando.
Nulla di improvvisato
Non abbiamo atteso gli eventi. In costante contatto con i vertici di “Cada Die Teatro” e di “Antichi Poderi” ci siamo fatti trovare pronti ai nastri di partenza di un evento che vede la la partecipazione di nomi straordinari del teatro italiano e che testimoniano quanto in questo festival non ci sia nulla di improvvisato e di non scrupolosamente valutato e soppesato. Jerzu è “il Festival dei Tacchi “e “il Festival dei Tacchi” è Jerzu.
La cultura è un bene comune ed essenziale come l’acqua; i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti. Jerzu è stato, è e sarà un manutentore zelante e appassionato di questo acquedotto. Jerzu crede da vent’anni nella straordinaria bellezza del teatro. Nell’emozione unica che trasmette uno spettacolo dal vivo, tanto più nello scenario meraviglioso di “Antichi Poderi”. Non ha smesso di crederci quest’anno, non smetterà mai. Perché Jerzu è cultura enologica, è cultura tout curt ma è indiscutibilmente, anche, oramai da vent’anni,cultura del teatro. È il Festival del teatro. È il Festival dei Tacchi».
Il festival
E sempre nel sentiero del coraggio si pone la Cantina Sociale Antichi Poderi col presidente Marcello Usala «La nostra azienda rappresenta tutto il territorio e la nostra attività ha una valenza fondamentale dal punto di vista sociale e culturale. Ecco perché confermiamo ancora una volta il nostro impegno. Quando 21 anni fa, allora ero consigliere comunale, abbiamo iniziato questa avventura credendo fortemente nel festival, non avrei immaginato di ritrovarmi qui da Presidente della Cantina a proseguire questo viaggio».
Mentre la compagnia sta definendo i dettagli organizzativi secondo le direttive del Governo per la messa in scena degli spettacoli dal vivo, tali da assicurare a pubblico, lavoratori e artisti la massima sicurezza dal punto di vista sanitario, il cartellone, passibile di qualche modifica, prevede 13 spettacoli, 3 anteprime nazionali, presentazione di libri e laboratori.
Il Festival dei Tacchi è sostenuto da Comune di Jerzu, Cantina Sociale Antichi Poderi, Assessorato alla Cultura e quello al Turismo della Regione Sardegna,
Fondazione di Sardegna e Mibact.
Gli Spettacoli
Si comincia con Andrea Pennacchi, il pojana della fortunata trasmissione televisiva di La7 Propaganda live, che al Festival presenta due lavori accompagnato dal musicista Giorgio Gobbo: con Eroi, l’attore veneto accompagna lo spettatore nell’Iliade di Omero domandandosi
cosa rimane oggi di quella storia di uomini e guerre e se sia ancora possibile raccontarla. Più intimo e personale invece il contenuto del secondo spettacolo Mio padre, appunti sulla guerra civile. Qui Pennacchi riavvolge il nastro della memoria e va alla ricerca di suo padre, della sua storia di partigiano e prigioniero, ma più ancora della sua Odissea di ritorno in un’Italia devastata dalla guerra.
Un viaggio di ricerca, di salvezza, di ritorno, di conoscenza e di lotta è anche quello di Moni Ovadia con Ulisse Achab Noè – Omero, Melville, il Libro dei Libri. Si tratta di un viaggio tra i libri e le vite di questi capitani coraggiosi, che attraversano la storia ponendosi da sempre le identiche domande senza aspettarsi risposte.
Il premio Oscar Giuseppe Cederna, noto ai più per i successi cinematografici (da Mediterraneo di Salvatores ad Hammamet di Gianni Amelio), rivisita un grande classico della letteratura, L’isola del tesoro, in un progetto che incrocia il racconto di Stevenson con la vita privata dello scrittore scozzese.
Viaggi nel passato
Ancora un viaggio nel passato, nella memoria del nostro Paese è al centro di Pesche miracolose – La resistenza di un ragazzo, messa in scena di Luca Radaelli, attore, drammaturgo e direttore artistico della compagnia Teatro Invito di Lecco. Con il punto di vista del giovane protagonista, si ripercorrono i tempi della guerra, della resistenza e della liberazione, quando questi fatti di portata mondiale irrompono nel suo quotidiano fatto di giochi e amicizie.
E sempre di viaggio nella memoria di un’Italia che non c’è più, sia pur con toni più scanzonati e ironici, è il racconto di Kolonia Paradise, resoconto tragicomico di un’esperienza che ha accomunato tanti giovani italiani in un Paese dalle sfumature in bianco e nero: la colonia estiva, un’avventura ai limiti della sopravvivenza. Autore e protagonista in scena sarà il vulcanico Max Paiella, amico del Festival, che ormai da qualche anno ha scelto lo scenario ogliastrino per presentare in anteprima nazionale i suoi lavori.
Il nostro paese
Il Festival dei Tacchi è certamente prosa, narrazione e introspezione, ma anche musica, danza e tanto tanto divertimento. Musica per ciarlatani, ballerine & tabarin dei Catalyst & Camillocromo è un concerto-spettacolo dalle atmosfere retrò che rimandano a immaginari felliniani. Cinque musicisti un po’ folli e un po’ geni coinvolgeranno il pubblico in uno scoppiettante concerto-spettacolo ricco di sorprese e colpi di scena.
Un singolare e imperdibile appuntamento è quello con Metamorfosi di forme mutate del Teatro del Lemming , liberamente ispirato alle Metamorfosi di Ovidio. Gli attori in scena dialogano con 5 spettatori alla volta, offrendo un ritorno alla dimensione sacra, propria e originaria dell’esperienza teatrale.
A 100 anni dalla nascita del Cagliari Calcio non poteva mancare l’omaggio a uno degli sportivi più amati nel mondo del pallone. I padroni di casa del Cada die Tetro portano sul palco la storia, più personale che sportiva, del mitico Gigi Riva. In Riva Luigi ’69 ’70 – Il Cagliari al dì dello scudetto, Alessandro Lay, attore e autore del testo, intreccia i suoi ricordi di bambino con le prodezze di un ragazzo lombardo, arrivato quasi per caso in un’isola di pastori con la quale ha stretto un legame indissolubile, tanto da non abbandonarla mai più.
C’è spazio per un’accorata dichiarazione d’amore in questo Festival dai mille colori. È la dichiarazione d’amore per la propria terra che Pierpaolo Piludu del Cada Die Teatro racconta nell’anteprima nazionale Pesticidio attraverso le storie di Bachisiu e Michelangelo. Un racconto scritto a quattro mani con Andrea Serra di terre ritrovate e mestieri riscoperti, ma anche di avidità economica e cinica mancanza di rispetto per le regole, l’ambiente e la natura.
Spazio ai bambini
Non poteva poi mancare una dedica speciale a Maria Lai, l’artista ogliastrina che nei suoi 92 anni di vita ha insegnato a migliaia di adulti a riscoprire il bambino che c’è in ognuno noi. La capretta di Maria, scritto e diretto da Rita Atzeri della compagnia Il Crogiuolo, prende le mosse dall’infanzia dell’artista e racconta del suo istintivo e naturale avvicinamento al mondo delle arti. Attraverso il racconto di questa piccola, ma gigante artista si vuole trasmettere al pubblico, soprattutto ai più piccoli, l’amore per l’arte contemporanea e la sua attitudine a diventare protagonista del vivere quotidiano.
Ad arricchire ulteriormente il cartellone, l’azione scenica Sporchi di polvere diretta da Mauro Mou con protagonisti i Cuori di panna smontata, i giovani allievi attori del Cada die Teatro che affronteranno i temi propri della loro generazione: ribellione e disobbedienza.
Tornano anche quest’anno le avventure del volatile più presenzialista del festival: Gufo Rosmarino cuore di nonna (nona avventura della saga dell’intrepido gufetto) le cui peripezie, scorribande e vicissitudine sono raccontate dal direttore artistico Giancarlo Biffi.
La letteratura
Con il teatro, la musica e l’arte contemporanea non poteva certo mancare la letteratura. Nell’aula consiliare del Comune di Jerzu Tonino Serra presenta L’estate della mia rivoluzione (Mondadori) libro d’esordio della giovane scrittrice Angelica Grivel Serra.
Un delitto ambientato proprio a Jerzu (ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto il secolo scorso) è il soggetto dell’ultima fatica letteraria di Ilario Carta, Espiazioni collettive (Arkadia). L’autore ne parlerà con Tonino Serra.
A completare il cartellone laboratori, lezioni di yoga e tanto tanto altro da scoprire.
IN SCENA
EROI
di e con ANDREA PENNACCHI
musiche Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini
regia di Mirko Artuso
finalista Premio Off 2011 del Teatro Stabile del Veneto.
Cosa rimane oggi dell’Iliade? È possibile raccontarla ancora? Eppure basta poco: basta trovare un episodio che risuoni della tua esperienza personale e lo puoi usare come grimaldello per entrare in una fortezza piena di tesori appena velati dal tempo, intimorito e umile di fronte alla bellezza.
E’ stato scelto il racconto, più vicino possibile a quello originario del primo grande narratore della storia, per permettere a ognuno degli spettatori di “vedere” nella propria mente, di riempire le parole del narrato con le immagini della propria esperienza e della fantasia aiutati dalle musiche composte ad hoc da Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini.
Il narratore utilizza i ricordi di scuola, il padre che gli regala una copia dell’Iliade, e da qui parte per una affabulazione dove si incontrano Bush e Agamennone, Omero e Kill Bill, San Siro (nel senso dello stadio) e l’Iraq, maestri di judo ed eroi della mitologia.
Incorniciato da due spade chiamate a simboleggiare le armate dei troiani e degli achei, il racconto fa della città di Troia uno “Stato canaglia” e della bella Elena il primo caso di “disinformazione bellica” della storia, regala infiniti spunti di riflessione sulla violenza e sulle economie della guerra e sulla vera natura dell’eroismo.
#MIOPADRE APPUNTI SULLA GUERRA CIVILE di e con ANDREA PENNACCHI
musiche di Giorgio Gobbo (chitarra) Graziano Colella (batteria) e Gianluca Segato (lap steel guitar)
produzione Teatro Boxer/Pantakin
«Quando è morto mio padre, mi sono svegliato di colpo, come ci si sveglia dopo una festa in cui non ti divertivi e hai bevuto anche il profumo in bagno. È mattina, ti svegli e stai male, ma il peggio è che non ti ricordi niente, e c’è un casino da mettere a posto. Tuo papà, che era bravo a mettere a posto, non c’è più. Così sono finiti i miei favolosi anni’90. La fine di una festa, la nascita di una nuova consapevolezza.
Come Telemaco, ma più vecchio e sovrappeso, mi sono messo alla ricerca di mio padre e della sua storia di partigiano e prigioniero, ma più ancora della sua Odissea di ritorno in un’Italia devastata dalla guerra. Sperando di trovare un insegnamento su come si mettono a posto le cose».
A fianco di Andrea, un trio di musicisti impeccabile, capitanato dall’inseparabile Giorgio Gobbo che, con la sua chitarra, si affida alle sperimentazioni musicali di batteria e lap steel guitar, creando un nuovo repertorio di canzoni degli anni quaranta, canti partigiani e musica contemporanea.
L’ISOLA DEL TESORO – ROBERT STEVENSON
con GIUSEPPE CEDERNA
regia di Sergio Maifredi
produzione Teatro Pubblico Ligure
Il romanzo che nel 1883 assicurò di colpo la fama a uno Stevenson poco più che trentenne è ancor oggi tra i suoi libri più amati. Perfetto modello del racconto d’avventura, è un’avvincente storia di lupi di mare, capitani di lungo corso, pirati e ammutinamenti: una caccia al tesoro in mari lontani scatenata dal ritrovamento tra le carte di un vecchio marinaio della mappa di una misteriosa isola dove una banda di filibustieri ha sepolto un favoloso bottino.
Per il ritmo incalzante con cui si susseguono i colpi di scena e per i suoi indimenticabili personaggi – dal giovane Jim Hawkins, che da semplice mozzo diventa l’intrepido protagonista della spedizione, al feroce e leggendario pirata Long John Silver, entrato di diritto nell’immaginario romanzesco tanto da essere ancora dopo secoli oggetto di colte e appassionate rivisitazioni – L’isola del tesoro è una di quelle rare opere che soddisfano sia la sete di avventura dei ragazzi, per i quali fu pensata e scritta, sia il gusto raffinato dei lettori adulti che conquista col suo inimitabile stile narrativo.
Giuseppe Cederna e Sergio Maifredi intrecciano il racconto di Stevenson con la vita dello scrittore, avventurosa quanto i suoi romanzi, in un gioco di specchi che ci riflette in un labirinto tra avventura reale e letteraria.
KOLONIA PARADIES
(Anteprima nazionale) di e con MAX PAIELLA
Produzione Cada Die Teatro – OgliastraTeatro/Festival dei Tacchi
La colonia estiva, retaggio di un’ Italia di cui resta un ricordo in bianco e nero, per chi l’ha provata, era un’esperienza al limite della sopravvivenza. Un soggiorno estivo simile ad un mese di leva obbligatoria, un viaggio comico e tragico nella Kolonia Paradies tra bagni al lido di Cervia e punizioni corporali dove la vacanza doveva essere sinonimo di disciplina. Il suddetto viaggio ha inizio in un allegro giorno di metà luglio e si conclude in un triste sabato del 2 agosto 1980.
ULISSE ACHAB NOÈ – OMERO – MELVILLE – IL LIBRO DEI LIBRI
con MONI OVADIA
regia di Sergio Maifredi
produzione Teatro Pubblico Ligure
Un sentiero d’acqua collega Noè, Ulisse e Achab. Un viaggio di ricerca di salvezza, di ritorno, di conoscenza, di lotta. Moni Ovadia attraversa la Bibbia, il Libro dei Libri, per incamminarsi nei versi di Omero, di Dante e di Kavafis fino a raggiungere quel monumento che è Moby Dick di Melville. Noè, Achab e Ulisse, questi i capitani coraggiosi, che per volere di un dio, per una sete di virtute e conoscenza, di etica e di sapere, per un’ossessione, hanno compiuto, per l’Umanità, il folle volo.
Moni Ovadia e Sergio Maifredi, dopo aver affrontato insieme Iliade e Odissea, tracciano una linea che congiunge eroi e libri lontani tra loro per restituirci il pensiero dell’Uomo che attraversa i secoli ponendosi, sulle onde dello stesso mare, le identiche domande, senza aspettarsi risposte, consapevole che il destino è per la stessa ragione del viaggio viaggiare.
PESCHE MIRACOLOSE – LA RESISTENZA DI UN RAGAZZO
di e con LUCA RADAELLI
regia Renata Coluccini
La vita di un paese di provincia del nord Italia durante il periodo della II Guerra Mondiale, attraverso lo sguardo di un ragazzo. Gli occhi del protagonista ci restituiscono spaccati di vita che assumono contorni diversi dal freddo e distaccato studio di quell’epoca tormentata. Si narra di un’epoca in cui la vita è ancora a stretto contatto con la natura. Ed è proprio dall’elemento naturale, dal lago e dalla pesca, che il protagonista del racconto trarrà la sua personale epifania: le pesche miracolose, la prima a seguito di un bombardamento che uccidendo i pesci riempie finalmente la pancia alla gente affamata, la seconda prodotta con la dinamite sottratta ai partigiani.
Una serie di esperienze che segna il giovane protagonista e lo farà entrare nel mondo dei grandi, un lungo cammino in una società “che non faccia più guerre” e dove “libertà non sia solo una parola”.
Un tempo che vale la pena ricordare, da adulto, e rievocare anche a chi non c’era.
Con questo spettacolo Teatro Invito prosegue il suo percorso nei “luoghi della memoria”, volto a concepire il teatro come testimonianza, che trova nella storia la fonte per raccontare come siamo ora. Un teatro di narrazione fondato sulla presenza dell’attore, sul potere evocativo della parola, sull’essenzialità della scena e dell’azione. Un teatro che rifonda il rapporto tra attore e spettatore nella condivisione del patrimonio narrativo. Le sfilate in divisa nera, i bombardamenti, la lotta partigiana, la liberazione, insomma l’irruzione della Storia nella quotidianità non interrompe i giochi, le amicizie. La fame e il freddo diventano una compagnia abituale, da contrastare con le sortite a rubare la frutta dagli alberi.
LA CAPRETTA DI MARIA
(dagli 8 anni in su) Liberamente ispirato all’opera di Maria Lai
ideazione e regia di RITA ATZERI (Il Crogiuolo)
con Marta Gessa, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro
con la danzatrice Giulia Cannas
produzione Il Crogiuolo, Spazio Fucina Teatro
«La capretta di Maria è uno spettacolo pensato per parlare ai più piccoli dell’opera di Maria Lai e permettere loro di fare un viaggio alla scoperta del valore e dei significati dell’arte nella nostra vita», spiega Rita Atzeri. Che aggiunge: «In questo percorso poetico abbiamo fuso alcuni elementi biografici della vita di Maria con la narrazione di alcune fiabe da lei rivisitate. Abbiamo immaginato che la nostra “scatola teatrale”, privata dei neri e resa bianca per l’occasione, fosse un teatrino con il quale la stessa Maria, bambina, gioca a far prendere forma alle immagini del suo sguardo che trasforma la realtà».
Lo spettacolo, fatto di sogni e visioni della durata di quaranta minuti, si apre con Maria Lai bambina, che descrive la nascita in lei del pensiero artistico con l’immagine di un pettine che vela il suo occhio destro di capelli ribelli: un’azione che si specchia nei gesti simmetrici delle attrici in scena. Da qui si dipana, con il tessuto metaforico della danza, che simboleggia l’arte, la narrazione delle fiabe La capretta, Cuore mio, Il dio distratto.
Delle installazioni ambientali, site specific, di Maria Lai, Atzeri ha scelto di dare corpo in scena alla sua più nota Legarsi alla montagna.
Lo spettacolo consente di avvicinare i bambini ai temi dell’arte contemporanea e facilita una lettura dei linguaggi dell’arte nel quotidiano. Favorisce una conoscenza della figura dell’artista Maria Lai anche inserita nel contesto della cultura popolare della Sardegna.
RIVA LUIGI ’69 ’70 – IL CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO
di e con ALESSANDRO LAY luci Giovanni Schirru
suono Matteo Sanna
scene Mario Madeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru
Che cos’è una lingua? “Un sistema di segni”, risponde nel modo oggi più esatto, un semiologo. Il gioco del football è un “sistema di segni”; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi si esprime nella “partita”, che è un vero e proprio discorso drammatico.
Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un “prosatore realista”; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un “poeta realista”. Pierpaolo Pasolini
«Nel 1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni. Non ricordo molto dello “scudetto”, ma ricordo come era la città, come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare, l’album della Panini e le partite “a figurine” sui gradini della scuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatori del Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare.
E ricordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardava sempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo che puntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ogni volta che segnava un gol». Alessandro Lay
MUSICA PER CIARLATANI, BALLERINE & TABARIN
di e con CATALYST & CAMILLOCROMO
Francesco Masi (tromba) Jacopo Rugiadi (clarinetto) Rodolfo Sarli (trombone) Gabriele Stoppa (batteria) Riccardo Battistini (susafono)
Schegge impazzite o folli geniali? Musicisti o ciarlatani? Questi sono i dilemmi che continuano a dividere i critici del globo. Il fenomeno Camillocromo è ormai dilagante, coinvolgente e contagioso, pur restando ancora celato e ben custodito il segreto della sua riuscita. Sfuggendo da definizioni ed etichette “Musica per Ballerine Ciarlatani e Tabarin” continua a girare come una giostra i teatri e le piazze d’Italia, sconfinando nell’Europa più esotica, regalando grandi risate e indimenticabili serate.
Un’orchestra di cinque musicisti in smoking vi trascinerà in atmosfere musicali retrò con suggestioni circensi e colori felliniani, presentando un concerto-spettacolo pieno di sorprese e colpi di scena. Swing, tango,valzer e sonorità balcaniche si incontrano all’interno delle composizioni originali, create dalle menti eccentriche dei Camillocromo. Il piede batte in maniera inquieta e verrebbe voglia di ballare… ma non ne avrete il tempo! I cinque personaggi rapiscono il pubblico, trasportandolo all’interno di un immaginario Tabarin, con rocambolesche attrazioni e deliri “comiconirici”, come in un varietà d’altri tempi. Sorge dunque un altro dilemma: musica o teatro? La risposta non è scontata e immaginare non basta…a voi il piacere di scoprirla!
METAMORFOSI DI FORME MUTATE
Teatro del Lemming (spettacolo per massimo 5 persone a replica)
con Alessio Papa, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Marina Carluccio, Massimo Munaro
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro
produzione Teatro del Lemming 2020
Liberamente ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, lo spettacolo propone per ogni partecipante un’immersione radicale, intima e personale nello spazio del rito, del mito e del sogno. L’accesso è riservato ad un gruppo di soli cinque spettatori a replica. Sono previste un massimo di quattro repliche al giorno.
In METAMORFOSI è in atto l’idea di un ritorno alla dimensione sacra, propria e originaria dell’esperienza teatrale. Oltre che implicare un’esperienza totalmente immersiva il lavoro propone anche una possibile via d’accesso ad un altro livello di realtà, dove in gioco, attraverso i nostri sensi e il nostro corpo, è – in qualche modo – la nostra stessa esistenza, posta all’incrocio fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, fra il nostro presente e il nostro passato irrimediabilmente perduto. È come se si precipitasse in uno spazio intimo e interiore, nel labirinto di una memoria ad un tempo personale e archetipica.
Le Metamorfosi cantate da Ovidio si specchiano, così, nelle tante metamorfosi attraversate da ciascuno di noi nel continuo movimento di morti e rinascite. In un’epoca di frenetico e bulimico consumo di immagini standardizzate e di spettacoli di massa, il teatro qui si costituisce come spazio rituale e misterico, nel quale alla distanza dello schermo di un video si oppone la presenza dei corpi e il fuoco di un’esperienza condivisa.
Questo lavoro – che rappresenta per la Compagnia il quarto Studio teatrale attorno alle METAMORFOSI di Ovidio – accoglie le limitazioni indotte dalla recente e improvvisa emergenza sanitaria Covid 19, senza per questo rinunciare alla specifica poetica sensoriale della Compagnia denominata anche “Teatro dello spettatore”.
PESTICIDIO
(Anteprima nazionale) di PIERPAOLO PILUDU e ANDREA SERRA regia Alessandro Mascia direzione tecnica Giovanni Schirru con Pierpaolo Piludu
un ringraziamento particolare a Lia Careddu che ha regalato la voce alla moglie di Bachisio
Bachisio è un anziano contadino: un uomo buono, semplice, fortemente legato alla sua terra. Racconta la sua storia a un comitato nato per difendere altri contadini, vittime come lui, di “Bentulare”, una grande impresa che sta acquistando enormi appezzamenti di terreni in tutta la Sardegna per coltivarli in maniera intensiva.
Per alcuni mesi suo figlio Michelangelo, da poco laureato in agraria, si è incontrato con diversi amici (un ingegnere, un ricercatore del CNR, un professore di botanica dell’università e il responsabile di un’azienda di edilizia biologica), per studiare come rinnovare l’azienda di famiglia cercando di coniugare le antiche conoscenze agricole dei suoi nonni con la ricerca scientifica e la produttività, in un contesto di grande rispetto per la natura. Da questo “brain storming”, o “trumbuttu de xrobeddus”, come dice Michelangelo, sono nate una casa e un’azienda ecologiche, autosufficienti dal punto di vista energetico, capaci di trasformare in ricchezza quasi tutti gli scarti. Potrebbero diventare un modello per tanti giovani e tanti altri agricoltori.
Il dolore di Bachisio
Bachisio però, purtroppo, sta vivendo dei giorni di grande dolore: Maria Grazia, la moglie, è ricoverata in ospedale a causa di una grave crisi respiratoria e Michelangelo è rinchiuso nel carcere di Uta. Qualche settimana prima, Bachisio e suo figlio avevano chiesto con insistenza ai responsabili di “Bentulare” di non irrorare con pesticidi i campi attigui ai loro, quantomeno nei giorni di vento, per non inquinare le loro produzioni biologiche. Gli operai della grande impresa avevano invece continuato. Michelangelo aveva così deciso di utilizzare qualunque mezzo per porre fine a quella situazione, soprattutto perché sua madre, quando l’odore acre dei pesticidi entrava dentro la loro casa, non riusciva più a respirare. Man mano che va avanti, il racconto di Bachisio al comitato si fa sempre più appassionato e diventa una dichiarazione d’amore alla giustizia, alla Terra, e all’amore stesso.
GUFO ROSMARINO CUORE DI NONNA
(dai 4 anni in su) di e con GIANCARLO BIFFI
illustrato da Valeria Valenza
edizioni Segnavia
Un muro, un violino, una collana dai fili d’argento, il Grande Bosco dei Piccoli Desideri per una terra accogliente verso tutti: belli e brutti. Nel bosco dei nonni Gufo Rosmarino vedrà cose mai viste, ascolterà suoni mai ascoltati, incontrerà animali bisognosi di aiuto. Stretti a lui voleremo in cieli color di pesca, da cui sarà possibile osservare la terra in tutta la sua meravigliosa bellezza, perché come dice Nonna gufo: “Quando anche il più piccolo dei desideri non è più solo tuo ma diventa il desiderio di tanti, allora tutto può accadere!”
Una nuova avventura per Gufo Rosmarino, un’altra prova che la vita gli riserva lungo il sentiero dello stare al mondo, nel difficile processo del crescere. Rosmarino è il gufetto che tutti vorremmo per amico, il fratellino coraggioso che riesce a trasformare ogni difficoltà in una formidabile occasione di avventura. Ha la saggezza spavalda dei piccoli nel mondo dei grandi, vede le cose con gli occhi della semplicità e per questo riesce a trovare la soluzione giusta ad ogni problema. Ci porta con lui nei suoi giochi, nei suoi viaggi, nei suoi sogni… con lui attraversiamo paesi e continenti, incontriamo bambini fatati e animali generosi.
SPORCHI DI POLVERE
CADA DIE TEATRO – CUORI DI PANNA SMONTATA
Azione scenica dall’Antigone di Sofocle
diretto da Mauro Mou
con la collaborazione di Cristina Carta, Giorgio Del Rio, Lara Farci, Francesca Pani, Matteo Sanna
con Edoardo Angius, Alessia Casula, Gianna Crisponi, Lara Farci, Maria Fercia, Inza Fofana, Gaia Meloni, Maria Mou, Francesca Pani, Viola Piredda, Francesca Spano, Margherita Renoldi, Alessandra Solinas
“In quanto alla loro vita di giovani, sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è di obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando non sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. (…)” Don Milani
Con i giovani allievi attori del Cada Die Teatro quest’anno proveremo a parlare di ribellione e disobbedienza. Spesso, infatti, durante il periodo che inizia con l’adolescenza , si avvia il naturale processo di allontanamento dalla famiglia e in generale da tutti quei meccanismi imposti che rappresentano l’autorità. È il momento di tracciare nuovi confini, è il momento di imparare dalle esperienze di prima mano, da soli, e di provare a scrivere nuove regole, partendo proprio da quelle apparentemente più sbagliate e che talvolta si rivelano tali… Disobbedienza e ribellione come sinonimo di libertà e voglia di essere in qualche modo protagonisti di un mondo diverso. Proveremo a farlo con un’azione scenica ispirata all’ Antigone di Sofocle.
L’ESTATE DELLA MIA RIVOLUZIONE
(Mondadori)
Presentazione del libro di Angelica Grivel Serra con Tonino Serra e l’autrice.
Luce ha diciassette anni e vive con l’adorata madre Valeria in una grande casa sul mare di Cagliari, coccolata dall’amore incondizionato di una famiglia quasi tutta al femminile. Baciata dalla bellezza e da un’intelligenza fuori dal comune, a scuola riesce senza troppi sforzi ma non ha grandi rapporti con i coetanei. A dire il vero, non assomiglia per niente agli adolescenti che la circondano. Perché Luce, nella sua età e soprattutto nel corpo di una ragazza della sua età, non si sente per niente a proprio agio. È come se appartenesse a una declinazione diversa della stessa specie, come fosse fuori sincrono. A differenza dei suoi compagni, infatti, non riesce ad accettare le asperità della metamorfosi, a gustarne la forza e a coglierne tutto il potere.
Al contrario, l’immagine che le viene quotidianamente restituita dallo specchio, quel corpo che muta e che la sorprende ogni giorno con particolari nuovi e non richiesti, non la rappresenta. Non più. Le è estranea, sconosciuta, nemica. Un’immagine lontana da come si sente realmente, nel profondo. Ma l’estate che sta per vivere, con gli incontri che costelleranno questa stagione pigra e suadente, potrebbe sorprenderla, offrendole la possibilità di affrontare l’atroce senso di sospensione e incertezza che la avvince, e di compiere quei primi indispensabili, goffi eppure rivoluzionari passi che, pacificandola con il passato, potrebbero permetterle di abbracciare un futuro carico di promesse.
ESPIAZIONI COLETTIVE
(Arkadia)
Presentazione del libro di Ilario Carta con Tonino Serra e l’autore
Ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto nel secolo scorso in Sardegna, il romanzo di Ilario Carta ha come protagonista Marco Migali, che lasciato il suo paese d’origine da molti anni, si ritrova a dover studiare – incaricato dall’università per cui lavora – un fatto di sangue accaduto negli anni Trenta nella piccola comunità in cui è nato suo padre, con il quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale. Rientrato in Sardegna per portare avanti le ricerche sul caso, il protagonista cercherà di ricostruire le fila di quegli eventi delittuosi che, per certi versi, lo toccano da vicino.
Scavando nel passato, tra atti processuali, reticenze e mezze verità, scoprirà che non tutto è stato raccontato, e che lo scenario fino a quel momento immaginato è ben diverso, ancora più assurdo. In quella fatidica notte di tanti decenni prima – in cui furono barbaramente assassinate otto persone, compresi donne e bambini – tutti, nessuno escluso, hanno avuto la loro parte in una tragedia corale che il tempo non è riuscito a cancellare totalmente.