Dal 27 giugno al 18 ottobre il Centro comunale d’arte e cultura si trasforma in un grande studio artistico aperto al pubblico
Dopo mesi di lockdown, l’arte torna gradualmente a riappropriarsi dei suoi spazi. A partire da sabato 27 giugno e fino a domenica 18 ottobre, il Centro comunale d’arte e cultura Il Ghetto diventa il “quartier generale” di nove artisti, pronti a ricostruire una serie di ateliers per operare sotto lo sguardo curioso dei visitatori.
Il progetto, a cura di Simona Campus ed Efisio Carbone per Consorzio Camù, prende il nome di A place for art. Studi d’artista al Ghetto e rientra nell’ambito della programmazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari.
L’obiettivo è andare oltre la classica idea della mostra espositiva, rendendo pubblico il lavoro solitamente nascosto di chi lavora con l’arte: il processo di produzione creativa. In questo modo le sale del Ghetto di Cagliari si trasformeranno per circa tre mesi in un luogo di scambio tra i visitatori e gli artisti. Un’esperienza unica per il pubblico, che avrà l’opportunità di immergersi nell’atto creativo di un’opera seguendone le varie fasi di elaborazione e interloquendo a tu per tu con i protagonisti in un’atmosfera riservata e informale.
“A place for art è la nostra risposta al periodo complicato appena trascorso. Abbiamo voluto sottolineare l’importanza dello spazio pubblico come luogo fondamentale per cominciare a ricostruire la comunità artistica”, ha spiegato Simona Campus nel corso della conferenza di presentazione del progetto. “Dove si arriverà non lo sappiamo neanche noi – ha aggiunto Efisio Carbone – gli artisti avranno tutta la libertà di lavorare, creare e arricchire l’esperienza”.
Ogni mese il Centro comunale d’arte e cultura ospiterà in residenza tre artisti differenti, che presenteranno una selezione di opere già realizzate e contestualmente lavoreranno alle nuove creazioni. Da sabato 27 giugno a domenica 26 luglio, il primo terzetto sarà composto da Simone Dulcis con la sua pittura informale, drammatica e passionale, da Lea Gramsdorff con il suo linguaggio artistico, intimo e simbolico, e da Francesca Randi con il suo impianto compositivo tra il surreale e l’onirico.
Per tutta la durata del progetto, le riflessioni proposte, la conoscenza degli artisti e del loro lavoro saranno approfondite attraverso incontri, talk e altre iniziative, affidate a dirette streaming e altri strumenti di comunicazione online.
Per rispettare le norme di sicurezza sanitaria, l’ingresso per A place for art. Studi d’artista al Ghetto sarà consentito a un massimo di 15 visitatori ogni ora. Per questo motivo è consigliato prenotare i biglietti chiamando lo 070 6670190 o scrivendo a ilghetto@consorziocamu.it.
I primi tre artisti del progetto
Simone Dulcis. Artista informale, scenografo e sound-designer in produzioni di teatro contemporaneo. Il suo lavoro esplora i conflitti della condizione umana e il rapporto spirituale con la natura. Il processo compositivo pittorico è basato prevalentemente sull’utilizzo del bitume che, assieme alle campiture di colore precedentemente dipinte, viene smaterializzato e ricomposto attraverso reazioni chimiche guidate dall’artista. Questa co-operazione (definibile anche come “co-creazione”) tra artista, materia e superficie pittorica, ricerca ed esprime nel risultato finale dell’opera uno stato di equilibrio e al contempo di tensione tra Uomo e Cosmo.
Lea Gramsdorff. Attrice, pittrice e regista di origini tedesche, diplomata presso la “Scuola Nazionale di Cinema” a Roma. L’artista si sofferma sul rapporto tra individuo e collettività, partendo dalla fascinazione del quotidiano per raccontare il nostro tempo, così come la memoria storica. La sua ricerca si avvale di spunti letterari e nel suo lavoro si riconosce l’influenza di cinema e teatro attraverso lo studio di “un’inquadratura” che collochi la figura in uno spazio pittorico o grafico per diventare racconto.
Francesca Randi. Fotografa e insegnante di fotografia. Sviluppa uno stile personale, onirico, con un immaginario fortemente surreale. L’identità, l’infanzia e l’adolescenza, il paesaggio notturno in bilico tra l’incubo quotidiano e la solitudine esistenziale, l’inconscio, il doppio, la wunderkammer e il perturbante sono alcuni dei temi affrontati dall’artista.