Via libera con addio Ats atteso prima della pausa estiva
(ANSA) – CAGLIARI, 17 LUG – Il Consiglio accelera sull’approvazione della riforma della sanità. Il via libera all‘addio alla Ats con il ritorno a otto Asl è atteso prima della pausa estiva ma la strada non sarà in discesa. Le polemiche sono iniziate subito dopo l’approvazione della riforma nel dicembre 2019.
Sono almeno due i fronti sui quali potrebbero sorgere dei problemi.
Uno tutto interno alla maggioranza riguarda l’ospedale più importante della sanità sarda, il Brotzu (nel testo: l’Azienda di rilievo nazionale e alta specializzazione Brotzu, Arnas), l’altro è legato alla battaglia che all’opposizione intendono dare soprattutto il Movimento Cinquestelle e i Progressisti. Per quanto riguarda il primo punto, l’Udc spinge per incorporare il Microcitemico e l’Oncologico – attualmente collegati al Brotzu – con la Asl 8. I Riformatori, invece, insistono per mantenere la situazione attuale.
I due fronti
Michele Cossa (Riformatori) ha precisato che per lo scorporo di oncologico e microcitemico dall’ospedale Brotzu non è stato ancora deciso niente. Su di esso prevale anzi all’interno della maggioranza un orientamento nettamente contrario. Questo, e altri punti problematici della riforma, sono stati accantonati. Ma solo per essere decisi in seno alla maggioranza prima del passaggio in Aula”.
L’opposizione e l’Ats
Sull’altro fronte il centrodestra dovrà vedersela con gli attacchi delle minoranze. Secondo Roberto Li Gioi (M5s) “la riforma è un bluff e dal lato pratico non porterà soluzioni: all’Ats ha solo cambiato il nome. Visto che le sue funzioni sono acquisite dall’Ares”. Francesco Agus (Progressisti) ha parlato invece di una legge che mira alla “moltiplicazioni delle poltrone, un atto scriteriato soprattutto perché l’emergenza non è certo finita”.
La replica
Replica l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu -. “Cancelliamo otto aree socio sanitarie, ciascuna col suo management, e creiamo otto aziende sanitarie che ne prendono il posto. Il numero delle poltrone è lo stesso”.
A cambiare, dice, sono “le modalità della governance: quello dell’Ats è un modello neocentralista che ha svuotato di competenze le realtà locali allungando la catena di comando ampliando la distanza tra i bisogni dei pazienti e chi doveva erogare i servizi. E questo in sanità è l’errore più grande che si possa commettere”.