Ritorna Aspettando NurArcheo Festival, il cartellone di spettacoli nato con l’obiettivo di estendere la partecipazione alla rete delle aree archeologiche e di interesse storico paesaggistico. Intendono creare un dialogo vivo con il teatro, anche al di fuori del periodo canonico di svolgimento del festival, organizzato da Il crogiuolo con la direzione artistica di Rita Atzeri.
Sottotitolo significativo quello proposto nell’edizione 2020 del Festival ,”Viaggio in Sardegna: Sulcis da scoprire”. Viaggio in Sardegna perché dopo la quarantena abbiamo pensato che un aiuto a far ripartire il turismo nella nostra isola, fosse quello di promuoverne la conoscenza. Sulcis da scoprire, perché le prime amministrazioni a confermare la loro partecipazione. E ad avere la forza di organizzare sono state quelle di Sant’Anna Arresi e Teulada, supportate dall’associazione Sarditinera.
Tre appuntamenti del Festival
Sono tre gli appuntamenti programmati per il festival il primo lunedì 27 luglio a Sant’Anna Arresi, dove in piazza Nuraghe, andrà in scena, alle 21, Su Connottu, il primo spettacolo in cartellone a essere rappresentato.
A qualcuno il nome di Pasqua Selis Zau, nota Paskedda Zau, non dirà nulla. Eppure è lei la popolana nuorese, madre, vedova, di dieci figli, che il 26 aprile del 1868 scatenò la sommossa popolare contro gli effetti della Legge delle Chiudende. Quando contadini e pastori protestarono contro la volontà del Consiglio Comunale di Nuoro di voler privatizzare le terre pubbliche.
Nell’opera di Ruju la narrazione è affidata principalmente agli uomini. Nel racconto al femminile pensato dal Crogiuolo, a dare lettura del testo saranno Rita Atzeri, Maria Grazia Bodio, Isella Orchis. Due attrici storiche del Teatro di Sardegna, Gisella Vacca e il fisarmonicista Stefano Minnei: “Un tentativo, senza stravolgere i contenuti della narrazione, di riportare equilibrio alla vicenda, almeno sul piano interpretativo delle voci in scena”.
Note storiche
Alcune note storiche. Il 26 aprile del 1868 i moti popolari nuoresi culminarono nella sommossa di Su Connottu. Dal grido di battaglia della popolazione ormai esasperata quando i sardi scesero in piazza per protestare contro la tirannia feudale al canto di “Procurad'”. Allora a guidarli fu Giovanni Maria Angioi, a Nuoro invece il popolo scese in piazza guidato da una popolana, Paskedda Zau. Il motivo scatenante fu dato dall’amministrazione comunale, che fu autorizzata ad abolire i diritti di uso comune dei territori comunali da parte dei cittadini residenti. E a mettere in vendita al migliore offerente i terreni interessati.
7 agosto
Il 7 agosto al festival, sempre ore21, ci si sposta nella casa baronale di Teulada, con “La vedova scalza” da Salvatore Niffoi
Con Carla Orrù protagonista e la regia di Virginia Siriu la messa in scena, tratta dall’omonimo romanzo di Niffoi. Vincitore del Premio Campiello 2006, accompagna gli spettatori lungo un percorso catartico che dalla cieca violenza sfocia nel suo rifiuto. La vendetta, la sopraffazione, l’onore da lavare col sangue sono gli ingombranti concetti che vengono messi in dubbio.
Siamo nella Barbagia degli anni ’30, popolata di piccoli paesi in cui la vita è regolata dai podestà fascisti. La violenza è ovunque. Nello strapotere fascista, nelle angherie delle forze dell’ordine, nel sistema di usi e consuetudini che fossilizza i membri della società. La donna ne fa parte in quanto essere quasi annichilito: dedita alla vita rurale, è destinata solo alla preghiera e alla procreazione.
Il concatenarsi degli eventi costringe Micheddu alla latitanza. Infine, verrà ucciso in modo crudele. Rimasta sola con un figlio da crescere, Mintonia brucia dal desiderio di vendicarsi uccidendo il mandante, Centini. Riesce a introdursi nella casa del brigadiere e, dopo averlo sedotto, lo accoltella a morte. Subito dopo, scappa in Argentina. Ma la violenza non trionfa.
17 agosto
Il 17 agosto, si torna a Sant’Anna Arresi, al festival, ore 21, con lo spettacolo “Corpi al vento”, in prima regionale, messo in scena proprio nello spazio antistante il nuraghe. In scena Ilaria Gelmi e Antonella Ruggiero messa a punto del lavoro delle attrici: Roberto Anglisani
Donne cretesi, “le luminose” le chiamavano, tutte accomunate dallo stesso destino. Tutte fragili di fronte alle passioni d’amore, tutte vittime della stessa maledizione. Fragili, come la creta. Noi, donne, siamo tutte fatte di creta. Un mito classico in chiave personale, femminile, ironica e contemporanea.