La mostra collettiva ci offre testimonianze significative dell’Italia durante e dopo il lockdown
Il progetto di fotografia online In My Town per il Centro Fotografico Cagliari di Cristian Castelnuovo è arrivato a metà strada.
Dal 4 giugno ad oggi sono stati presentati 8 artisti con le relative città di appartenenza o d’adozione per documentare l’Italia post lockdown,
La mostra In My Town, curata da Roberta Vanali, ha visto la partecipazione di diversi fotografi anche grazie agli approfondimenti in conversazioni con il gallerista e la curatrice.
Una mostra digitale alla scoperta della penisola e delle isole colpite dal coronavirus
Un viaggio da nord a sud, isole comprese, con cadenza settimanale, nel territorio nazionale colpito dalla pandemia, con l’obiettivo di ripartire dalla sua bellezza.
In My Town è un pretesto per la riflessione sul paesaggio urbano, per uno sguardo dell’artista sulla città di appartenenza, sia essa di nascita e/o di adozione.
Ogni lavoro fotografico punta a svelare l’anima di ogni città, la forza più estrema del territorio, la sedimentazione di esperienza e memoria insita nelle metropoli.
Soprattutto in questo momento storico dove la nostra esistenza ha subito una sospensione inattesa per l’emergenza sanitaria.
“Tutte le azioni umane devono necessariamente trovare il luogo adeguato in cui accadere. Il luogo quindi è parte integrante delle nostre azioni e, d’altro canto, l’uomo non è pensabile senza un riferimento ai luoghi”
Così scriveva Christian Norberg-Schulz, grande architetto e autore del saggio Genius Loci.
Giovedì 30 luglio sarà presentato Nicola Bertellotti, il nono protagonista della mostra collettiva con la città di Lucca.
Gli artisti presentati fino ad oggi
Andrea Morucchio, Venezia Anno Zero, trittico fotografico
Attinge al capolavoro neorealista di Roberto Rossellini la serie Venezia anno zero di Andrea Morucchio da cui è tratto il trittico Punta della Dogana che inaugura il progetto online di In My Town.
Una Venezia come non l’avete mai vista, sospesa tra cielo e mare e totalmente deserta per il lockdown.
La città lagunare è silenziosa, non più fagocitata dal caos e finalmente respira restituendo una bellezza senza precedenti.
Immersa in una atmosfera senza tempo, carica di suggestioni oniriche e metafisiche, essa appare come cristallizzata.
Inondata di luce e magicamente sublimata dal suo stesso isolamento.
Giacomo Infantino (Varese), Unreal, Preja Buia, 2 stampe fotografiche
Appartengono alle serie Unreal e Preja Buia, le due fotografie proposte da Giacomo Infantino.
Un percorso nella regione prealpina del nord e nei sobborghi della Sassonia per indagarne i meravigliosi paesaggi boschivi in continua mutazione ma al contempo sempre più a rischio.
Quella del promettente artista è una approfondita sperimentazione visiva che conferiscono alle immagini atmosfere fiabesche, prospettive oniriche nonché cromatismi contrastanti e fortemente accesi.
Una ricerca visiva tra realtà e finzione, tra natura e artificio per svelare il difficile rapporto tra uomo e natura.
Una lettura introspettiva, di un immaginario che diventa comune, per approdare a nuovi orizzonti di percezione visiva.
Marco Menghi, Milano durante la Fase 1 e 2, 13 stampe fotografiche.
Marco Menghi concentra il suo lavoro artistico a uno dei luoghi in cui la pandemia ha avuto gli effetti più devastanti ovvero Milano.
Una città che avanzava senza sosta a ritmi frenetici e che successivamente appare come congelata, sospesa nel tempo e quasi irriconoscibile.
L’analisi del territorio e la sua evoluzione sono al centro dell’indagine dell’artista che, al di là dell’ambito documentaristico, restituisce l’essenza di una città che resiste e lo fa attraverso gli aspetti più salienti che hanno caratterizzato il lockdown.
Dalle composte file davanti ai supermercati, agli spazi verdi della città meno conosciuti, presi d’assalto per godere di qualche raggio di sole, sempre col giusto distanziamento.
E ancora, panorami mozzafiato ripresi con l’ausilio di droni, fino alle architetture simbolo della città che si stagliano solenni lasciandosi contemplare in tutta la loro bellezza.
Roberto Goffi (Torino), 5 stampe fotografiche con poesie tratte dalla serie I Notturni
“Scossa dall’uragano che rinforza / si dilata la Notte d’improvviso / quasi fosse sin qui chiusa e raccolta / tra le spire minuscole del Tempo”.
Sono dedicati a Torino e accostati ai versi di Rainer Maria Rilke, i Notturni di Roberto Goffi. Serie fotografica costituita da 12 stampe ai sali d’argento che va a redigere un elegante e prezioso libro d’artista.
Non a caso l’autore possiede quell’innata abilità di restituire sublimi immagini mediante antichi procedimenti fotografici – dalle stampe al carbone ai dagherrotipi – che gli consentono di catturare l’anima delle cose.
E lo fa con estrema sensibilità e continua sperimentazione conferendo un’aura di misticismo a una città di per se già misteriosa offrendo sculture semi nascoste dalla vegetazione circostante.
Squarci che si aprono alla flebile luce della luna per mostrare, in un rigoroso bianco e nero, le sagome pietrificate degli eterni custodi della città. In un’atmosfera senza eguali dove si respira l’odore inconfondibile della notte.
Corrado Zeni (Genova), We are floating, stampa digitale e foglia oro.
È la pittura, l’ambito di appartenenza di Corrado Zeni, il cui linguaggio deriva da una profonda ricerca e sperimentazione del medium fotografico congeniale a catturare stralci d’umanità intenta a compiere gesti quotidiani.
Ed è proprio dal sapiente connubio tra pittura e fotografia che nasce l’opera We are floating.
Una figura umana scontornata e isolata, ridotta a una sagoma fluttuante, in balìa della tempesta che ha scatenato l’emergenza sanitaria.
Tutt’intorno una città deformata e frammentata che ricomposta assume la parvenza di un non luogo, di uno spazio straniante e alienante.
Una città oramai inospitale anche per i suoi stessi abitanti.
Stefano Gentile (Treviso), From here to eternity, stampa fotografica
Ispirata alla celebre pellicola degli anni cinquanta Da qui all’eternità, l’opera di Stefano Gentile origina da un approccio narrativo autobiografico con l’intenzione di dare voce a uno stato d’animo che appartiene al controverso e inquietante periodo di smarrimento vissuto nel lockdown.
La metafora è l’aspetto più congeniale ad esprimere il senso di quest’epoca, che si concentra abilmente in uno scatto.
Dalla freccia che indica l’obbligata direzione verso l’ombra, allo spazio angusto configurato dalle pareti, fino alla porta murata che inevitabilmente accentua la percezione di smarrimento e oppressione.
Il tutto immerso in un assordante silenzio ma con la volontà di superarlo, seppur con difficoltà, e guardare oltre. Come suggerisce il lussureggiante paesaggio investito dal sole che si apre sullo sfondo.
Monica Testa (Bergamo), Riflessi del cuore, dittico fotografico
Alla ricerca di una realtà fondata sulla spontaneità, Monica Testa coglie immagini pregne di pathos e poesia.
Come avviene per le riprese della città più martoriata dalla pandemia: Bergamo.
Nella Piazza Vecchia, cuore della Città Alta, cattura il riflesso sul cellulare della Torre Civica del Palazzo della Ragione, detto il Campanone per i cento rintocchi che scandisce alle 22, e della Biblioteca Civica affiancata da un particolare della Fontana Contarini.
Con l’intenzione di immortalare una città fragile dalle ferite ancora aperte e dolorose ma che continua ad esibire la sua innata bellezza.
Paolo Serra, Bologna in Quarta Dimensione, 4 stampe fotografiche
Sono dedicate a Bologna – sua città d’adozione -, nello specifico alla stazione ferroviaria, al complesso di Santo Stefano, a San Luca e alla fontana del Nettuno, le quattro opere in bianco e nero di Paolo Serra, che muove dal linguaggio cubo-futurista per restituire simultaneamente diversi punti di vista di un unico soggetto.
E lo fa egregiamente senza l’ausilio di artifici digitali o montaggi bensì attraverso l’utilizzo di lenti prismatiche e specchi nel tentativo di ridurre spazio e tempo in molteplici frammenti che si concentrano in un unico sorprendente scatto.