L’idrogeno rinnovabile è al centro degli obbiettivi della Commissione europee che ha emanato un comunicato sull’integrazione dei sistemi energetici.
L’8 luglio, contemporaneamente alla Comunicazione sulla strategia per l’idrogeno, la Commissione europea ne ha pubblicato un’altra, sull’integrazione dei sistemi energetici, considerandola un obiettivo prioritario. L’idrogeno rinnovabile è al centro della visione della Commissione europea, che punta ad annullare le emissioni nette di carbonio dell’Unione. Questo risultato lo si aspetta entro il 2050. E numerosi studi indicano che entro il 2030 si potrebbe arrivare al pareggio, se i costi degli elettrolizzatori continueranno a calare al ritmo attuale. Per decarbonizzare il Continente bisognerebbe far diventare l’idrogeno verde più competitivo di quello “grigio”.
I problemi
Uno dei problemi più difficoltosi da risolvere per arrivare a quest’obiettivo è l’accumulo stagionale di energia. La rete elettrica ha bisogno di pareggiare sempre domanda e offerta, ma le fonti intermittenti come l’eolico e il solare non sono regolabili, per cui devono essere immagazzinate per renderle disponibili nel momento preciso in cui servono. Per lo storage a breve termine ci si può affidare alle batterie di ultima generazione. Ma per le disparità stagionali, la questione diventa più difficile . Perché i volumi richiesti sono più grandi e i sistemi non devono scaricarsi nel tempo, come capita alle batterie. La soluzione più pulita è trasformare l’elettricità in eccesso in idrogeno, che poi si può stoccare in serbatoi, per riconvertirlo in elettricità da fuel cell o da turbina quando serve.
L’uso odierno dell’idrogeno
Purtroppo bisogna pensare che il 97% dell’idrogeno utilizzato oggi nel mondo da impianti chimici e raffinerie sia prodotto con il reforming di combustibili fossili a costi molto più bassi. Rilasciando oltre 800 milioni di tonnellate di CO2 l’anno a livello globale, secondo Wood Mackenzie, tanto quanto le emissioni di un Paese come la Germania.