L’idrogeno nel vento solare fa esplodere la superficie della Luna, che agisce in opposizione all’ossidazione
Nuova Delhi: utilizzando i dati di uno strumento della NASA a bordo della missione Chandrayaan-1 dell’India, gli scienziati hanno, per la prima volta, trovato l’ematite minerale di ferro ossidato ad alte latitudini sulla Luna.
I risultati sono una sorpresa per gli scienziati planetari poiché la superficie lunare è praticamente priva di ossigeno. Il ferro è altamente reattivo con l’ossigeno e forma la ruggine, che è comunemente vista sulla Terra. Tuttavia, sulla Luna, l’idrogeno nel vento solare fa esplodere la superficie, che agisce in opposizione all’ossidazione. Ciò rende la presenza di minerali ferrosi altamente ossidati, come l’ematite, sulla Luna una scoperta inaspettata.
Secondo i ricercatori dell’Università delle Hawai’i, l’ematite lunare potrebbe essersi formata con l’aiuto dell’ossigeno dell’alta atmosfera terrestre; questo è stato continuamente soffiato sulla superficie lunare dai venti solari negli ultimi miliardi di anni. .
Gli incendi artici battono i record di emissioni di anidride carbonica
Gli incendi che imperversano nell’Artico provocano pennacchi di fumo che coprono l’equivalente di oltre un terzo del Canada. Questi creano i record dell’anno scorso per le emissioni di anidride carbonica di quest’estate.
Secondo gli scienziati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, le emissioni di CO2 di quest’anno dagli incendi del Circolo Polare Artico sono aumentate di poco più di un terzo rispetto al 2019.
Dal 1 ° gennaio al 31 agosto di quest’anno, si stima che dalla regione siano state emesse 244 megatonnellate di CO2. In confronto, gli incendi di tutto il 2019 hanno rilasciato 181 megatonnellate di CO2 nell’atmosfera.
Nel 2009 la scoperta anomala
Scoperta un’anomalia nel lato nascosto della Luna: è una massa metallica, cinque volte più grande della Big Island delle Hawaii e probabilmente risultato dell’impatto di un grande asteroide. È sepolta sotto il Bacino Polo Sud-Aitken, che è un enorme cratere da impatto del diametro di circa 2.500 chilometri, che copre circa un quarto della superficie lunare. La scoperta, descritta sulla rivista Geophysical Research Letters, si deve ai ricercatori coordinati dal geofisico Peter James dell’americana Baylor University.