Dalla Grotta Corbeddu rispunta il bandito armato di una bottiglia di Nepente Bandidu: sabato 26 settembre la presentazione del nuovo vino made in Oliena
Il suo obiettivo, fin dal primo giorno della sua per ora breve ma ci si augura lunghissima esistenza, è di diventare un vino ricercato. Non un latitante, ma un prodotto che con un po’ di attenzione e di curiosità si può trovare. L’abboccamento può avvenire nel territorio che ha sempre frequentato e che continua a vivere.
Ne conosce ogni angolo, qualsiasi anfratto o segreto che vuole però svelare assieme al suo essere a chi oltre a un buon nepente sa apprezzare paesaggio, storia, archeologia di questi luoghi. Posti con un’anima e una caratteristica precisa che parlano anche attraverso una bottiglia e al vino che vi è contenuto. Una storia millenaria che sarebbe bene conoscere, approfondire e divulgare.
Tutti gli appuntamenti della giornata sono patrocinati dal Comune di Oliena e curati dalle associazioni Sardinia Inside, Vet Barbagia e dall’Anonima Cantina che produce il nepente Bandidu. Con queste premesse sabato 26 settembre il Nepente (nome dato dal vate Gabriele D’Annunzio) Bandidu esce allo scoperto, abbandona la macchia per entrare a pieno diritto nel mercato enologico isolano e internazionale.
Il prodotto
Il prodotto è frutto delle vigne e del lavoro di Luigi Columbu e Gianfranco Deiana, due amici che condividono le stesse passioni e l’amore per il territorio che vivono. Sarà presentato alle 19 al rifugio di Sa Ohe nella valle di Lanaitho a Oliena. La giornata sarà particolarmente ricca di eventi e di momenti di approfondimento: avranno come minimo comune denominatore la figura del bandito Corbeddu e i luoghi che ne hanno ospitato la sua esistenza a tratti mitica.
I produttori del Nepente Bandidu, bottiglia dall’accattivante grafica, sono stati così coinvolti in una giornata – appunto quella di sabato 26 – con alcune delle più importanti figure professionali legate al mondo dell’archeologia in Sardegna. L’evento si presenta di grande interesse storico/culturale riguardante principalmente la “casa” del bandito.
Si parlerà anche delle varie scoperte di natura preistorica al suo interno. Con un rimando a Corbeddu che passa attraverso la proiezione del film documentario di Louis Van Gasteren del 1975 e il racconto di alcune “pillole di vita “ dello stesso.
In mezzo al programma ci sarà anche la presentazione del vino Nepente Bandidu, il cui carattere irruento e sanguigno è stato stemperato dalle sapienti mani dell’enologa Emanuela Flore.
La giornata
La giornata inizia alle 10 con le visite guidate alla grotta Corbeddu. Alle 16 e 30 saluto delle autorità con l’intervento del sindaco di Oliena Bastiano Congiu. Seguiranno gli interventi di Gianluigi Marras, funzionario provincia di Nuoro Sovrintendenza ai beni archeologici. Nonchè di Giancarlo Carta, geologo e direttore della rivista Gruttas e Nurras e del direttore della cineteca sarda Antonello Zanda.
Maria Antonietta Furru si soffermerà sulla Grotta Corbeddu dalla preistoria alla storia. Gianfranca Salis invece concentrerà il suo intervento su “La valle di Lanaitho e il contributo all’archeologia in Sardegna”. Pasquale Puligheddu concluderà con un intervento su “Corbeddu, il bandito sociale”.
Alle 19 presentazione del vino Bandidu, prodotto da Anonima Cantine con la degustazione guidata dal sommelier Ais Antonio Massaiu. Chiuderà la serata la proiezione del film di Luis Van Gasteren Corbeddu del 1975.
Il vino, l’etichetta e la sua ironia
Nasce come spesso accade da un gioco tra amici. Luigi Columbu e Gianfranco Deiana condividono la passione per il vino e il territorio. A seguito hanno creato un vino che rispecchiasse in toto il territorio di Oliena, aspro sulle sue cime e generoso a valle nei vigneti. Un vino che rispecchiasse un carattere barbaricino e che fosse “ricercato”.
Da li Bandidu, con l’immagine del bandito galantuomo ritratto da Columbu alla quale dedicò pure un murale oltre 10 anni fa. Si era rivolto e aveva dedicato l’opera ai visitatori di ogni dove. Li aveva invitati inoltre a soggiornare a Oliena e in Barbagia per vedere posti meravigliosi, assaggiare i prodotti tipici e unirsi a festa col popolo. Tutto questo senza temere i banditi che oggi campeggiano appunto su un muro, nei libri e racconti popolari.
Sulla capsula vi è riprodotta la cassa in ottone di un bossolo di fucile con su scritto “a Hent’annos hin salude”. “Il nostro intento è quello di invertire la rotta e se per molti inviare in anonimato una cartuccia era inteso atto di forza. Noi vogliamo che invece col nostro vino possa arrivare un buon augurio a chi decide di “sparare” questa cartuccia, altro che minacce “, dicono i due amici vignaioli.
Nome cantina
Si parte con “Anonimo”, poi si vedrà. Anche qua ovviamente si è tenuto un filo logico con tutta l’idea di marketing e si è optato per questo nome composto da un logo fatto di ritagli di giornale da parte di due remote cantinette del centro storico di Oliena che vogliono mandare messaggi di pace e amore al mondo. E quale miglior messaggio di una buona bottiglia di Nepente!
Scheda vigneti
Bandidu nasce da piccoli vigneti situati tra le zone più rinomate di Oliena. Lavorati a conduzione familiare apportando innovazione alle tecniche di lavoro dei vecchi vignaioli olianesi. I nuovi impianti dei vigneti son stati rinnovati sia innestando con marze recuperate da antichi vigneti olianesi che vanno dai 45 agli oltre 100 anni, sia da giovani piante acquistate e certificate essere nate da cannonau di Oliena.
Lo scopo è di ottenere un cannonau “in purezza” con piccole percentuali di uvaggi solo ed esclusivamente sardi o autoctoni di Oliena come la nera del ponte.
Storiografia vigneti
Un vigneto è situato nella zona di “lavothè”, vicino al nuraghe di Susune/Lillovè sull’antica carrareccia romana che portava a Nuoro e dove è stato rinvenuto il bronzetto raffigurante Aristeo. Qui le uve giungono a perfetta maturazione grazie ad una fortunata esposizione al sole e ai venti.
Gli altri due vigneti sono rispettivamente collocati uno su un costone ai piedi del Supramonte dove la presenza di boschi di leccio fanno da cornice ad antichi forni della calce. Uno si chiama “Othia Irva”, l’altro in località Sa Prama a pochi metri dal pittoresco ponte romano di Papalope”.