Yamina Salah, presidente dell’Admi, Associazione delle donne musulmane d’Italia, è a favore di una legge che vieti questo tipo di richiesta
Al centro del dibattito in Francia un tema in auge da decenni: la certificazione sulla purezza delle donne musulmane. In particolare Yamina Salah, presidente dell’Admi, Associazione delle donne musulmane d’Italia, è a favore di una legge che vieti questo tipo di richiesta.
“Il tema della certificazione sulla purezza delle donne musulmane è molto delicato- afferma Yamina Salah, presidente dell’Admi-, è un problema socio-culturale che viola la privacy delle ragazze, una mancanza di rispetto nei loro confronti. Inoltre è anche una violazione della morale religiosa, riguardo all’Islam. Per questo motivo sono a favore di una legge che vieti questa forma di umiliazione”.
Tutto è partito da un appello di un gruppo di medici e ginecologi francesi. In Francia questo documento è richiesto molto raramente alla vigilia di un matrimonio religioso dalle famiglie o dallo stesso sposo. Questa istanza si presenta come una forma di pressione verso le giovani donne.
“A mio avviso questa è una forma di pressione verso le giovani indifese- precisa la presidente dell’Admi-, crea in loro una crisi psicologica dal punto di vista familiare e sociale. Perchè non si chiede la stessa cosa ai ragazzi che vogliono sposarsi?”
In altre parole quanto si sta dibattendo in Francia riguarda la società in generale che va educata al rispetto della donna. Considerando la delicatezza dell’argomento è compito del mondo della comunicazione, dei media, ma anche dei medici dare un loro apporto in tal senso.
“Per precisare, questa non è una questione che riguarda solo la comunità musulmana- conclude-, ma tutti. Infatti è importante educare le future spose “alla libertà responsabile“, in maniera tale che abbiano una maggiore forza nell’affrontare la vita. Noi musulmani a partire “dall’Imam” abbiamo il compito di accompagnare le ragazze e le loro famiglie in un momento così delicato”.