Un «corpo senza volto, attento e fragile» per raccontare i drammi e le contraddizioni di «un tempo alla deriva» nell’assolo “Who is Joseph?”
“Who is Joseph?” di e con Davide Valrosso in cartellone giovedì 8 ottobre alle 20.30 al Giardino Sotto le Mura di Cagliari. Evento per il FIND XXXVIII Festival Internazionale Nuova Danza firmato Maya Inc. Intriganti omaggi d’artista tra allegorie dantesche, indagini sulle “connessioni” tra mente e corpo, “incursioni” urbane e riflessioni sul presente. Organizzato da Maya Inc con lo slogan “All we can do is dance” (tutto quello che possiamo fare è ballare). Si affida alle geometrie di corpi in movimento per una moderna “catarsi” (senza sminuire la drammaticità del tempo in cui viviamo) a fronte delle inquietudini del mondo contemporaneo.
Quattro intense serate al Teatro Massimo di Cagliari
- la “danza urbana” di “Nothing to Declare” di Yoris Petrillo, nell’interpretazione di Caroline Loiseau;
- l’energico “Space” firmato Frantics Dance Company con Marco Di Nardo, Carlos Aller e Juan Tirado;
- creazioni d’autore – da “Les Miserables” di Carlo Massari per C&C Company;
- “The Rite” di Luciano Padovani (Naturalis Labor);
- “Graces” di Silvia Gribaudi (Zebra Cultural Zoo);
- “Voglio la luna” di Francesca La Cava (Gruppo e-Motion);
- “Over/Under” di Matteo Bittante (DanceHauspiù);
- “Timeline” di Ella Rothschild, “Zatò e Ychi” di e con Valeria Russo e Lucas Delfino;
- “Idillio” di Lorenzo Morandini -, il trittico della Serata Explò;
- la prima nazionale di “En attendant James B.” della compagnia corsa Art Mouv’.
Dall’8 ottobre la kermesse si trasferisce
La kermesse si trasferisce nella cornice suggestiva del Giardino Sotto le Mura, impreziosito dalle sculture di Pinuccio Sciola.
Visioni di un mondo alla deriva, alla ricerca di nuovi valori e significati con “Who is Joseph?” del danzatore e coreografo Davide Valrosso (co-produzione Festival Oriente Occidente, Festival Kilowatt, Anghiari Dance Hub). Si tratta di un intenso assolo su «un corpo senza volto, attento e fragile, debole e consapevole, forte e incerto». Un corpo capace di evocare attraverso una partitura gestuale le «immagini visive» di eventi reali.
La figura di Joseph
«Joseph nasce dall’urgente desiderio di interrogarsi, ponendo domande che diventano gesti. Gesti a volte simbolici, a volte liberamente intagliati nell’armonia di una danza. Si cerca di dar voce a quel vivido silenzio che fa da sottofondo alla nostra contemporaneità» – scrive Francesca Gennuso. «In un percorso dal conflitto alla resilienza, il gesto, alla stregua dell’eco che si diffonde in seguito a un forte urlo, si propaga nello spazio per porre mille e mille domande».
Una ricerca interiore che si traduce in una sequenza di azioni alla ricerca di una chiave di interpretazione della complessità e delle contraddizioni della società contemporanea. Si superano pregiudizi e barriere per riscrivere una geografia senza confini, nello spirito dell’accoglienza, come antidoto contro il “naufragio” di corpi e anime e il declino della civiltà.
“Un instant dans la maison d’autrui”
Focus sull’arte e sulla figura di Maurice Béjart – venerdì 9 ottobre alle 20.30. A seguire la “conferenza danzata” di Claudio Bernardo (As Palavras) nata come ideale prosecuzione dell’assolo “Só20”. Una pièce autobiografica in cui il danzatore e coreografo rievoca il folgorante incontro con uno dei maestri del Novecento. Nato a Fortaleza, in Brasile, l’artista ha iniziato la sua carriera come danzatore tra San Paolo e Rio de Janeiro e nel 1986 è entrato a Mudra, la scuola fondata da Maurice Béjart a Bruxelles, dove ha creato la sua prima coreografia: “Vita Nostra”. Su invito dello stesso Béjart, si è trasferito in Europa per proseguire gli studi e perfezionarsi. Qui ha danzato ne “La chute d’Icare” con Plan K di Frédéric Flamand.
“Un instant dans la maison d’autrui” come percorso
L’opera racconta il percorso di Claudio Bernardo tra il Brasile, Bruxelles e poi Losanna. La storia di un giovane danzatore che sceglie di seguire il grande coreografo, varcando l’oceano per trasferirsi in Europa, dalla scoperta di “Un instant dans la vie d’autrui” fino all’ingresso alla Mudra e poi il primo concorso per giovani coreografi e l’inizio di un’intensa carriera di autore oltre che interprete nel mondo della danza.
Un ideale viaggio tra i ricordi di una vita d’artista, quasi a tracciare una “mappa” poetica e giocosa della leggendaria Maison Béjart. Tra «parole, gesti e rispettosi silenzi colmi di gratitudine» verso uno dei simboli del balletto ventesimo secolo, l’indimenticabile e geniale Maurice Béjart.
Claudio Bernardo, il protagonista
Nato a Fortaleza, Brasile. All’età di 15 anni, ha iniziato a studiare danza a Sao Paulo e poi a Rio de Janeiro. Nel 1986 è entrato alla scuola Mudra, diretta da Maurice Béjart. Nel 1995, Claudio Bernardo ha fondato la sua compagnia: As Palavras. Dal 1995 al 2017, ha creato più di 50 pezzi e vinto svariati premi di prestigio come il Premio della critica per L’Assaut des cieux. Ancora ricordiamo i riconoscimenti alla carriera della Divine Académie Française des Arts, Lettres et Culture e della Biennale Internazionale di Danza di Ceará, Brasile. Alcune delle ultime creazioni sono: L’Assaut des Cieux (2009), No Coração da Tempestade (2011), Só20 (2012), Usdum (2014), Giovanni’s Club (2016) e Apoxyomenos (2017).
“Home Sweet Home”
«è un racconto per suggestioni della lotta spietata tra Uomo e Natura. Queste allegorie sono qui incarnate da una figura in rosso e da una danzatrice dal corpo femminile dotata di un’energia mascolina». «Entrambi i corpi, Natura e Uomo, interagiscono con luce, suoni e verbo, in una danza a tratti quasi marziale e spigolosa. Lo spazio diventa vuoto e i corpi si fanno duri, flessibili e fluidi. È il giorno della resa : “Se io vacillo, voi vacillate”, sostiene la Natura. Vogliamo che la Natura guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico. In questa confusione calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto dell’uomo è quello dello spettatore stesso».
“Simple Love”
Spettacolo vincitore al Festival InDivenire 2018. Rappresenta un inno all’amore nel segno della nostalgia e del rimpianto, del dolore e della perdita ma anche dell’esaltazione del sentimento stesso. «Un racconto fragile e di grande intento celebrativo, per “un canto all’amore perduto”» – spiega Roberta Ferrara. «La gestualità, utilizzata in modo sacro e decifrato come un rito, prenderà il posto del verbo per raccontarsi attraverso il corpo». «È un quadro di sentimenti ed emozioni; un vortice, una sfida di equilibri e compromessi da trovare, visivamente con il corpo, concettualmente con il cuore e con la mente» – svela la coreografa. «L’onestà fa da sfondo ad un lavoro che innesca momenti di silenzi, tensioni, sguardi e ricordi. Sarà necessario trovare una pace interiore, un momento dove spazio-tempo si fermano e donano un amore semplice privo di archetipi e capace di riconoscere nella fragilità umana la dolcezza della nostalgia».
“Solo Dante#Inferno”
Domenica 11 ottobre dalle 19 “Solo Dante#Inferno”, una coreografia di Monica Casadei per Artemis Danza.
«“Solo Dante#Inferno” traghetta il pubblico alla visione di pulsioni primordiali, che si incarnano creando un’opera allegorica dove la danza si articola tra sacro e profano. L’animo umano viene esplorato a partire dalla straordinaria testimonianza della Commedia dantesca. Qui il bestiale si contrappone al divino aprendo infiniti spazi di immaginazione e creazione». «Le musiche del Requiem verdiano accompagnano una riflessione sull’anima dopo la morte. Qui affiora il senso di umiltà dell’uomo che piano, sottovoce, si appella al Dio supremo, chiedendo pietà per i suoi peccati». La coreografia di Monica Casadei – interpretata da Mattia Molini, Alessia Stadiotti e Samuele Arisci – si sviluppa attraverso tre assoli. I tre assoli corrispondono a tre «tre cerchi infernali, tre castighi per l’eterna dannazione» evocati da potenti suggestioni visive. Attraverso una danza accompagnata dalla letture di alcune terzine della cantica dove il buio e la luce, il linguaggio contemporaneo e quello antico, dialogano senza sosta.
“Kurup”
Di e con Nicolas Grimaldi Capitello, in scena con Valeria Nappi. Spettacolo vincitore di Danza Urbana XL. Una performance di danza urbana pensata per misurarsi con spazi di volta in volta differenti. Architetture e paesaggio diventano parte del racconto. «In uno spazio indefinito e in un tempo indeterminato, i performers agiscono e reagiscono animati da sentimenti reali e da stimoli esterni. Se c’è reazione c’è vita. I due danzatori, l’uno di fronte all’altro, trasformano mente e corpo, dando vita ad una relazione che nasce da una profonda connessione» – spiega l’autore. Il duetto comprende una prima parte di pura improvvisazione. Mentre nella seconda parte – «attraverso le dinamiche naturali del corpo si innesca una composizione fisica su partitura musicale che crea un disegno spaziale dinamico» in una dimensione duale in cui si annullano i contrasti e regna l’armonia.
Gli incontri successivi
Il FIND 38 prosegue – dal 16 al 18 ottobre – al Giardino Sotto le Mura di Cagliari. Una riflessione su come “Immaginare la danza” venerdì 16 ottobre alle 20.30 con la conferenza di Caterina Di Rienzo. A seguire “Zatò e Ychi” dell’ASMED con le coreografie create e “danzate” da Valeria Russo e Lucas Delfino al ritmo delle percussioni di Marco Caredda e Cinzia Curridori per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena. Ancora il FINDER con i Giovani Autori dell’Accademia Nazionale di Danza Francesca Rapicano, Maria Cardone e Zulimire Sawuti. Sabato 17 ottobre alle 20.30 spazio a “The Halley Solo” di Fabrizio Favale, nell’interpretazione di Vincenzo Cappuccio e infine domenica 18 ottobre alle 19 “Lughente e Sùtile Lughe” di LucidoSottile – una creazione “a quattro mani” di Tiziana Troja e Valentina Puddu.
Infine dal 28 al 30 ottobre alle 21 al Teatro Civico di Sinnai il debutto di “Four” – nuova produzione dell’ASMED/ Balletto di Sardegna con le coreografie di Olimpia Fortuni, Matteo Marchesi, Manolo Perazzi e Sara Pischedda.