L’intervista al regista Marco Righi
Marco Righi è un giovane regista cinematografico. La sua carriera inizia con gli studi di regia e montaggio video, dedicandosi anche alla regia cinematografica pur non credendo che questo auspicio si sarebbe realizzato. In particolare “I giorni della vendemmia” rappresenta il suo film d’esordio
“I giorni della vendemmia”
L’opera è un lungometraggio del 2010 del regista Marco Righi. Il film racconta quella che da molti viene definita come “l’educazione sentimentale”, la storia di formazione di un adolescente di nome Elia che vive nella provincia emiliana dei primi anni ’80. Vive in una realtà caratterizzata da un padre fortemente comunista e una madre molto cattolica. Racconta inoltre la storia di una ragazza, Emilia, il cui nome è una dedica alla regione dell’autore. Questa ragazza dalla città si trasferisce in provincia e rappresenta una piccola rivoluzione nella quotidianità di Elia.
Il successo del film di Righi
Il film di Righi ha ricevuto un ottimo riscontro anche da parte della critica, il che ha rappresentato una sorpresa, secondo l’autore, per tutte le persone sul set. Questo film è stato infatti prodotto da un insieme di artisti emergenti e giovanissimi. Il motivo del successo del film potrebbe essere legato proprio alla testardaggine e dalla consapevolezza dell’obiettivo di tutti colore che hanno partecipato alla sua realizzazione. La promozione del film è avvenuta anche e soprattutto tramite web, con metodi definiti dal regista come anticonvenzionali. Questo è dovuto principalmente al fatto che, essendo personaggi emergenti, le capacità economiche per una promozione su grandi canali è molto limitata.
Il rapporto con l’opera “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli
L’importanza dell’opera sta soprattutto nell’influenza che hanno esercitato sul Righi nel mettere in scena degli eventi che sono stati inventati. Secondo il regista Tondelli non si lega in particolare ad un personaggio, quanto più permette di creare un legame con la provincia di Reggio Emilia. La citazione del Tondelli rappresenta dunque più un omaggio all’autore e alla terra natia, che una vera e propria ripresa o legame con i personaggi della sua opera.
Il messaggio
Alla base del film il regista sottolinea di non aver avuto un vero e proprio messaggio, non ha avuto un obiettivo da portare a termine mediante la sua realizzazione. Il regista ha deciso semplicemente di scrivere una storia che si muove nella provincia viscerale della sua regione. Il compito di intraprendere e interpretare viene lasciata allo spettatore, di analizzare i suoi stessi pensieri e le sue osservazioni. L’obiettivo, definibile in questo senso, era quello di descrivere la regione di appartenenza, anche nelle sue tensioni e conflittualità, tra ideologia e religione.
I consigli ai giovani
Righi consiglia ai giovani che vogliono intraprendere questa strada, in primis, di non arrendersi, di non demordere. A sostegno ricorda gli inizi della sua stessa compagnia, la quale ha iniziato dal nulla. Ricorda ovviamente l’importanza delle competenze e conoscenze nella materia o comunque nel lavoro che si vuole affrontare, come altrettanto essenziale è l’esperienza. Al di là delle competenze, ricorda comunque che anche alla base della lori avventura vi era stata una scintilla di follia. Alla base della loro produzione non vi era un pensiero di tipo economico o comunque di ritorno, quanto più una consapevolezza di quelli che potevano essere i limiti che si potevano incontrare sul set. Il consiglio finale dell’autore è quello di non arrendersi, di tentare, di mettersi in gioco ed attendere le risposte, da cui si può sempre cogliere un insegnamento.