Sui miei passi: intervista al Teatro dallarmadio e alla danzatrice Donatella Cabras in occasione della Biennale del Teatro
Intervista a Fabio Marceddu e Donatella Cabras in occasione della Biennale del Teatro riguardo lo spettacolo Sui miei passi.
Sui mie passi è il titolo della coreografia che andrà in scena Sabato 17 Ottobre alle ore 17 sala M1 del Teatro Massimo di Cagliari. La coreografa e danzatrice Donatella Martina Cabras mostrerà SUI MIEI PASSI, prodotto da Teatro dallarmadio (Cagliari), una performance che prende vita dall’azione del camminare come campo d’indagine fisico oltre che metaforico.
Liberamente ispirato al testo poetico Lady Lazarus, Sylvia Plath
Scrittura drammaturgica, coreografia e danza: Donatella Martina Cabras
Montaggio sonoro: Antonello Murgia Teatro dallarmadio
In collaborazione con: movimentopoetico
Durata: 35 minuti
La performance prende vita dall’azione del camminare che diviene campo d’indagine sia fisico che metaforico. Il percorso parte dall’alzarsi in piedi e termina in un lascito di tracce nel tempo. Nell’arte generatrice di passi i movimenti nascono da ciò che accade in ogni momento presente del cammino e il puro atto fisico del movimento si carica di storia, emozioni, bagaglio di vita che viaggia anche in apparente assenza.
Il gesto e la parola si esprimono congiunti in una rinascita sempre possibile dentro il cammino cosmico di cui il corpo fa parte. Pluripremiata compagnia teatrale, Il Teatro dallarmadio dal 2005 promuove un teatro civile, sociale, dove la musica ha un ruolo fondamentale, parte dall’uomo e dai suoi ‘microcosmi’ senza omologarlo a bandiere partitiche o politiche. I fondatori Antonello Murgia e Fabio Marceddu (Attori, registi) sviluppano un lavoro sincretico permeabile alle contaminazioni anche con la danza. Donatella Martina Cabras, è danzatrice impegnata in una ricerca permanente sulla poeticità.
Come è nato lo spettacolo Sui miei Passi?
Donatella Cabras:
Lo spettacolo Sui mie passi è stato generato qualche anno fa. Ho iniziato a produrlo qualche anno fa dal desiderio di registrare ed elaborare un moneto di passaggio. Devo dire inizialmente un passaggio di vita diciamo personale nel senso che poi si rifà, non ho problemi a dirlo, al momento della mia vita molto delicato e molto fragile. Quindi, era importante per me mettere in arte quest’ esperienza ecco. Così, ho iniziato a produrlo quando sono rientrata in Sardegna da un periodo che ho fatto all’Estero come danzatrice ed è stata diciamo un po il modo di ritrovarmi in questo territorio di nuovo dopo tanti anni.
Non è andata male, nel senso che è un lavoro che ha trovato molto molto accoglienza da parte appunto del Teatrodallarmadio. Devo dire molta accoglienza da parte di altri operatori culturali poichè lo hanno apprezzato. Per me è una cosa molto molto bella, cioè appunto, dopo tanti anni che mi affacciavo nel territorio e nel panorama culturale qui in Sardegna, mi hanno dato molta accoglienza. E’ uno spettacolo dove appunto io uso sia il testo che il movimento poichè il mio ambito è la danza.
Nel testo Sui miei passi ho usato un ispirazione che è la poetessa Silvia Plath, che amo molto e che diciamo sono ombra dei suoi testi. Ci sono temi molto importanti o comunque anche a volte un po’ oscuri in realtà per me di si cela sempre un segreto la rinascita. Una rinascita, proprio un apertura verso nuove possibilità di rinascita dello spettacolo. Secondo me è anche attuale rispetto ai tempi di adesso. Forte dobbiamo comunque vedere sempre la possibilità del fatto che l’esperienza ci facciamo e trovare qualcosa di nuovo di noi e siamo un modo, per rinascere.
Quale messaggio volete trasmettere al pubblico e quali emozioni vorreste che provasse nel vedere il vostro spettacolo?
Fabio Marceddu:
Allora, l’artista non si preoccupa mai. L’artista è un mediatore dei propri sentimenti e non c’è la preoccupazione di un messaggio. Se parliamo di un messaggio sarebbe come codificare l’arte cioè che definisce l’arte ammazza l’arte. Il messaggio è una definizione. Noi costruiamo un percorso dove all’interno esiste la nostra vita nell’arte.
Donatella Cabras:
L’idea di creazione. C’è l’idea del camminare. Per me è stato anche un’analisi dell’azione del camminare. E’ come una proiezione sempre verso. L’atto del camminare è un atto che in qualche modo ti fa stare nel presente. Quindi, sicuramente è anche un inno al camminare. Cammino anche molto sul palco, parlando dell’azione della camminata. Questo è il mio punto di partenza. Non è un messaggio per il pubblico. Spero che il pubblico venga con una voglia di aprirsi a quelloo che arriva. Le emozioni arrivano e sono diverse per ognuno di noi.
Su quali nuovi spettacoli state lavorando? La pandemia in che modo ha modificato i vostri piani?
Fabio Marceddu:
Noi, come artisti siamo in crisi. Stiamo ridisegnando tutto il nostro approccio. Inventeremo nuove distanze che ci riavvicineranno. E’ impossibile non prendere in qualche modo visione. Tutto si sta modificando, nella speranza che questo cambio possa essere reinterpretato per una rivalutazione della realtà, appunto delle nuove sensazioni. Non è possibile sottrarsi a questo. Però ciò non toglie che noi mediamo. Gli artisti, mediamo quello che la realtà offre per trasformarlo in arte. Quello che stiamo vivendo è comunque difficile, io non vorrei film che parlano di Covid. Noi abbiamo il dovere ma soprattutto il diritto di disegnare anche altre realtà, nuovi mondi e nuovi scenari possibili. Siamo, nel presente ma anche visionari e attraverso il nostro pensiero possiamo ri-visionare la realtà non soltanto raccontarla.