Intervista ad Ignazio Chessa, fondatore del teatro Lo Teatrì, sullo spettacolo “Fucilate l’artista”, il 21 Ottobre al Teatro Massimo.
L’opera
In “Fucilate l’artista” un attore impersona sé stesso, la sua realtà diventa finzione scenica. Si espone come bersaglio per la sua esecuzione. Include il pubblico nella ricerca di un baraccone dove esprimersi come fenomeni e capire l’origine del malessere, diffuso come un virus. Ipotizza una rinascita per ripartire col piede giusto ma l’inesorabilità della vita consuma e non siamo pronti a sapere se rinasceremo 80 volte.
Uno spettacolo sull’attore che si trova davanti a tanti incroci nella vita, una persona in scena e nella vita. Un paradosso, quello dell’attore, che si ripete come un canone, un bordone nel quale si poggiano tutte le esperienze vissute, immaginate, trasposte, essendo sia attivo che passivo.
I ricettori che normalmente usiamo per la vita, l’attore li usa per esplorare la vita stessa che rappresenta in teatro restando sul confine, su quella border-line necessaria per condurre anche il pubblico nel gioco empatico, fondamentale, per creare la complicità che decreta il successo o insuccesso di una missione teatrale.
Un attore disposto ad esibirsi in tutti i baracconi, riconoscersi fenomeno e riconoscere, di conseguenza, fenomeni anche coloro che lo guardano. L’inquietudine fa parte di noi, l’evoluzione, l’involuzione, non siamo mica sassi. Una vita di singhiozzi, di insicurezze, porta il personaggio/attore in scena a interrogarsi continuamente sul compromesso con il pubblico, trincerandosi talvolta in omissioni o risoluzioni che gli consentano dei margini di fuga.
Tutto si può iniziare, ma molto resta incompleto. Frammenti di vita che si rimandano, illusoriamente per essere completati, ma infine siamo consapevoli che resterà molto di incompiuto. La frustrazione e il dolore sono sempre soggettivi, non ci possono essere parametri uguali per tutti, anche se è difficile prescindere da una società estremamente selettiva e spesso razzista.
Ignazio Chessa e Lo Teatrì
Ignazio Chessa debutta nel 1979 in Toscana, a Roma si forma presso la scuola di Teatro MTM della regione Lazio, nel frattempo lavora presso “Il Torchio” e altre compagnie Teatrali. Ha al suo attivo migliaia di spettacoli con diversi registi in varie rassegne e stagioni teatrali. Alterna la sua attività artistica come attore e insegnante.
Nel 2018 ha fondato Lo Teatrì ad Alghero, un teatro di 38 mq che aspira ad entrare nel Guinnes come teatro più piccolo del mondo, e inoltre, con la sua grande offerta culturale si è già affermato come una delle realtà artistiche più attive della Sardegna.
Quest’anno 2020, per risorgere dal Covid, ha ideato l’Agriteatrì, una rassegna teatrale all’interno di un’azienda agrituristica e ha presentato e ospitato, fra spettacoli teatrali e concerti, 33 produzioni diverse con grande successo di pubblico e critica.
Regia: Ignazio Chessa e Marco Velli.
Musiche eseguite dal vivo di e con:
Dario Pinna (violino) Riccardo Pinna (Piano elettrico).
Scene e Costumi: Fabio Loi.
Luci: Tony Grandi
Organizzazione: Tiziana Usai
Produzione Maldimarem/Lo Teatrì