Emergenza Covid: messa in pericolo la quantità di posti letto disponibili nelle Terapie intensive. Si rischia di superare la soglia limite
Sono: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. LE TERAPIE intensive (Ti), dal Nord al Sud pur con differenze importanti, si stanno pericolosamente avvicinando alla soglia limite. Ovvero alla saturazione del 30% dei posti letto nelle Terapie intensive dedicati a malati Covid.
I dati
Oltre tale soglia, stabilita dal ministero della Salute, scatta l’allarme per la tenuta del sistema ospedaliero. Non siamo ancora a questo livello, ma la crescita netta dei contagi non lascia ben sperare. Secondo l’ultimo monitoraggio settimanale ministero-Iss sono già dieci le Regioni con un rischio definito alto per la tenuta dei reparti di Rianimazione.
Si tratta di Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. Infatti, hanno una probabilità da alta a massima di superare la soglia del 30% di posti occupati nel prossimo mese. E le regioni segnalate con il livello più alto di rischio per questo parametro sono la Lombardia e la Liguria. Ad oggi, tuttavia, avverte il presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo.
Le parole di Alessandro Vergallo
“Se è vero che 10 Regioni sono particolarmente a rischio, è anche vero che ci troviamo in una situazione di allerta in tutte le Regioni. Si sta andando verso una saturazione a breve dei posti Covid a causa del crescente trend dei contagi”.
La pressione “sta crescendo e iniziamo a vivere la paura che si possa tornare alla situazione drammatica della prima fase epidemica”, afferma. Infatti, “i circa 600 pazienti Covid attualmente in Ti rappresentano già un dato molto alto. Dimostrano che siamo dinanzi ad una iniziale curva esponenziale dei casi”.
Per fare chiarezza sui numeri, le stime ufficiali indicano l’obiettivo di arrivare a 8.732 posti in Ti (dai 5.179 pre emergenza), ma ad oggi i posti effettivamente disponibili sono 6.529, quindi i posti aggiunti dedicati alla Covid sono il 38% di quelli programmati. E’ chiaro, rileva Vergallo, “che si possono utilizzare i posti non finalizzati alla Covid, ma questo lascia sguarnita l’assistenza per le altre malattie”
Rapporto dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica
Che la situazione sia da monitorare lo conferma anche l’ultimo Rapporto dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, campus di Roma (Altems).Grazie al decreto 34/2020 sono aumentati in quasi tutte le Regioni i posti letto in Ti, rileva, ma analizzando quanti di questi posti aggiuntivi sono già occupati da pazienti Covid si evidenzia che una Regione ha già esaurito questa capacità.
È l’Abruzzo, che ha saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati. Si avvicinano invece alla saturazione della capacità massima aggiuntiva Piemonte (83%), Marche (67%), Campania (66%), Toscana (65%) e Sardegna (63%).
Le altre Regioni non presentano ad oggi particolari criticità, precisa Altems, con tassi di saturazione lontani dal valore massimo. Dati respinti però da Abruzzo, Piemonte e Toscana, che hanno precisato come al momento non si registrino criticità di posti nelle Ti regionali. Non solo posti letto, però. A mancare all’appello sono infatti anche gli anestesisti-rianimatori.
Americo Ciocchetti: coordinatore del report Altems
A fronte dell’aumento dei posti in Ti, infatti, “manca ad oggi un aumento in egual misura del numero degli anestesisti”, afferma Americo Ciocchetti, coordinatore del report Altems, e se prima dell’emergenza il rapporto in Italia tra anestesisti e posti letto era di 2,5 (per ogni posto letto c’erano cioè 2,5 unità di personale), oggi il rapporto è sceso a 1.6, con differenze regionali.
Con gli ultimi provvedimenti, sottolinea Vergallo, “sono stati reclutati anche un migliaio di specializzandi dell’ultimo biennio, ma non è ancora sufficiente: gli anestesisti in Italia sono circa 18mila ma ne occorrerebbero almeno altri 4mila per garantire tutte le attività”.
Se ci fosse una nuova emergenza Covid, conclude, “le Ti non avrebbero sufficiente personale medico specializzato per fronteggiare la situazione”.