Palestra addio: dopo l’ultimo Dpcm del Governo in fumo 20 anni di lavoro: Daniele e Willam al tappeto, “temiano di non rialzarsi più”
Vent’anni di sudore, sforzi e sacrifici, nel vero senso della parola. Trecento metri quadri appena presi in affitto, ristrutturazione avviata, soldi messi a correre per crescere, scommettendo su quell’attività diventata grande con loro. La storia di Daniele Pinna e William Solinas, titolari della palestra Kamaleonte Fitness di Sassari, purtroppo non ha niente di originale e non è un caso eccezionale. Quella di via Budapest è una delle tante palestre che, nonostante l’allenamento dei gestori, vacilla sulle ginocchia e teme di non rialzarsi dopo lo stop imposto dall’ultimo Dpcm del Governo. Ci saranno anche loro, domani, in piazza del Carmine a Cagliari per manifestare con tanti altri la loro contrarietà alla chiusura di palestre e piscine. Replicheranno venerdì a Sassari, in piazza d’Italia.
Lo scorso gennaio Daniele e William hanno investito in nuovi locali e hanno iniziato il restyling. In marzo hanno interrotto per il lockdown. Tre mesi difficili, senza introiti ma con i lavori da finire e l’affitto da pagare per i 300 metri quadri del nuovo spazio. In giugno la riapertura e l’adeguamento alle misure per contrastare il contagio, “ma con un sesto degli atleti rispetto a prima perché – spiegano – in molti hanno continuato ad aver paura del coronavirus”. Posti distanziati negli spogliatoi, niente docce, apertura con prenotazione, contingentamento delle presenze, igienizzazione delle mani e sanificazione dei locali e delle attrezzature, controllo della temperatura in ingresso. Tutto secondo le norme. Ma non è bastato.
“Chiediamo solo di poter lavorare – è l’appello lanciato a nome di un’intera categoria – Ci consentano almeno gli stessi orari di bar e ristoranti: dieci ore di apertura, dalle 8 alle 18, per far fronte alle spese e lavorare con servizio di personal training. Poi, quando tutto sarà finito, sarà il caso di parlare seriamente di regolamentazione del settore e riconoscimento della nostra professione”. Ma non ora. Perchè adesso c’è da pensare alla sopravvivenza della loro attività: lo stop rischia di mandarli al tappeto, nonostante le spalle larghe e le braccia forti. Un pensiero, infine, Daniele e William lo rivolgono ai più sfortunati: “Lavoriamo con persone diversamente abili. Anche per loro questo blocco rappresenterà la privazione di un momento di svago sia fisico che mentale, è un colpo al cuore per tutti”.