C’è un’intesa trasversale per far slittare di un anno la riduzione delle tariffe incentivanti del decreto Fer I. È quanto emerge dagli emendamenti presentati al Senato al ddl di conversione del decreto-legge sulla proroga dello stato di emergenza da Covid.
Cosa è il FER?
Accrescere la produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). È con questo obiettivo che lo scorso anno è stato varato il Decreto FER per gli incentivi alle fonti rinnovabili per il triennio 2019-2021. In particolare, il Decreto FER 1, in vigore da agosto 2019, agevola la diffusione dei piccoli impianti fotovoltaici, eolici on-shore, idroelettrici e a gas di depurazione. Il Decreto FER 2, in via di definizione, sarà dedicato agli incentivi per ammodernare e costruire nuovi impianti a biogas, solare termodinamico e geotermoelettrici.
Tariffe
Le tariffe incentivanti sono riconosciute per tutto l’arco di vita utile dell’impianto e in base alla sua potenza: fino a 105 euro a MWh per il fotovoltaico e per 20 anni. Dopo l’aggiudicazione il produttore sigla con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) un contratto “a due vie”: ossia vende in borsa la sua energia al prezzo zonale orario e paga o riceve dal GSE la differenza tra tariffa e prezzo speso. Gli impianti fino a 250 kW possono optare per la tariffa onnicomprensiva, cedendo tutta l’energia immessa in rete al GSE alla tariffa aggiudicata.
Il sistema incentivante favorisce sia gli impianti che cedono tutta o quasi l’energia prodotta che i prosumer: ai produttori con impianti fotovoltaici fino a 100 kW su edifici è attribuito un premio di 10 euro a MWh sulla quota di produzione netta consumata in sito, a condizione che l’energia autoconsumata su base annua sia superiore al 40% della produzione netta dell’impianto. Il premio è cumulabile con quello di 12 euro a MWh su tutta l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici che sostituiscono coperture in amianto.