La notte di Halloween è anche chiamata la notte delle streghe; la parola witch (strega in inglese) deriva dall’inglese antico wicce, ovvero “wise woman”, donna saggia.
La strega è simbolo di Halloween. La leggenda vuole che proprio la notte di Halloween le streghe compiano i loro raduni; esse venivano chiamate in modo che leggessero il futuro in merito all’anno che stava per arrivare. In un momento in cui si verificava una congiunzione tra il mondo dei vivi e il modo dei morti. Secondo la tradizione, se la notte del 31 ottobre si indossano i vestiti al rovescio e si cammina all’indietro, si vedrà una strega.
Per strega (un tempo anche lamia) si intende una donna (o un uomo) dedita alla pratica delle arti magiche e dotata o meno di poteri soprannaturali. Questo è anche il nome che gli esponenti della cultura pagana danno a loro stessi; il termine non è quindi usato in senso negativo ma solo per definire uno studioso di erbologia, cristallomanzia e stregoneria. Secondo le credenze diffuse in varie culture, le streghe sarebbero state dedite alla pratica della magia, soprattutto popolare, e dotate di poteri occulti. Questi sarebbero derivati loro dall’essere in contatto col maligno o comunque con entità soprannaturali.
Queste donne avrebbero usato tali poteri quasi esclusivamente per nuocere alle persone e alle cose e talvolta per opporsi all’intera società umana. Per alcuni secoli molte persone sono state oggetto di persecuzione da parte della Chiesa quando in loro venivano individuate le caratteristiche attribuite alle streghe. La stessa idea dell’esistenza delle streghe fu messa in discussione, nella metà del XVIII secolo, dallo studioso trentino Girolamo Tartarotti, che giudicò infondate le teorie sulla stregoneria, e frutto di superstizione piuttosto che di logica, di indagine scientifica ed ortodossia cattolica.
Rivalutazione della figura della strega.
A partire dall’Ottocento è iniziata la rivalutazione della figura della strega attraverso varie opere storiche e letterarie, tra le quali basti citare La Sorcière di Jules Michelet, in cui lo storico francese afferma tra i primi la tesi che la stregoneria sia un residuo di antichissime pratiche pagane. Una notevole influenza ha avuto il saggio Aradia, o il Vangelo delle Streghe, scritto da Charles Godfrey Leland nel 1899, in cui l’autore descrive in forma romanzata antichi riti della tradizione stregonesca italiana, chiamandola “stregheria”. Nel testo si narra di Aradia, figlia della dea Diana, che scende sulla terra per insegnare l’arte della stregoneria ai suoi seguaci. Purtroppo oggi tutti gli studiosi concordano sul metodo poco scientifico utilizzato da Leland, nonché sulla sua abitudine di arricchire storie e racconti e dare loro il taglio desiderato.
Altrettanta importanza hanno avuto, nei primi decenni del Novecento, le tesi di Margaret Murray.
Secondo queste la stregoneria sarebbe la sopravvivenza per tradizione misterica, soprattutto nelle campagne, di culti e pratiche di origini remote. SI tratta di pratiche di guarigione, rituali di fertilità, conoscenze dell’uso delle erbe, comunicazione con gli spiriti e il numinoso, e viaggi extracorporei. La strega della cultura occidentale corrisponderebbe allo sciamano delle culture cosiddette primitive. Anche in questo caso, però, la tesi di Margaret Murray, non essendo supportata da un metodo di ricerca storiografica accettabile; negli ultimi decenni la maggior parte degli studiosi dopo un esame più approfondito delle sue fonti respinsero le sue tesi.
In generale le recenti opere storiografiche sulla stregoneria evidenziano gli errori metodologici della studiosa britannica. L’idea di una vera e propria “organizzazione” stregonica, dedita a un culto diffuso in tutta Europa, appare effettivamente forzata e manca di riscontri oggettivi. Ad ogni modo questo nuovo contesto ha contribuito alla nascita del neopaganesimo e della wicca, nel cui ambito per strega si intende colei che è stata iniziata a una delle varie tradizioni neopagane o wiccan, o una praticante della stregoneria tradizionale.