Quartu: una stanza per le vittima di violenze domestiche, sessuali o psicologiche dove saranno accolte con tranquillità e ascoltate
E’ la nuova iniziativa, una stanza per le vittima di violenze domestiche, sessuali o psicologiche seguendo i loro tempi e i loro bisogni, cercando di metterle loro agio per accompagnarle nel percorso che le porterà a denunciare il proprio aguzzino. È stata inaugurata oggi dal Questore di Cagliari, Pierluigi d’Angelo, all’interno del Commissariato di polizia di Quartu Sant’Elena la stanza di ascolto per le vittime vulnerabili. Un luogo dove viene garantita la privacy e dove il tempo non conta. Qui una donna o un minore possono sedersi su una sedia o su un divano e sorseggiare una bevanda calda mentre vengono ascoltati, potendo interrompere il loro racconto in qualsiasi momento”.
La stanza
La stanza è stata allestita grazie al contributo di una giovane donna. Infatti, il 3 ottobre scorso ha trovato il coraggio di denunciare un 40enne che la perseguitava da tre anni. Lui era ossessionato da lei, tanto che si era tatuato il suo nome sul braccio, ma non avevano mai avuto una relazione e non era mai stato corrisposto. L’aveva pedinata e minacciata di morte, rendendole la vita un inferno. Proprio nel giorno della denuncia, la donna ha scoperto che all’interno del Commissariato a Quartu sarebbe stata ricavata una stanza per le vittime vulnerabili. Inoltre, ha chiesto di poter contribuire all’allestimento. Ha così acquistato e regalato gran parte degli arredi, ai quali oggi si sono aggiunti fiori e piante donati dai cittadini.
“Un gesto davvero generoso – ha commentato il Questore. Siamo grati alla signora non solo per aver dato un fattivo contributo alla realizzazione di questo spazio di ascolto. Ma anche per rappresentare l’ennesimo esempio di coraggio. Un modo concreto di dare sostegno e supporto a tutte quelle donne che ancora vivono nel sommerso la propria condizione di vittima. Qui tutte le vittime vulnerabili troveranno poliziotti capaci di ascoltarle, pronti a credere e a non giudicare né loro, né ciò che raccontano”.