Solo il 5% della massa dell’universo è composto da materia che possiamo toccare con mano o vedere. Il 68%, invece, è composto da “energia oscura”.
Il restante 27% è composto da particelle che non interagiscono mai con la materia barionica. Si tratta della “materia oscura” e per studiarla è stato costruito un laboratorio a quasi un chilometro, sotto la superficie dello Yorkshire, in una fascia di salgemma argenteo formatosi circa 250 milioni di anni fa. Ed è fin là sotto che Robert Macfarlane si è spinto per toccar con mano il respiro dell’Universo. “Ogni secondo (queste particelle, ndr) ci attraversano a trilioni il fegato, il cranio e le budelle”, racconta Robert Macfarlane nel suo ultimo libro, Underland – Un viaggio nel tempo profondo (Einaudi). “I neutrini passano attraverso la crosta, il mantello e il solido nucleo di nichel e ferro del nostro pianeta senza toccare neanche un atomo sul loro cammino – continua – per queste particelle subatomiche i fantasmi siamo noi e il mondo invisibile è il nostro”.
“Guardate in alto in una notte serena – afferma Macfarlane – vedrete la luce di stelle lontane trilioni di chilometri; o scorgerete i crateri prodotti dagli impatti degli asteroidi sulla faccia della luna”. E poi: “Guardate in basso e la vostra vista si fermerà al suolo, all’asfalto, alle dita dei piedi”. Niente di più. Nelle 360 pagine, che sono già state insignite del National Outlook Book Award dell’anno scorso per la sezione National History Literature e che compongono quello che per il Guardian e il New York Times è sicuramente uno dei libri migliori del 2019, veniamo portati nel tempo profondo del nostro pianeta. Questo in un viaggio che ci aiuta non solo a capire da dove veniamo ma anche a guardare dove andremo.
“Il mondo di sotto – ci avverte sin dall’inizio l’autore – custodisce bene i suoi segreti”.
Scoprire significa, infatti, riportare alla vista ciò che è stato relegato nelle profondità e nell’oscurità della Terra. Macfarlane lo sa bene: andare giù è “un’azione controintuitiva, in controtendenza rispetto alle inclinazioni della ragione e dell’anima”. Non a caso al mondo di sotto è sempre stato affidato “ciò che non può essere detto o visto apertamente”. Come il lutto. Riportare alla luce questo mondo “dimenticato” è una fatica non indifferente. I posti svelati dallo scrittore inglese, che insegna all‘EmmanuelCollege di Cambridge e che con Einaudi ha già pubblicato Luoghi selvaggi e Le antiche vie, sono pressoché inaccessibili. Ed è solo grazie all’aiuto di scienziati e guide locali che può, infatti, raggiungere grotte inesplorate, città invisibili e fiumi senza stelle. Un po’ come Enki, il servo di Gilgamesh, che per conto del padrone scende negli inferi, tra tempeste di grandine e onde violentissime, per recuperare un oggetto perduto.
Quello che Macfarlane riporta alla luce è uno scrigno di arcani segreti che svelano una bellezza senza tempo. Come il laboratorio di Boulby, dove gli scienziati a quasi un chilometro sotto la superficie terrestre cercano di captare la materia oscura dallo spazio, o le catacombe che si snodano sotto Parigi in un labirinto che è al tempo stesso claustrofobico e affascinante. Come i fiumi scavati nel calcare sotto l’altopiano del Carso o i misteriosi danzatori rossi dipinti nelle grotte marine delle remote isole Lofoten. “Underland è una storia di viaggi nell’oscurità, di discese alla ricerca della conoscenza”, spiega lo stesso Macfarlane. “Segue un itinerario che va dalla materia oscura costituitasi alla nascita dell’universo fino ai futuri nucleari di un Antropocene prossimo venturo – continua – nel viaggio tra questi due estremi del tempo profondo, la linea narrativa non si allontana mai dal presente in perpetuo movimento”.