La robotica è presente anche nell’industria cinematografica, a questo proposito Disney ha svelato alcuni sviluppi su un sistema in grado di umanizzare lo sguardo di un robot.
Nello specifico Disney ha lavorato alla realizzazione di un prototipo che, come vedremo nella clip sottostante, è in grado di risultare divertente, realistico e inquietante allo stesso tempo. Come anticipato poco sopra, è lo sguardo a fare la differenza e per raggiungere questo risultato si è lavorato su tre parametri precisi che nel loro insieme permettono di emulare lo sguardo umano. Si tratta per lo più di movimenti automatici a cui non facciamo caso consciamente; a livello inconscio, però, vengono interpretati dal nostro cervello in un determinato modo. Il primo è il respiro, o meglio, il classico movimento leggero e ondulatorio del capo che si verifica durante le fasi di inspirazione ed espirazione. Il secondo è lo sbattere delle palpebre a cadenza regolare per mantenere gli occhi umidi.
Infine, il terzo è quel meccanismo di movimento oculare rapido chiamato saccade, che consta in rapide messe a fuoco verso più punti di un soggetto con cui si sta prendendo familiarità. Un approccio decisamente sofisticato che aumenta il feeling con l’automa come potrete vedere voi stessi. Disney potrebbe impiegare questo approccio nell’industria cinematografica ma anche nei parchi a tema, eppure questa tecnologia potrebbe evolvere ulteriormente. Pensiamo ad esempio a tutti quei robot ideati per l’interazione sociale e come un processo di umanizzazione potrebbe renderli più attraenti.
Robot
Il termine robot deriva dal termine ceco robota, che significa lavoro pesante o lavoro forzato (al plurale in ceco è roboty; mentre in italiano è invariabile). L’introduzione di questo termine si deve allo scrittore ceco Karel Čapek. Questo usò per la prima volta il termine nel 1920 nel suo dramma teatrale I robot universali di Rossum. In realtà non fu il vero inventore della parola, la quale infatti gli venne suggerita dal fratello Josef; scrittore e pittore cubista, il quale aveva già affrontato il tema in un suo racconto del 1917. Ossia Opilec (L’ubriacone), nel quale però aveva usato il termine automat, automa. La diffusione del romanzo di Čapek, molto popolare sin dalla sua uscita, servì a dare fama al termine robot.