Nel 45esimo anniversario della tragica morte del poeta Pasolini, un lavoro delicato e interessante dei registi Francesco Costabile e Federico Savonitti che si potrà vedere in streaming.
Francesco Costabile e Federico Savonitto che sono i registi del documentario sull’adolescenza del poeta, saranno lunedì 2 novembre in diretta streaming per presentare il loro documento “In un futuro aprile”, un film bello e toccante in cui si evita ogni retorica. Lo scopo è ricordare Pasolini, ma non quello molto noto e molto discusso dei suoi film e romanzi più celebri, bensì il giovane Pasolini che nasce a Casarsa, assaggia la seduzione della natura e il piacere naturale della sensualità: il documento si ferma con la partenza quasi dello scrittore, dopo lo scandalo di piccoli piaceri proibiti con alcuni ragazzi e la condanna politica.
Tra l’altro è un momento in cui il cinema si racconta, da Sordi alla Valli, da Fellini ai De Filippo, ma questo film di Costabile e Savonitto, è molto più di un documentario sulla giovinezza del poeta, è l’anticipo di un problema etico e l’avvio di un rapporto difficile tra gli intellettuali e la società, peggio ancora tra i poeti. I due giovani registi sono bravissimi a raccontarci il paese di ieri e di oggi, con la campagna ora devastata da pubblicità e supermarket, tentando di interiorizzare, con parole e immagini, la forza del linguaggio e del dialetto usato da Pasolini agli inizi. Il dialetto è basilare, è il rapporto con la lingua, con la gente, con i luoghi intorno al Tagliamento.
Il cugino Nico Naldini.
Raccontano così la familiare campagna friulana, la violenza estetica ed erotica della giovinezza e della scoperta dell’amore, naturale e innocente; quasi panico, per quei giovani che lo porterà allo scandalo e alla partenza mattutina con la madre nel 1950 per Roma, inseguito dall’anatema del partito comunista. Ma il vero regalo è che tutto viene raccontato dal cugino di Pasolini, lo scrittore e poeta Nico Naldini, morto il 9 settembre a 91 anni. Le sue parole sono dolci pietre di memoria narrate con gusto e piacere: “Tanto è l’ultima volta che lo racconto”.
Ci sono brani di un’intervista a PPP e paesaggi con figure, spezzoni del cine archivio operaio, documenti di allora e anche di oggi; questo a dimostrare il disastro socio ecologico previsto da Pasolini, massimo profeta con Fellini del nostro paese. Naturalmente largo spazio è dato al rapporto con la madre Susanna, la Madonna del suo Vangelo (“il tuo amore è la mia schiavitù…”) che muore nell’81 all’oscuro del feroce delitto che le ha tolto l’amato figlio in una notte di tregenda.
La nostalgia.
Quando lo scopre, per caso guardando un giornale nella casa di riposo nella “sua” Casarsa, rimuove la realtà, chiude gli occhi e non li riaprirà mai più fino alla morte. Una tragedia greca. Manca la parte centrale della carriera di Pier Paolo, quando scopre con il cinema neo realista la vocazione non solo alla poesia ma anche al romanzo; fino alla fama scandalosa di regista affermato. Che confessa di non aver mai avuto, per sua naturale impossibilità, rapporti con la piccola borghesia. Questa gli ha risposto solo e sempre con la polizia e la magistratura, mentre è stato vicino solo a popolani e intellettuali. E cresce la nostalgia per figure di questo stampo in un paese che definire “senza” come faceva Arbasino, sembra ora un complimento.