Numeri positivi per Steriltom, presente in oltre 80 paesi con un fatturato consolidato di oltre 80 milioni per la campagna 2020 del pomodoro
Si è chiusa la campagna 2020 del pomodoro che, nonostante le difficoltà legate alla pandemia Covid-19, la produzione ha fatto registrare numeri positivi. La Steriltom, grazie alla produzione dei suoi due stabilimenti di Piacenza e Ferrara, impiega oltre 100 risorse fisse durante l’anno e oltre 500 stagionali durante la campagna del pomodoro. “La campagna 2020 è stata una delle più complesse e difficili degli ultimi anni ma alla fine ci possiamo dire soddisfatti”, sottolinea Alessandro Squeri, imprenditore in Steriltom, azienda familiare fondata nel 1934.
“Siamo più che entusiasti perchè siamo riusciti a raggiungere l’obbiettivo di 3,5 milioni di quintali in un contesto non facile.
Le qualità del prodotto
Questa campagna, infatti, ha presentato una concentrazione della maturazione dei pomodori durante il mese di agosto, dove la disponibilità era fino eccessiva, e una mancanza dal 15 settembre in poi. Grazie ai rapporti di lungo termine che intratteniamo, ormai da generazioni, con gli agricoltori locali, siamo riusciti a gestire al meglio queste problematiche, sempre con la massima attenzione a garantire la qualità del prodotto raccolto.
Ancora in piedi nonostante il virus
Riguardo agli scenari futuri – spiega Squeri – il Covid ha sicuramente avuto un impatto pesante sul canale Food Service. Per noi è sempre stato strategico, ma fino ad oggi l’azienda l’ha affrontato con una resilienza straordinaria trovando canali alternativi di vendita e nuovi clienti. Abbiamo convertito parte della produzione in industriale. Già da anni ci stiamo caratterizzando come qualcosa di più di un fornitore di ingredienti. Offriamo anche un servizio di ‘consulenzà e ‘personalizzazione di prodotto ai nostri clienti. Grazie a ciò – conclude Squeri – siamo diventati ormai l’azienda leader in Europa nella fornitura di semilavorati destinati sia alle grandi aziende multinazionali. Ma anche ai piccoli produttori di specialità locali in cerca di un pomodoro di alta qualità e 100% made in Italy. Ciò naturalmente non vuol dire che non ci sia ancora spazio di crescita in particolare in Asia e America”.